«L’Italia? Ha fatto peggio del Benevento»
Anche i rossoneri a zero, rispetto alle loro ambizioni»
Zero punti in 14 giornate e oggi il Milan del nuovo allenatore Rino Gattuso. Il Benevento sta messo male. La città, sportivamente parlando, sembra sotto choc. Nessuno, neppure il più pessimista, si aspettava che lo zero assoluto resistesse fino a dicembre. Ne parliamo con Clemente Mastella, sindaco di Benevento. Mastella viene dalla prima Repubblica, è un «vecchio» democristiano, ex deputato, senatore, ministro e sottosegretario, ha navigato tanti mari e, in questi tempi di odio social e di nani della politica, molti over 50 rimpiangono l’epoca della grande contrapposizione tra Dc e Pci. «Democristiani e comunisti hanno fatto la storia dell’Italia», dice Mastella.
Sindaco, il Benevento pare già spacciato.
«Momento calcisticamente drammatico. Il sogno della A si è realizzato all’improvviso, ci sono limiti oggettivi. Siamo stati sfortunati, l’infortunio di Ciciretti e il caso Lucioni ci hanno condizionato. Abbiamo perso uomini importanti, per esempio un portiere come Cragno. Speriamo in Armenteros, discreto attaccante».
La salvezza resta possibile?
«Col cuore dico di sì, con la logica no. La matematica ci potrebbe ancora dare ragione, se cambiassimo mentalità: abbiamo sprecato troppi punti negli ultimi minuti. Sarebbe bastato stare più attenti, tenere la palla nei nostri piedi, anziché regalarla agli avversari. Per replicare l’impresa del Crotone servirà un filotto di vittorie, ma un pari col Milan può portare fiducia a un ambiente in difficoltà emotiva».
E’ vero che i tifosi ce l’hanno con lei?
«Oggi ci saranno degli striscioni contro di me perché ho rilasciato dichiarazioni pessimistiche, ma si immagini se il sindaco non ha piacere che la squadra della sua città si salvi. Sono tifoso del Napoli, di cui sono stato consigliere e vicepresidente, però a Napoli-Benevento ho tifato per il Benevento».
Che cosa pensa del Milan?
«Il Milan non è a zero punti, ma sta a zero a rispetto alle sue ambizioni. Hanno speso centinaia di milioni...».
Gattuso?
«L’ho apprezzato molto come giocatore. E’ partito da una regione difficile del Sud, qual è la Calabria. Si è imposto a Milano. Non aveva i piedi di Maradona, ma in campo ha saputo rendersi indispensabile. Apparteneva alla stirpe dei Tagnin e dei Trapattoni, grandi mediani d’Italia. Strattonava allenatori, aveva personalità. Oggi però spero che il suo Milan si incarti e che finisca almeno 0-0».
L’Italia non farà il Mondiale.
«Peggio del Benevento ha fatto la Nazionale. Noi, per il nostro record negativo, facciamo parlare l’Europa; l’Italia con l’eliminazione ha fatto parlare il mondo».
Le cause del disastro azzurro?
«Non ci sono più i fuoriclasse, dove sono i numeri dieci? L’unico che aveva qualità ed estro era Insigne, lo ha detto anche il mio amico Totti. Contro la Svezia doveva giocare dall’inizio, ma non è stato così e questa è una colpa dell’allenatore o di chi ha deciso al posto suo. L’ultimo nostro grande calciatore è Buffon».
Chi vedrebbe alla presidenza della federcalcio?
«Ha ragione Malagò, ci vuole il commissario. La storia romana insegna che nei momenti di maggiore difficoltà devi chiamare Cincinnato. Per sei mesi, per un anno, per quel che ci vuole a cambiare. Non penso che le colpe siano solo di Tavecchio. E a cosa servirebbe mandare via lui, se la vecchia struttura rimanesse tale?».
Passato Cincinnato commissario, chi vorrebbe presidente?
«Del Piero ha la testa per fare diverse cose, non soltanto il commentatore. Ha capacità e riporterebbe consenso intorno alla Nazionale».
Il suo Napoli ha perso in casa contro la Juve.
«Se fossimo a tre giornate dalla fine sarebbe una sconfitta decisiva, ma l’epilogo è lontano. Venerdì ho visto un Napoli lento. Resto convinto che possa essere l’anno buono per lo scudetto, a patto che si facciano delle operazioni sul mercato di gennaio. I giocatori sono contati».
Le piace Sarri?
«Sì, anche se l’ho sentito parlare male della Democrazia Cristiana». Spiegazione: la sera del caso Sarri-Mancini, il tecnico del Napoli disse che, anziché offendere il collega con un epiteto omofobo, avrebbe potuto dargli del democristiano.
Sembra che Sarri sia un “vecchio comunista”.
«Ho rispetto dei “vecchi comunisti”. Come noi democristiani avevano e hanno degli ideali. Siamo stati avversari leali. Sarri è un bravo allenatore, si è inventato l’attacco dei tre piccoli tenori: Callejon, Mertens e Insigne sono l’equivalente calcistico di Pavarotti, Domingo e Carreras nella lirica».
E’ vero che si candiderà alle elezioni?
«Non voglio tornare in Parlamento, ma rilanciare l’Udeur (il suo partito, ndr). Sono un’anima di centro e il mio approdo naturale restano i moderati. Immagino una collaborazione con Berlusconi. Al Sud ci sono tante isole democristiane che non si sono arrese alle offensive giudiziarie, alcune giuste e altre no, come nel mio caso. Lavorerò perché queste isole ritornino a formare l’arcipelago della Dc». La Prima Repubblica non si scorda mai (Checco Zalone, citazione).