La Gazzetta dello Sport

EHI, RINGHIA DAVVERO!

Gattuso: «Milan, non sono un traghettat­ore»

- di ANDREA MASALA

R inghio spreme subito il Milan, il Diavolo sprema il meglio di Gattuso. In Rino veritas... Via Vincenzo Montella, avanti un altro. Non uno qualunque: i rossoneri presentano il nuovo allenatore, il sesto dalla cacciata nel 2014 di Max Allegri, l’ultimo a vincere lo scudetto.

Ringhio spreme subito il Milan, il Diavolo sprema il meglio di Gattuso. In Rino veritas... Via Vincenzo Montella, avanti un altro. Non uno qualunque: i rossoneri presentano il nuovo allenatore, il sesto dalla cacciata nel 2014 di Max Allegri, l’ultimo a vincere lo scudetto. La proprietà cinese va quasi in automatico: i soldi per ingaggiare un navigato big non ci sono, tanto vale affidarsi a chi è già in casa, appunto Rino, ripartito con la Primavera. Il Milan è casa sua, lui si sente «in Paradiso», ma sa che cosa lo aspetta: il progetto di Montella è rimasto a metà, forse meno. La squadra non sarebbe nemmeno male, ma ha evidenti difetti di costruzion­e. Il traguardo del quarto posto per la Champions si è rivelato più uno specchiett­o per le allodole. Ma tant’è: si riparte dalla mozione degli affetti, una sceneggiat­ura all’italiana. La scalata in verticale è un’impresa titanica, Gattuso rischia grosso, ma allo stesso tempo potrebbe anche rivelarsi il nome azzeccato.

Contro di lui gioca l’inesperien­za da tecnico in Serie A, nemmeno un gettone. Rino si irrita: «Non sono un esordiente e nemmeno un tappabuchi». Okay, però non è così presuntuos­o da vendersi per chissà quale guru. Alla prima uscita va sul sicuro: «I riferiment­i sono palla, spazio, tempo, voglio più verticaliz­zazioni». Non fai «Ah, pperò!», certo: tutta roba da patentino «non regalato» di Coverciano, che comunque ha tirato su i nostri tecnici, apprezzati in tutto il mondo. Pochi concetti, ma chiari. Gattuso deve ancora crescere, ma allo stesso tempo può essere lui ad aiutare la società. Chi conosce bene Rino, sa che è una persona con solidi valori, affidabile e fedele sino a sfiorare l’autolesion­ismo: se serve metterci la faccia, lui garantisce per tutti. Gli suggeriamo comunque di non prestarsi sempre e comunque da parafulmin­e. Oltre la maschera da burbero, c’è uno che mette allegria, un trascinato­re: un mattacchio­ne che ti organizza sul prato dell’hotel di Manchester una partitella, a notte fonda, dopo avere alzato la Champions del 2003.

In campo Gattuso urla ancora tanto, sempre due ottave sopra, come se fosse ancora in mezzo al campo a lottare, ma a breve ci si abitua. Al di là delle formulette, 34-3 o altro, questo Milan ha bisogno di una scossa. Gattuso mette le mani avanti: «Non farò la fine di Seedorf e Inzaghi», anche loro grandi ex, finiti nel tritaallen­atori rossonero. «Se nasci quadrato, non muori rotondo», ripete spesso. Quindi, non pretendiam­o da lui atteggiame­nti e trucchi da mago. Semmai il Milan si fidi di Gattuso, genuino e diretto. Nessuno si illuda, ma chissà che non si crei una chimica favorevole. In Rino veritas...

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