La Gazzetta dello Sport

Tiger, ennesimo ritorno: «Vi stupirà»

1Dopo la quarta operazione alla schiena gioca il torneo alle Bahamas. I colleghi: «Questa volta sta bene»

- Simone Battaggia

Qualcuno li ha anche contati. Quello di domani sarà il decimo «grande ritorno» di Tiger Woods sulla scena del golf. Dal 2003 a oggi, l’ex numero 1 del mondo ha dovuto affrontare dieci periodi di stop lunghi almeno 10 settimane, per i motivi più disparati: ginocchia da ricostruir­e, lutti familiari, operazioni alla schiena, problemi legati a una movimentat­a vita extramatri­moniale. Ogni volta è stato atteso come un messia e anche questa non fa differenza. Se però a inizio carriera Woods lasciava da numero 1 e tornava da numero uno — spesso riprendend­o subito a vincere — da quando nel 2009 esplose lo scandalo che portò alla separazion­e da Elin Nordegren, i suoi coming back sono diventati via via sempre meno incisivi, sempre meno vincenti.

OPERAZIONI Dal 2014 a oggi, Woods si è sottoposto a quattro operazioni alla schiena. L’ultima l’ha affrontata in aprile, due mesi dopo aver dato forfeit alla vigilia del secondo giro dell’Omega Dubai Desert Classic, in preda agli spasmi. In tre delle quattro sospension­i di questi ultimi tre anni — una era legata a motivi tecnici —, il suo ritorno non è durato più di tre tornei, prima di fermarsi di nuovo. A quasi 42 anni Tiger è numero 1199 del mondo, non vince un Major dal 2008 e un torneo del Pga Tour dal 2013. Tutto lascerebbe pensare che la sua partecipaz­ione all’Hero World Challenge — il torneo organizzat­o dalla sua fondazione, al via domani alle Bahamas con 18 dei migliori golfisti al mondo al via, tra i quali Francesco Molinari — non sarà altro che l’ennesimo, vano tentativo di ripercorre­re al contrario un viale del tramonto che Tiger ormai ha imboccato da un pezzo.

PIÙ LUNGO DI JUSTIN? Eppure, per alcuni dei suoi colleghi, questa volta sarà diverso. Justin Thomas, dominatore dell’ultima stagione Pga, domani dalle 18.05 girerà con lui. «La gente rimarrà scioccata da quanto giocherà bene», ha dichiarato. Brad Faxon, profession­ista che nei giorni scorsi ha partecipat­o a un giro con Woods, Dustin Johnson e col presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha affidato le proprie consideraz­ioni a Golfweek. «Mi è sembrato in gran forma. Più che altro mi sembrava perfettame­nte a proprio agio. Non pareva per nulla preoccupat­o dello swing o di dove arrivasse il tiro. La pallina volava, il rumore del bastone mentre colpiva era quello giusto, tutto mi sembrava ok. Nelle dieci buche che richiedeva­no l’uso del driver, la metà delle volte Tiger è arrivato più lungo di Dustin Johnson». Dustin Johnson è uno dei golfisti più potenti del mondo. Il fatto che Tiger, tornato a effettuare gli swing soltanto da un paio di mesi, possa arrivare più lontano di lui, da una parte ha dell’incredibil­e e dall’altra non può che stuzzicare il suo orgoglio. «È andato più lungo di me un paio di volte — ha risposto Johnson ai giornalist­i incuriosit­i —. Mi ha battuto quando ho tirato più forte che potevo? Questo no. La fa viaggiare, comunque».

NESSUN DOLORE L’anno scorso alle Bahamas l’atmosfera era simile. Tiger rientrava dopo 15 mesi, era reduce da due operazioni di fila alla schiena. Lo swing sembrava a posto, nei quattro giorni del torneo realizzò 24 birdie, ma sbagliò anche molto; due mesi dopo sarebbero arrivati il taglio a Torrey Pines e il forfeit a Dubai. Secondo Patrick Reed, che lunedì mattina ha giocato con lui nove buche, il Tiger di oggi è diverso da quello dell’inverno scorso. «Mi è sembrato che fosse padrone non soltanto dei bastoni, ma anche del suo corpo — ha commentato Reed —. L’ultima volta che avevo giocato con lui c’era una sorta di esitazione nel gesto. Questa volta invece mi sembra pienamente sul pezzo, sembra che abbia totale fiducia nel suo corpo. Non sembra provare dolore. Se sta bene allora tornerà a giocare a golf, probabilme­nte così come era in grado di fare tempo fa». Tiger, ieri, ha tenuto un profilo basso. «Sono eccitato, ma non ho grandi aspettativ­e. Sono stato fuori per due anni. Sto cercando di prenderla con leggerezza, mi sono allenato poco. Non so se posso dire di aver temuto di ritirarmi, ma non sapevo se sarei riuscito a giocare di nuovo a golf con i miei amici. Tornare ad alto livello era la cosa più lontana dalla mia mente».

Fuori da febbraio, tiene un profilo basso. «Non ho aspettativ­e, mi manca il lavoro»

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Tiger Woods alle Bahamas: la sua fondazione organizza il torneo

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