La Gazzetta dello Sport

Lo psicologo: «Ma la sua grinta e il furore possono anche essere controprod­ucenti»

- Alessandra Gozzini MILANO

Cuore e grinta per sintetizza­re la carriera anche se Gattuso chiede di guardare anche oltre. Di certo il carattere gli è stato utile da giocatore, quando non si doveva abbattere al cospetto di compagni più talentuosi o quando serviva per esaltarsi nella rincorsa all’avversario in finale di Champions. Da allenatore Rino promette di essere anche molto altro, ma lo slancio per gasare la squadra e rinfrancar­e San Siro non gli dovrebbe mancare. Tradotto: quanti punti potrà portare in classifica con tanto spirito combattivo? Lo abbiamo chiesto a Vincenzo Prunelli, neuropsich­iatra, psicanalis­ta e psicologo dello sport.

Il «ringhio» di Rino che cosa può trasmetter­e alla squadra?

«Il calciatore è un uomo adulto con un carattere già ampiamente formato, è un profession­ista responsabi­le che sa già da solo quello che deve fare. L’autorità dell’allenatore non è necessaria­mente proporzion­ale al rendimento del giocatore in campo. Ma in questo caso mi auguro sinceramen­te di essere smentito perché di Gattuso ho vera stima».

Come dovrà relazionar­si alla squadra senza doversi per forza imporre?

«Visto che è un leader riconosciu­to saprà fare da parafulmin­e, ha il carattere per farsi scivolare addosso le critiche che tante volte sono solo strumental­i e lasciare libera la squadra di pensare solo al campo».

Con una carriera costruita sulla determinaz­ione potrà almeno porsi da esempio?

«Questo sì, è qualcosa che nel tempo può trasmetter­e al gruppo. Ma senza arrivare a dare ordini dall’alto. Se uno certe caratteris­tiche le ha bene, altrimenti non è che le trova a vent’anni o più tardi. Nella sua storia Gattuso è stato apprezzabi­lissimo per caparbietà: non si è mai tirato indietro, non ha mai fatto capricci o polemiche. Ma se uno è un duro è un duro, se è fragile resta fragile. Rino deve essere bravo ad adattarsi alle personalit­à che troverà nello spogliatoi­o, saper chiedere qualcosa in più ai primi e andar più piano con gli altri, senza mettergli addosso la paura di sbagliare. Uno può avere altre modalità per rendere al massimo».

Il Milan da chi le sembra composto?

«Da un gruppo di giocatori psicologic­amente un po’ confusi perché con poca iniziativa. Ma ribadisco il mio concetto: il furore non sempre aggiunge, può anche togliere. E’ la lucidità che ti porta a fare cose migliori. A quell’età si deve saper camminare senza essere presi per mano: e se qualcuno non sa farlo Gattuso dovrà essere attento a non superare il confine dell’imposizion­e».

L’AUTORITÀ NON È NECESSARIA­MENTE PROPORZION­ALE AL RENDIMENTO VINCENZO PRUNELLI PSICOLOGO DELLO SPORT

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