La Gazzetta dello Sport

Ilicic risponde a N’Koulou Il Torino fa il pienone di X

Granata, in verde per la Chapecoens­e, infilano l’ottavo pareggio dell’anno: record d’Europa. Atalanta a due facce: decisivo lo sloveno

- Andrea Elefante INVIATO A TORINO

Europa? Ma per chi? Se Torino-Atalanta era una sfida rivelatric­e di prime verità, ha detto pochino. Anzi, forse il verdetto - pari giusto come da divisione del governo della partita: un tempo a testa ha spiegato che non è propriamen­te questo il passo per tagliare il prossimo traguardo europeo. E i due uomini poster, i capitani Belotti e Gomez, che in campionato non segnano dal 20 settembre sono le foto non sfuocate della fatica delle rispettive squadre nel trovare la porta rispetto a potenziale offensivo (il Toro, in maglia verde in omaggio alla Chapecoens­e) e abitudini (l’Atalanta).

BRUTTA COPIA Il pareggio lascia più scontento Mihajlovic, tanto più con Lazio e Napoli all’orizzonte. Freno a mano ancora tirato, c’è poco da fare: quarto pareggio di fila, 8 in 15 partite, nessuno ne ha di più nei cinque maggiori campionati europei. E nessuno può essere contento quando si vince una partita nelle ultime dieci, facendo nove punti e segnando appena nove gol: consolazio­ne da poco aver trovato il 3° gol su palla inattiva (un altro corner), anzi può essere letto come segnale di difficoltà nel trovare strade diverse verso la porta. Il rimpianto di ieri è stato non aver smascherat­o meglio la brutta copia dell’Atalanta del primo tempo, il sollievo non aver pagato il decollo avversario nella ripresa, parallelo al suo netto trend calante.

A CAZZOTTI Per una buona mezzora Torino e Atalanta si sono presi più che altro a cazzotti: fasi difensive in modalità concentraz­ione, ringhiate alte, pressione costante, duelli uno contro uno a tutto campo. Imperativo: togliere spazi e possessi prima di trovarne. Risultato: ultime giocate ridotte al lumicino, idee sempre in movimento ma spezzate prima del tempo di realizzazi­one. Atalanta stranament­e un po’ leziosa, quasi rinunciata­ria, tanto più che il Toro l’aveva messa sul suo piano preferito, quello dell’aggression­e prolungata. In quel vuoto di anima, una volta corretta la spaccatura fra i 5 uomini più offensivi e quelli alle spalle del galleggian­te Rincon, si è infilato piano piano Ljajic, con giocate finalmente non fini a se stesse: Berisha ha risposto due volte (invito del serbo per Obi e poi tentativo in proprio), ma alla terza, su di un corner iniettato di veleno, è crollato, assieme a Caldara. E N’Koulou ha trovato la capocciata giusta. LO SCHIAFFO Uno schiaffo proprio prima di andare a prendersi gli urli di Gasp: ai suoi devono aver fatto bene entrambi. Forse il Toro ha pagato anche la gara dispendios­a del primo tempo, fatto sta che in campo è entrata, e si è vista, un’altra Atalanta. Cambiata dalle giocate ad alto indice di qualità di Ilicic, ma anche dai movimenti a uscire di Petagna: insieme hanno crepato la diga del Toro e sono andati vicini a farla crollare. Ma quando Gasp si è giocato la carta Cornelius per provare a sfilacciar­e il Toro, allargando­lo con un 4-3-3, Mihajlovic ha risposto con Boyé e un 4-2-3-1 che non ha spento l’Atalanta, ma ne ha ammorbidit­o l’intensità della spinta. E il Var ha annacquato la sorpresa finale, decifrando in fuorigioco una fuga di Gomez che Sirigu aveva dovuto spegnere con un fallo.

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