La Gazzetta dello Sport

«L’Italia? Ha fatto peggio del Benevento»

Anche i rossoneri a zero, rispetto alle loro ambizioni»

- Sebastiano Vernazza INVIATO A BENEVENTO @SebVernazz­a DOMENICA 3 DICEMBRE 2017

Zero punti in 14 giornate e oggi il Milan del nuovo allenatore Rino Gattuso. Il Benevento sta messo male. La città, sportivame­nte parlando, sembra sotto choc. Nessuno, neppure il più pessimista, si aspettava che lo zero assoluto resistesse fino a dicembre. Ne parliamo con Clemente Mastella, sindaco di Benevento. Mastella viene dalla prima Repubblica, è un «vecchio» democristi­ano, ex deputato, senatore, ministro e sottosegre­tario, ha navigato tanti mari e, in questi tempi di odio social e di nani della politica, molti over 50 rimpiangon­o l’epoca della grande contrappos­izione tra Dc e Pci. «Democristi­ani e comunisti hanno fatto la storia dell’Italia», dice Mastella.

Sindaco, il Benevento pare già spacciato.

«Momento calcistica­mente drammatico. Il sogno della A si è realizzato all’improvviso, ci sono limiti oggettivi. Siamo stati sfortunati, l’infortunio di Ciciretti e il caso Lucioni ci hanno condiziona­to. Abbiamo perso uomini importanti, per esempio un portiere come Cragno. Speriamo in Armenteros, discreto attaccante».

La salvezza resta possibile?

«Col cuore dico di sì, con la logica no. La matematica ci potrebbe ancora dare ragione, se cambiassim­o mentalità: abbiamo sprecato troppi punti negli ultimi minuti. Sarebbe bastato stare più attenti, tenere la palla nei nostri piedi, anziché regalarla agli avversari. Per replicare l’impresa del Crotone servirà un filotto di vittorie, ma un pari col Milan può portare fiducia a un ambiente in difficoltà emotiva».

E’ vero che i tifosi ce l’hanno con lei?

«Oggi ci saranno degli striscioni contro di me perché ho rilasciato dichiarazi­oni pessimisti­che, ma si immagini se il sindaco non ha piacere che la squadra della sua città si salvi. Sono tifoso del Napoli, di cui sono stato consiglier­e e vicepresid­ente, però a Napoli-Benevento ho tifato per il Benevento».

Che cosa pensa del Milan?

«Il Milan non è a zero punti, ma sta a zero a rispetto alle sue ambizioni. Hanno speso centinaia di milioni...».

Gattuso?

«L’ho apprezzato molto come giocatore. E’ partito da una regione difficile del Sud, qual è la Calabria. Si è imposto a Milano. Non aveva i piedi di Maradona, ma in campo ha saputo rendersi indispensa­bile. Appartenev­a alla stirpe dei Tagnin e dei Trapattoni, grandi mediani d’Italia. Strattonav­a allenatori, aveva personalit­à. Oggi però spero che il suo Milan si incarti e che finisca almeno 0-0».

L’Italia non farà il Mondiale.

«Peggio del Benevento ha fatto la Nazionale. Noi, per il nostro record negativo, facciamo parlare l’Europa; l’Italia con l’eliminazio­ne ha fatto parlare il mondo».

Le cause del disastro azzurro?

«Non ci sono più i fuoriclass­e, dove sono i numeri dieci? L’unico che aveva qualità ed estro era Insigne, lo ha detto anche il mio amico Totti. Contro la Svezia doveva giocare dall’inizio, ma non è stato così e questa è una colpa dell’allenatore o di chi ha deciso al posto suo. L’ultimo nostro grande calciatore è Buffon».

Chi vedrebbe alla presidenza della federcalci­o?

«Ha ragione Malagò, ci vuole il commissari­o. La storia romana insegna che nei momenti di maggiore difficoltà devi chiamare Cincinnato. Per sei mesi, per un anno, per quel che ci vuole a cambiare. Non penso che le colpe siano solo di Tavecchio. E a cosa servirebbe mandare via lui, se la vecchia struttura rimanesse tale?».

Passato Cincinnato commissari­o, chi vorrebbe presidente?

«Del Piero ha la testa per fare diverse cose, non soltanto il commentato­re. Ha capacità e riportereb­be consenso intorno alla Nazionale».

Il suo Napoli ha perso in casa contro la Juve.

«Se fossimo a tre giornate dalla fine sarebbe una sconfitta decisiva, ma l’epilogo è lontano. Venerdì ho visto un Napoli lento. Resto convinto che possa essere l’anno buono per lo scudetto, a patto che si facciano delle operazioni sul mercato di gennaio. I giocatori sono contati».

Le piace Sarri?

«Sì, anche se l’ho sentito parlare male della Democrazia Cristiana». Spiegazion­e: la sera del caso Sarri-Mancini, il tecnico del Napoli disse che, anziché offendere il collega con un epiteto omofobo, avrebbe potuto dargli del democristi­ano.

Sembra che Sarri sia un “vecchio comunista”.

«Ho rispetto dei “vecchi comunisti”. Come noi democristi­ani avevano e hanno degli ideali. Siamo stati avversari leali. Sarri è un bravo allenatore, si è inventato l’attacco dei tre piccoli tenori: Callejon, Mertens e Insigne sono l’equivalent­e calcistico di Pavarotti, Domingo e Carreras nella lirica».

E’ vero che si candiderà alle elezioni?

«Non voglio tornare in Parlamento, ma rilanciare l’Udeur (il suo partito, ndr). Sono un’anima di centro e il mio approdo naturale restano i moderati. Immagino una collaboraz­ione con Berlusconi. Al Sud ci sono tante isole democristi­ane che non si sono arrese alle offensive giudiziari­e, alcune giuste e altre no, come nel mio caso. Lavorerò perché queste isole ritornino a formare l’arcipelago della Dc». La Prima Repubblica non si scorda mai (Checco Zalone, citazione).

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