FALLIMENTI E FLOP, MA IL NUOVO CLUB PUNTA IN ALTO: «SERIE B IN 3 ANNI»
Continua il viaggio della Gazzetta nelle province che hanno scritto la storia del calcio italiano. Dopo Mantova, Varese e Modena tocca al Lecco, che nel nuovo Millennio ha conosciuto solo flop e fallimenti. La scorsa estate, però, ecco la possibile svolta
I n questi giorni è Luigi Cadorna il nome della discordia: Lecco si domanda se è giusto avere una via del lungolago intitolata al generale responsabile della disfatta di Caporetto. Ma se dalla Storia si passa al calcio, allora la lista degli indesiderabili si allarga a dismisura, diventando quasi un elenco telefonico. Sono 15 anni che la squadra cade, si rialza e infine ricade tra i dilettanti a causa di gestioni societarie discutibili. Ascensore sportivo che mortifica la tradizione di un club capace di arrivare fino alla A grazie alle cure amorevoli del presidentissimo Mario Ceppi. Adesso ci prova Paolo Di Nunno a spezzare l’incantesimo: le premesse sono buone, i debiti ereditati dal tribunale finora onorati, la squadra dopo l’inizio difficile naviga a -2 dalla zona playoff. Non solo, l’imprenditore brianzolo ha un progetto ambizioso e lo sbandiera ai quattro venti: «Inutile girarci intorno, ho preso il Lecco per portarlo in B in 3 o 4 stagioni».
DI TUTTO, DI PIU’
La città ascolta e registra. Ed è disposta all’ennesimo credito di fiducia. Tanto peggio del passato sarà difficile fare. Nel 2002, ad esempio, un signore dall’accento ciociaro e con giacche pastello (Pietro Belardelli) dopo due mesi di bugie raccontate nelle emittenti locali (come l’acquisto di un pullman che in realtà trasportava scolari invece dei calciatori) scappò da un cortile privato per evitare di essere preso in consegna dagli ultrà dopo l’ennesima comparsata in tv condita di bufale. Il Lecco fallisce travolto dai debiti lasciati dalla gestione Ciminelli (sì, quello che fece fare la stessa fina pure al Torino) il 1° agosto 2002, ripartendo dall’Eccellenza. Non male neppure Joseph Cala, passato nel 2012 dalla Salernitana alle rive del lago caro a Manzoni con un biglietto da visita altisonante: azionista di una società quotata al Nasdaq. Bei propositi evaporati in 42 giorni. Poi l’ennesima beffa: nel 2016 il nuovo patron Daniele Bizzozero finisce ai domiciliari per una storia di carte di credito taroccate da un’organizzazione siciliana. La squadra si ritrova al vento e senza soldi, il presidente Evaristo Beccalossi (proprio lui, l’ex 10 interista) se ne torna a Milano, mentre i creditori pignorano pure le panchine dello stadio. Nel dicembre 2016 nuovo inevitabile default del Lecco: il curatore esonera il tecnico Cuoghi perché ha un ingaggio non in linea con l’amministrazione straordinaria. Nella bufera l’unico raggio di sole è la salvezza in D conquistata all’ultimo secondo da una formazione composta da ragazzi.
SPERANZE E DIFFICOLTA’
E forse questo miracolo sportivo convince Di Nunno a prendere il club con propositi di rilancio immediato: «Ci abbiamo messo un po’ a carburare, ma proveremo lo stesso ad andare subito in Lega Pro - spiega l’imprenditore leader nella produzione d’apparecchi e schede di slot machine - . Sto parlando coi dirigenti del Parma per avere un paio di giocatori importanti. Non sono venuto a Lecco per scherzare, lo sto dimostrando con i fatti pagando i vecchi debiti. Ai tifosi dico di far sentire il loro calore. Poi mi aspetterei un aiuto da parte degli industriali locali e dall’amministrazione». Il sindaco Virginio Brivio non si tira indietro: «Faremo investimenti importanti sullo stadio e soprattutto sul centro sportivo di Bione in modo da dare una “casa” al settore giovanile: nei prossimi mesi ci sarà un bando comunale sostenuto anche dalla Regione per una riqualificazione complessiva del polo. Parliamo di lavori per oltre 7 milioni di euro, metà messi dagli enti pubblici, il resto da privati. E’ un modo concreto di stare vicino alla squadra: dare ai giovani strutture all’avanguardia». Di Nunno è un presidente «vulcanico», vorrebbe tutto e subito: ha già cambiato un paio di dirigenti ed esonerato il tecnico Alessio Delpiano per poi richiamarlo dopo 5 giorni. Forse un po’ di stabilità non guasterebbe. «Siamo partiti quasi da zero - sottolinea Delpiano -, la Pro Patria capolista ha invece un organico rodato. Rinforzi in arrivo? Servono se funzionali al progetto, poi andrebbe ridotta la rosa. Al momento spero di recuperare Bertani: ha giocato in A e si è rimesso in discussione dopo la stop per il calcioscommesse. Sta andando alla grande, con giuste motivazioni. Il presidente vuole la B in 3 anni? Guardo alla prossima gara. Meglio fare un passo alla volta». Il passato sta lì a dimostrarlo.