Agag sfida la Formula 1 «Entro 10 anni noi il top»
L’a.d. della serie elettrica: «Significato enorme correre a Roma: storia e futuro. A Marchionne dico che noi siamo l’ideale per Maserati»
La Formula E è una sua invenzione, se non persino una visione. Alejandro Agag, spagnolo, 47 anni, genero dell’ex premier José Maria Aznar, è bello sorridente nel presentare — in un ottimo italiano — la quarta stagione della sua creatura. L’ultima con il cambio di vettura a metà gara. Cominciata con ingressi e annunci epocali. Non solo sul fronte dei costruttori, anche su quello degli sponsor. Allianz e Hugo Boss, per dire, hanno abbandonato la Formula 1 per la Formula E e ieri a Hong Kong Nico Rosberg — che del marchio di moda tedesco è testimonial — ha confermato di essere «assolutamente interessato» a un ruolo nel campionato elettrico. «Le aspettative non erano certo di essere dove siamo oggi — ha confermato Agag —. Mi ricordo che all’inizio, quando ero in giro a cercare soldi, avevo un power point in cui era scritto che per la stagione 5 prevedevamo di avere 3 costruttori. Alla quarta ne abbiamo 9. Con Renault, Audi, Jaguar; e con Bmw, Mercedes e Porsche che stanno arrivando. Un effetto domino che ci sta sorprendendo, lo ammetto. Del resto è tutto il mondo che sta cambiando e lo sta facendo molto più rapidamente di quanto ci aspettavamo. Nelle nostra direzione». Nelle intenzioni la Formula E si rivolgeva al pubblico del motorsport o aveva da subito un altro target? «La Formula E è molto di più di motorsport, è un messaggio globale di cambiamento. Arriverà un giorno in cui tutte le auto saranno elettriche. So che certi appassionati di motori sono scettici, ma a noi piace lo scetticismo: all’inizio ci dicevano che non ce l’avremmo fatta. Non erano tanti a metterci in guardia, ma tutti, compresa mia mamma (risata, n.d.r.)».
Finalmente si corre a Roma…
«Per noi ha un significato enorme. La storia e il futuro. Ci provavamo da anni, ma non è facile con nessuna città. Il sindaco è importante, con Gianni Alemanno c’era un’intesa, ma non è stato rieletto. Ignazio Marino non ci ha dato segnali positivi. Con Virginia Raggi ce l’abbiamo fatta».
Anche Zurigo ha un grande significato simbolico.
«Esatto: hanno cambiato una legge per farci correre. Dal 1955 non veniva programmata una gara in Svizzera».
Chi entrerà ancora: Giappone, Spagna?
«Spagna no, l’Europa è coperta. Sul Giappone stiamo lavorando, ma le leggi sono restrittive. Faremo una gara in più in Cina e una in Medio Oriente».
Però si è persa Londra…
«Il sindaco è entusiasta, l’autorità del Royal Park non tanto. Alla regina piacciono di più i cavalli».
Il prossimo anno, senza il cambio auto, sarà l’anno zero?
«Sarà l’anno in cui diventiamo maggiorenni».
Capitolo batterie: in prospettiva pensate di liberalizzarle?
«No. E’ una questione di costi. Noi vogliamo fare molto sviluppo tecnologico, ma le batterie le facciamo insieme. In caso di concorrenza sulle batterie, diventerebbe una guerra chimica. E non la vogliamo».
In F.1 il prossimo anno 7 mescole di gomme, in F.E una sola, per bagnato, asciutto, tutto…
«E’ una filosofia. Di risparmio per i team, ovvio. Ma anche di in generale. Il problema è che il bagnato non l’abbiamo mai visto. Qui a Hong Kong corriamo le gare 34 e 35, in tutte non c’è mai stata una goccia d’acqua. Aspetto una gara bagnata».
Il primo obiettivo ora qual è?
«Il primo è aumentare il numero dei fans. Stiamo spingendo sul broadcasting per ingrandire il nostro bacino».
Come si immagina la Formula E tra dieci anni?
«Sarà il principale campionato automobilistico del mondo, rappresenterà le macchine che saranno sulle strade».
Cioè davanti alla Formula 1…
«Il principale».
Sappiamo di Bmw, di Mercedes, di Porsche, chi entrerà ancora?
«Non ci sta più nessuno. Dodici team è il massimo. Uno nuovo può entrare solo comprando uno dei team presenti, ma non costruttore c’è solo Techetaah».
Un consiglio a Marchionne...
«Consigli no, mi piacerebbe molto che entrasse. Sarebbe il benvenuto. Per Maserati sarebbe perfetto».