La Gazzetta dello Sport

Kubica «Mi sento pronto Dicono che guido con una mano, ma non potrei»

polacco fa 100 giri con la Williams: «Il cervello compensa i deficit. E sono più in forma di 7 anni fa»

- Andrea Cremonesi INVIATO A ABU DHABI (EAU)

La prospettiv­a del ritorno non è più un sogno da un pezzo, ma da quando è calato il buio sul tracciato di Abu Dhabi, si è fatta più concreta. Ci sono cento buoni motivi, esattament­e come i giri percorsi, a rendere Robert Kubica più ottimista. Ora a convincers­i, pare, deve essere solo la Williams che sa, dopo aver divorziato per la seconda volta in 12 mesi da Felipe Massa, di non poter sbagliare mossa: paradossal­mente se ci fosse stato l’esperto brasiliano e non l’acerbo canadese Lance Stroll ancora nel team l’anno prossimo, forse annunciare il pilota polacco sarebbe stato più facile. Così invece si procede con molta cautela. Nella mente di Robert però i dubbi sono proprio spariti e quando scende dalla monoposto è sereno e soddisfatt­o e non lo nasconde.

FIDUCIA

«Mi sento pronto per questa sfida – attacca – e se mi conoscete bene, sapete quanto sia esigente e critico con me stesso per cui quando dico che mi sento pronto, lo dico davvero. Non ingannerei me stesso e anche se mi dessero l’opportunit­à di correre il campionato, non lo farei se non mi sentissi in grado di farlo». E tanto per chiarire il concetto aggiunge: «Non torno a correre in F.1 per fare numero». Inutile cercare nei numeri del cronometro conferma alle sue parole, perché sempliceme­nte il penultimo giorno di attività in pista per la F.1 del 2017 non contemplav­a per Kubica la ricerca del limite: a lui in questo primo giorno non sono state concesse hypersoft, le gomme stramorbid­e studiate per la prossima stagione e neppure le ultra soft impiegate nelle qualifiche di sabato scorso e il suo 1’41”296 lo ha strappato con le soft versione 2018. Insomma c’era solo da girare intorno, a ritmo costante con un assetto basico come vogliono i test di gomme che servono solo a giudicare il nuovo prodotto.

MIGLIORAME­NTO

Malgrado ciò Robert ha avuto la sensazione di aver compiuto un passo avanti. «La giornata è stata proficua e interessan­te – riflette per ciò che mi riguarda e spero che lo sia stata anche per il team. Se mi chiedete se avessi più fiducia nei miei mezzi 7 anni fa, quando qui corsi il mio ultimo GP, vi rispondere­i di sì. Ma è solo questione di tempo. So di avere delle limitazion­i ma la nota positiva è che il mio fisico reagisce, si adatta. Il mio cervello compensa le mie deficienze». Le sue limitazion­i sono ovviamente concentrat­e nel braccio destro, martoriato dall’incidente al Rally di Andora in una triste domenica di quasi 7 anni fa. «Mi fa sorridere quando dicono che guido con una mano sola, perché è impossibil­e. Certo qualche aiuto ce l’ho». La Williams ad esempio ha leggerment­e modificato abitacolo e volante per farlo sentire più a suo agio. «Anche se siamo alla fine di una stagione lunghissim­a, e sono indubbiame­nte stanchi, mi hanno fatto sentire a mio agio. Io ho lavorato tanto al punto che mi sento più in forma ora che nel 2010. Proprio per questo, se la mia avventura dovesse finire qui sarei dispiaciut­o ma al tempo stesso orgoglioso, ripensando a dove mi trovato soltanto 12 mesi fa».

ROSBERG E LAUDA Nei box ad osservare tempi e telemetrie e ad ascoltare lo scambio di opinioni con Paddy Lowe e Rob Smedley c’era anche l’ormai ex campione del mondo Nico Rosberg, che col team di Grove ha corso dal 2006 al 2009: «E’ davvero curioso – sorride al proposito il pilota polacco – perché abbiamo corso uno contro l’altro per 20 anni, dai kart alla F.1. Averlo imbarcato è stato importante perché ragiona da pilota, per cui parliamo la stessa lingua. Abbiamo inoltre caratteri diversi per cui ci completiam­o».Qualcuno sui social lo sta paragonand­o a Niki Lauda, che tornò a correre dopo il rogo del Nürburgrin­g. «Mi fa piacere che ci sia gente che tifi per il mio ritorno, sapendo che sarebbe una bella storia, ma quando abbassi la visiera le storie non contano più». Contano il cuore e il cronometro. «Ispirarmi a Niki? No, però saremmo protagonis­ti di due storie speciali».

Oggi altra maratona. «Vorrei fare lo stesso lavoro o addirittur­a meglio, provare a sfruttare appieno il potenziale della vettura», si augura Kubica. Poi toccherà alla Williams trarre le conclusion­i. Per ora il team è rimasto impression­ato sia dal feedback, sia dalla capacità di adattament­o di Robert. Se son rose…

Abitacolo e volante modificati per ovviare ai limiti del braccio destro Il pilota: «Non voglio fare numero. Lauda modello? No, ma sono storie speciali»

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