Ilicic risponde a N’Koulou Il Torino fa il pienone di X
Granata, in verde per la Chapecoense, infilano l’ottavo pareggio dell’anno: record d’Europa. Atalanta a due facce: decisivo lo sloveno
Europa? Ma per chi? Se Torino-Atalanta era una sfida rivelatrice di prime verità, ha detto pochino. Anzi, forse il verdetto - pari giusto come da divisione del governo della partita: un tempo a testa ha spiegato che non è propriamente questo il passo per tagliare il prossimo traguardo europeo. E i due uomini poster, i capitani Belotti e Gomez, che in campionato non segnano dal 20 settembre sono le foto non sfuocate della fatica delle rispettive squadre nel trovare la porta rispetto a potenziale offensivo (il Toro, in maglia verde in omaggio alla Chapecoense) e abitudini (l’Atalanta).
BRUTTA COPIA Il pareggio lascia più scontento Mihajlovic, tanto più con Lazio e Napoli all’orizzonte. Freno a mano ancora tirato, c’è poco da fare: quarto pareggio di fila, 8 in 15 partite, nessuno ne ha di più nei cinque maggiori campionati europei. E nessuno può essere contento quando si vince una partita nelle ultime dieci, facendo nove punti e segnando appena nove gol: consolazione da poco aver trovato il 3° gol su palla inattiva (un altro corner), anzi può essere letto come segnale di difficoltà nel trovare strade diverse verso la porta. Il rimpianto di ieri è stato non aver smascherato meglio la brutta copia dell’Atalanta del primo tempo, il sollievo non aver pagato il decollo avversario nella ripresa, parallelo al suo netto trend calante.
A CAZZOTTI Per una buona mezzora Torino e Atalanta si sono presi più che altro a cazzotti: fasi difensive in modalità concentrazione, ringhiate alte, pressione costante, duelli uno contro uno a tutto campo. Imperativo: togliere spazi e possessi prima di trovarne. Risultato: ultime giocate ridotte al lumicino, idee sempre in movimento ma spezzate prima del tempo di realizzazione. Atalanta stranamente un po’ leziosa, quasi rinunciataria, tanto più che il Toro l’aveva messa sul suo piano preferito, quello dell’aggressione prolungata. In quel vuoto di anima, una volta corretta la spaccatura fra i 5 uomini più offensivi e quelli alle spalle del galleggiante Rincon, si è infilato piano piano Ljajic, con giocate finalmente non fini a se stesse: Berisha ha risposto due volte (invito del serbo per Obi e poi tentativo in proprio), ma alla terza, su di un corner iniettato di veleno, è crollato, assieme a Caldara. E N’Koulou ha trovato la capocciata giusta. LO SCHIAFFO Uno schiaffo proprio prima di andare a prendersi gli urli di Gasp: ai suoi devono aver fatto bene entrambi. Forse il Toro ha pagato anche la gara dispendiosa del primo tempo, fatto sta che in campo è entrata, e si è vista, un’altra Atalanta. Cambiata dalle giocate ad alto indice di qualità di Ilicic, ma anche dai movimenti a uscire di Petagna: insieme hanno crepato la diga del Toro e sono andati vicini a farla crollare. Ma quando Gasp si è giocato la carta Cornelius per provare a sfilacciare il Toro, allargandolo con un 4-3-3, Mihajlovic ha risposto con Boyé e un 4-2-3-1 che non ha spento l’Atalanta, ma ne ha ammorbidito l’intensità della spinta. E il Var ha annacquato la sorpresa finale, decifrando in fuorigioco una fuga di Gomez che Sirigu aveva dovuto spegnere con un fallo.