La Shiffrin domina, azzurre coi cerotti
Vince il 30° slalom. Bassino si rompe un dente, Goggia in ospedale: frattura a una mano?
Asecco da cinque gare, cominciava a innervosirsi Mikaela Shiffrin. Neppure il secondo posto di sabato in gigante l’aveva rasserenata. Anzi. Alla vigilia aveva ammesso che i panni da Wonder Woman si erano leggermente ingrinziti: «Sono preoccupata di non farcela», aveva confessato. Invece, come il giorno prima, Killington (praticamente casa sua: fra gli 8 e i 14 anni è venuta ad affinare la tecnica di sciata da queste parti), dove l’anno passato aveva già vinto lo slalom, le ha apparecchiato la situazione perfetta: 15mila persone da Boston e anche da New York lì solo per lei. Un fracasso infernale. E la nonna Pauline di 92 anni, che vive in Massachusetts a tre ore da qui, a bordo pista a fare il tifo.
CREPACCIO Mikaela ha scavato un crepaccio profondo nella
Sulla pista di Miracle on ice: quella che all’Olimpiade di Lake Placid 1980, clamorosamente, regalò agli Stati Uniti l’oro dell’hockey ghiaccio. Anna Cappellini-Luca Lanotte, 37 anni dopo, compiono la loro piccola-grande impresa e sono ammessi alla finale a sei del Grand Prix di figura, in programma a Nagoya, in Giappone, il 7-9 dicembre. La coppia azzurra raggiunge il prestigioso appuntamento per la quinta volta nella carriera. Merito del secondo posto conquistato a Skate America, sesta e ultima tappa del circuito 2017, con 181.63 punti, appena 61/100 più di quel che era necessario per superare in classifica i russi Ekaterina BobrovaDmitri Soloviev. Nell’occasione, a precedere il duo delle Fiamme Azzurre (secondo nel corto e nel libero), solo i fratelli statunitensi Maia ShibutaniAlex Shibutani (194.24) e coi russi Victoria Sinitsina-Nikita prima manche, quando ha distanziato la svizzera Holdener di 89/100 e l’austriaca Schild di 1”29. Dopo il sesto posto, c’era già un abisso di oltre 2”. Spiegava euforica: «Ho voluto subito attaccare e mettere le cose in chiaro dal primo intermedio: non tanto per le altre, ma per me stessa». Aggiungeva: «L’anno scorso mi ero come bloccata. Per la tensione, spesso prima della gare vomito: non oggi (ieri, ndr)». Nella seconda ha fatto capolino la slovacca Vlhova. Dopo aver battuto l’americana negli ultimi due slalom (Aspen e Levi), 5a dopo la prima ha piazzato una bella zampata ed è salita al 1° posto. Con l’inforcata della Holdener, Shiffrin si ritrovava nella circostanza di poter perdere solo suicidandosi. Ma solo vedere l’ombra della Vlhova nelle vicinanze, l’ha convinta a pestare comunque sull’acceleratore. Rivelava: «Ci siamo allenate a Levi e mi ha spinto oltre i limiti. Ero incavolata, ma è una bella persona. Ci sarà rivalità per tutta Katsalapov terzi, ma ben lontani (176.53). Gli allievi di Paola Mezzadri, già terzi quindici giorni fa all’Nhk Trophy di Osaka, in finale (dove ci sarà anche Carolina Kostner) sfideranno i francesi Papadakis-Cizeron, i canadesi Virtue-Moir e tre tandem statunitensi: oltre a Shibutani-Shibutani, ChockBates e Hubbell-Donohue. Sarà un’Olimpiade anticipata. Per Anna e Luca, campioni del mondo 2014, nelle apparizioni passate un terzo (2015), un quarto (2012), un quinto (2009) e un sesto posto (2013). la stagione. Come Federer e Nadal: Roger lo vuoi battere, ma non puoi odiarlo».
ITALIA COSÌ COSÌ L’Italia è in parte affondata sulla pista ghiacciata. E si sapeva perché la nostra squadra di slalom è molto più indietro rispetto a quella di gigante. L’unica a non mollare è stata Chiara Costazza, bravissima a rimontare dalla 15a posizione della prima manche fino all’8a. Diceva: «Mi tengo le belle sequenze della seconda discesa, ma devo rimboccarmi le maniche». Irene Curtoni ha mantenuto la 12a, mentre dispiace per Manuela Moelgg che dopo il podio in gigante, A sinistra Mikaela Shiffrin, 22 anni, alla 32esima vittoria in carriera; sopra Sofia Goggia, 25 anni, e Marta Bassino, 21 anni
si è battuta fra i pali stretti con la grinta della leonessa. Dopo la prima discesa era di nuovo la migliore delle nostre: 10a a 2”38 dalla Shiffrin ma con possibilità di avanzata. Nella seconda purtroppo ha perso il controllo e sbattuto violentemente il sedere nella neve durissima. Se ne è andata zoppicando e con il sorriso torvo, come se la fortuna le avesse repentinamente voltato le spalle. Sussurrava appena: «Ho preso una botta fortissima all’osso sacro».
CEROTTI È un’Italia che abbandona Killington incerottata. A Marta Bassino, partita col 60, è arrivato un palo in piena faccia, ma non si è fermata pur non riuscendosi a qualificare. Risultato:
un labbro spaccato e un incisivo spezzato. Mentre Sofia Goggia, che sabato nel gigante aveva sbattuto la mano contro un palo e perso il bastoncino, ieri sera a Calgary si è sottoposta a una radiografia per eliminare i sospetti di una frattura (esito non ancora noto). Ma l’episodio non dovrebbe compromettere le sue chance di gareggiare nel weekend in discesa e superG. In Canada andrà anche la Shiffrin che si gode la sua «Nana», la nonna pure quest’anno trasportata ai piedi del podio su una sedia a rotelle. Con un bellissimo sorriso, diceva: «Non potete capire la sensazione di averla qui ed averle regalato la vittoria. È la cosa più dolce che mi sia mai successa».