Super Drummond pivot vecchio stile Con lui Detroit vola
In estate ha perso 10 kg e lavorato sull’aspetto mentale, passando dal 38% al 62% nei tiri liberi
Avolte sono le cose più banali a fare la differenza. Andre Drummond, centro 24enne di 2.13 dei Detroit Pistons, un potenziale devastante ma in buona parte inespresso, è finalmente esploso grazie a una semplice operazione per ovviare a una deviazione del setto nasale. «L’ultima stagione era stata difficilissima per me – ha spiegato la nona scelta assoluta del draft 2012 – Faticavo moltissimo a respirare, metteteci poi pure le allergie e fare su e giù per il campo era un’impresa. Mi stancavo subito».
CIFRE Risolto chirurgicamente il problema, Andre ha perso una decina di chili in estate, presentandosi in gran spolvero al training camp dei Pistons. Non è quindi un caso se sta disputando la sua miglior stagione da professionista, con medie di 14.4 punti e 15.6 rimbalzi (primo nella lega), con prove dominanti come quella nella vittoria esterna dei Pistoni in casa dei Celtics (118-108) di lunedì notte: 26 punti con 10/12 su azione, 22 rimbalzi e 6 assist. Per ritrovare cifre così dobbiamo andare indietro di quasi 20 anni, al 1988, quando a compilarle fu Charles Barkley.
LAVORO E a proposito di numeri, clamoroso è il miglioramento dalla lunetta. Grazie all’aiuto di Idan Ravin, il preparatore che lo aveva seguito prima del draft 2012. «L’ho chiamato e gli ho detto che dovevamo ripartire dalle basi – ha spiegato il newyorchese con genitori giamaicani, oro con gli Usa al Mondiale 2010 Under 17 – Abbiamo lavorato duramente tutta estate, sulla condizione fisica ma anche sull’aspetto mentale». Prima di quest’anno viaggiava col 38.1% ai liberi, il peggiore tra tutti i giocatori in attività, dopo 19 partite sfiora il 62%, coi Pistons ben felici d’aver risolto il problema, dopo innumerevoli tentativi andati a vuoto (avevano provato persino la realtà virtuale per aiutarlo, senza ottenere però risultati utili). Le 13 vittorie nelle prime 19 partite, che piazzano i Pistons al secondo posto nella Eastern Conference dietro ai Celtics, sono solo la logica conseguenza della crescita di Drummond. E’ cambiato anche il suo ruolo all’interno dell’attacco di coach Stan Van Gundy: non più solo pick and roll o post up, ma distributore e facilitatore per i compagni. Non a caso già 11 volte ha chiuso con almeno 4 assist, che superi i 90 totali dell’ultima stagione pare scontato.
RIVELAZIONE Meno scontato che Drummond quest’anno vestisse ancora la maglia che fu di Bill Laimbeer, Isiah Thomas, Dennis Rodman, Joe Dumars, i Bad Boys. L’ultimo campionato non era andato secondo le aspettative. Dopo l’ottavo posto del 201516, Detroit aveva infatti mancato i playoff chiudendo con un bilancio di 37-45. E Andre veniva indicato da molti come il principale colpevole. D’altronde con lui in campo la squadra concedeva 8 punti in più agli avversari ogni 100 possessi rispetto a quando se ne stava in panchina. Non un bel biglietto da visita per il tuo centro titolare, la tua superstar. Ma il lavoro estivo, e un mercato non proprio ricettivo, hanno nuovamente fatto di lui il pivottone attorno a cui costruire una squadra vincente. Col basket sempre più perimetrale, il tiro da tre arma esasperata, c’è ancora chi come Andre sa decidere le partite sotto canestro. «I Celtics si ricorderanno a lungo di questa partita» ha detto Drummond dopo la vittoria al Garden. Probabilmente saranno i tifosi dei Pistons a non scordarsela troppo in fretta. Con lui là in mezzo, la loro squadra potrebbe diventare la terza forza a Est dietro a Boston e Cleveland.