Lo psicologo: «Ma la sua grinta e il furore possono anche essere controproducenti»
Cuore e grinta per sintetizzare la carriera anche se Gattuso chiede di guardare anche oltre. Di certo il carattere gli è stato utile da giocatore, quando non si doveva abbattere al cospetto di compagni più talentuosi o quando serviva per esaltarsi nella rincorsa all’avversario in finale di Champions. Da allenatore Rino promette di essere anche molto altro, ma lo slancio per gasare la squadra e rinfrancare San Siro non gli dovrebbe mancare. Tradotto: quanti punti potrà portare in classifica con tanto spirito combattivo? Lo abbiamo chiesto a Vincenzo Prunelli, neuropsichiatra, psicanalista e psicologo dello sport.
Il «ringhio» di Rino che cosa può trasmettere alla squadra?
«Il calciatore è un uomo adulto con un carattere già ampiamente formato, è un professionista responsabile che sa già da solo quello che deve fare. L’autorità dell’allenatore non è necessariamente proporzionale al rendimento del giocatore in campo. Ma in questo caso mi auguro sinceramente di essere smentito perché di Gattuso ho vera stima».
Come dovrà relazionarsi alla squadra senza doversi per forza imporre?
«Visto che è un leader riconosciuto saprà fare da parafulmine, ha il carattere per farsi scivolare addosso le critiche che tante volte sono solo strumentali e lasciare libera la squadra di pensare solo al campo».
Con una carriera costruita sulla determinazione potrà almeno porsi da esempio?
«Questo sì, è qualcosa che nel tempo può trasmettere al gruppo. Ma senza arrivare a dare ordini dall’alto. Se uno certe caratteristiche le ha bene, altrimenti non è che le trova a vent’anni o più tardi. Nella sua storia Gattuso è stato apprezzabilissimo per caparbietà: non si è mai tirato indietro, non ha mai fatto capricci o polemiche. Ma se uno è un duro è un duro, se è fragile resta fragile. Rino deve essere bravo ad adattarsi alle personalità che troverà nello spogliatoio, saper chiedere qualcosa in più ai primi e andar più piano con gli altri, senza mettergli addosso la paura di sbagliare. Uno può avere altre modalità per rendere al massimo».
Il Milan da chi le sembra composto?
«Da un gruppo di giocatori psicologicamente un po’ confusi perché con poca iniziativa. Ma ribadisco il mio concetto: il furore non sempre aggiunge, può anche togliere. E’ la lucidità che ti porta a fare cose migliori. A quell’età si deve saper camminare senza essere presi per mano: e se qualcuno non sa farlo Gattuso dovrà essere attento a non superare il confine dell’imposizione».
L’AUTORITÀ NON È NECESSARIAMENTE PROPORZIONALE AL RENDIMENTO VINCENZO PRUNELLI PSICOLOGO DELLO SPORT