Ikea, sciopero di solidarietà per la mamma licenziata
Due ore di sciopero, ieri, e un presidio davanti alla sede di lavoro, già fissato per il 5 dicembre. Perché la loro collega appena licenziata non meritava quel trattamento, soprattutto trattandosi di una donna separata e con due figli, di cui uno con disabilità (che riceve cure specialistiche in un preciso momento della giornata). L’Ikea ha «tagliato» una lavoratrice, Marica Ricutti, di 39 anni, e i colleghi della sede di Corsico, nel Milanese, dove la donna lavora da 17 anni, hanno deciso di scioperare per solidarietà. La donna aveva accettato il cambiamento di reparto nel punto vendita, chiedendo che il gruppo svedese andasse incontro alle sue esigenze sugli orari. All’inizio Ikea avrebbe dato l’assenso, ma poi l’atteggiamento sarebbe cambiato. Alla donna sarebbe stato contestato l’orario che faceva in precedenza (dalle 9 di mattina) e che aveva adottato nel nuovo reparto. La settimana scorsa è arrivato il licenziamento, essendo venuto meno il rapporto di fiducia con la lavoratrice (che gode dei benefici dell’articolo 18) in due occasioni, nelle quali la donna si era presentata al lavoro in orari diversi da quello previsto.
RETROMARCIA? «Ikea dà un segnale a tutti: se non rispetti gli orari, te ne vai», sintetizza il segretario milanese della Filcams Cgil, Marco Beretta. La replica del colosso svedese del mobile non si è fatta attendere, e sembra improntata alla cautela. «Ikea Italia sta svolgendo tutti gli approfondimenti utili a chiarire compiutamente gli sviluppi della vicenda», fa sapere l’azienda attraverso una nota. Ikea «vuole valutare al meglio tutti i particolari e le dinamiche relative alla lavoratrice oggetto della vicenda. Solo dopo aver completato questa analisi» l’azienda «commenterà le decisioni prese e le ragioni che ne sono alla base».