Napoli-Juve è come una sfida a scacchi: da Jorginho a Khedira la chiave è in mezzo
Tecnici cercano l’equilibrio per proteggere le difese e innescare gli attacchi. Mertens e Costa da scintille
Idiretti interessati non lo ammetteranno mai, ma Napoli-Juventus è il primo vero incrocio scudetto: perché la stagione è inoltrata e la classifica assume già un certo significato. Un successo del Napoli darebbe probabilmente ulteriori certezze psicologiche al gruppo di Sarri, un ruggito della Juve - ma forse anche un pari rilancerebbe o quantomeno terrebbe in corsa i sempre temibili uomini di Allegri, che altrimenti finirebbero a distanza sensibile considerando come si corre davanti. I 5 giorni «liberi» preannunciano una battaglia tattica e fisica perfettamente preparata, anche se da questo punto di vista ai bianconeri mancheranno armi importanti: Mandzukic, utile in ripiegamento e per gestire i rilanci alti, e pure Cuadrado, i cui strappi e gli uno contro uno sulla destra avrebbero rappresentato un fattore visto che uno dei punti deboli dei sarriani è proprio il duello individuale con i terzini.
MURO AZZURRO Le combinazioni d’attacco del Napoli sono ormai riconoscibilissime e consolidate. Il vero salto di qualità, oltre alla capacità di alzare e abbassare il ritmo della partita «riposando» con la palla, la squadra di Sarri l’ha fatto sotto il profilo difensivo, come dimostrano i soli 9 gol subiti finora in campionato. Il primo approccio è sempre quello di un pressing molto alto, per un recupero del pallone che sia il più precoce possibile. Alla pressione degli uomini più avanzati si aggiungono dunque spesso le salite di Jorginho e una linea difensiva che accorcia per scatenare gli anticipi da mangiatutto di Koulibaly. Ma la retroguardia azzurra è pure molto abile quando, saltata la prima linea, deve scappare all’indietro. Non è ancora perfetta se deve assorbire attacchi dentro la propria area: i centrocampisti tendono a schiacciarsi nei 16 metri - è una scelta, proteggono lo specchio della porta - lasciando scoperto il limite dell’area. E forse qualcuno ricorderà il gol di Higuain a Torino nella scorsa stagione. Dybala e Pjanic sono bravissimi a farsi trovare vicino all’area ed eccellono anche nella conclusione.
ATTESA Nell’atteggiamento, la Juve, dal canto suo, dovrebbe ispirarsi alla recente partita dell’Inter di Spalletti. Inutile andare a prendere alto il Napoli, capace di uscire magistralmente anche dalle situazioni di pressione vicino alla propria area grazie al palleggio e ai triangoli chiusi con passaggi rapidi a uno o due tocchi. Meglio dunque serrare le linee e chiudere soprattutto
gli spazi sulla trequarti, dove il Napoli cerca ricezioni, soprattutto sul centro-sinistra con Hamsik e Insigne. Contro uno schieramento che asfissia gli spazi e non dà profondità (e la Juve è impeccabile quando vuole blindare gli ultimi sedici metri), il Napoli fa fatica perché deve puntare più sul dribbling e meno sulle combinazioni a memoria. C’è però una differenza: contro l’Inter, il Napoli è sembrato stanco, ora potrebbe arrivare più lucido e in forma. E poi qualche problema nella fase difensiva è evidente nella Juve di quest’anno. La configurazione con due centrocampisti centrali che Allegri sta utilizzando (sia in 4-2-3-1, sia in 3-42-1), non sembra garantire adeguata copertura, come se sotto pressione fosse proprio il centro a collassare per primo. Il gol di Torreira in casa della Sampdoria ne è la prova, con Khedira che accorcia da una parte e Pjanic in ritardo sul piccoletto doriano, libero di calciare in porta e segnare. Dybala e Douglas Costa trequartisti potrebbero dare un mano. E soprattutto non è una brutta idea inserire un altro centrocampista di gamba per arginare gli avversari.
PIU’ SOLUZIONI Rispetto alla Sampdoria, ovviamente, il Napoli ha anche più armi. Il taglio da sinistra verso destra sull’asse Insigne-Callejon resta la più convenzionale, ma i sarriani hanno ampliato l’arsenale. Sembra funzionare sempre di più, per esempio, il taglio verticale rasoterra per l’inserimento di Mertens, mentre Callejon tiene appunto occupato il difensore a lui più vicino. Il belga ha arricchito il proprio bagaglio tattico con movimenti che sbilanciano le difese avversarie. Dries non è
più solo il folletto tecnicamente eccellente che sbuca in area: lo si vede sempre più spesso arretrare, portandosi dietro un difensore, proporre la sponda per il lancio in verticale. Contro difese a quattro, Insigne e Callejon restano larghi in attesa del lancio, cui segue l’inserimento centrale di Hamsik; contro difese a tre invece Insigne cerca spesso la ricezione tagliando tra il difensore di destra e il centrale.
MIGLIORE ATTACCO Quanto a peso offensivo, comunque, la Juve non è da meno. Anzi, Allegri si presenta al San Paolo con il miglior attacco del campionato. Già detto dei pericoli balistici dalla distanza, nessuno ha la forza travolgente dei bianconeri quando si riversano nella metà campo avversaria. Potenza, velocità, tecnica: non manca niente. In azione manovrata, occhio ai movimenti di Dybala per sfuggire al radar di Jorginho e liberarsi in zona trequarti, liberandosi sia per la conclusione sia per l’assist a Higuain. La Juve sa essere molto diretta e verticale, il Pipita la aiuterà a risalire il campo palla al piede. E può anche concludere da fuori area. Ma è anche facile immaginare che la Signora andrà a battere le fasce: Dybala a destra con De Sciglio, Douglas Costa a sinistra con Asamoah, innescati o con transizioni palla al piede o magari con rapidi cambi di fronte per sfruttare il «lato debole» del Napoli, che ammassa giocatori in zona palla (fondamentale per il suo pressing). E una volta innescato l’aggiramento, scatta il cross: e a centro area, con Higuain, arriva quasi sempre anche Khedira, puntuale nelle percussioni e difficilmente leggibile per i centrocampisti di Sarri.