Svindal, il predatore è tornato
Domina la discesa a quasi 2 anni dall’ultimo successo. Riecco Innerhofer: 4°, risale Paris (5°)
Fuoriclasse si diventa e Aksel Lund Svindal è da tempo uno della categoria. Lo sanno gli avversari che lo stimano e lo indicano sempre tra gli uomini da battere, anche ora che è di ritorno dall’ennesimo infortunio alle ginocchia. A quasi 35 anni — li compirà il 26 dicembre —, alla 369a di coppa in carriera, a 680 giorni dall’ultima vittoria, nel superG di Kitzbuehel di due stagioni fa, dopo l’ultimo ciclo di convalescenza/fisioterapia/ritorno con calma in pista, il norvegese vince di testa e di classe la discesa di Beaver Creek.
CAMPIONE Di testa, con la scelta del pettorale numero 1 che ha spiazzato tutti: «Ci vuole un po’ di coraggio — ha spiegato Svindal che ha iniziato la stagione con un terzo, un quinto, un sesto posto e una vittoria —, se lo prendi e non sei sicuro di te, non funzionerà. Dopo le prove avevo visto che Feuz, Mayer e Jansrud erano veloci, ho provato a sorprenderli, partendo prima di loro». E’ servito, Feuz gli è rimasto vicino ma non l’ha superato, Jansrud e Mayer si sono persi (11° e 12°). Svindal ha vinto di tecnica, con un muro sciato all’attacco per il 33° successo di Coppa, il sesto a Beaver Creek (4 discese un superG e una combinata). E pensare che sulla Birds of Prey dieci anni fa rischiò la vita dopo una caduta sul salto del Golden Eagle, con lo sci a tagliarlo in profondità fino ad avvicinarsi all’arteria femorale, ha vinto senza essere perfetto, perché tanti avversari hanno fatto meglio di lui nella parte finale. Ma è stato sufficiente per essere il più veloce di tutti, in 1’40”46, di 15/100 meglio di Feuz. Lo sviz- zero che si era imposto nella prima discesa di Lake Louise gli ha rosicchiato 4 decimi nel tratto finale più piatto, ma non è bastato. Sul podio c’è Dressen, staccato di 49/100, e il tedesco mai così davanti in una gara di Coppa si è lasciato dietro, per un soffio, tanto azzurro.
ITALJET Christof Innerhofer è quarto a 5/100 dal podio, Dominik Paris è quinto (7/100 dietro al compagno di squadra), mentre Peter Fill, non a suo agio sin dalle prove su questa pista, è decimo (il distacco finale da Svindal è di 1”01, non un’eternità) alla fine di una gara in cui è andato via via perdendo dai migliori. Le urla di Inner e Paris sul traguardo sono la manifestazione sonora della loro soddisfazione. Christof era da una vita — il 30 gennaio 2016 fu quarto a Garmisch — che non andava così forte in discesa. E Domme in una volta sola ha spazzato via la crisi che lo attanagliava dagli allenamenti di Copper Mountain, quando vedeva gli altri andare più forte e non trovava la via per risalire. Inner ha centrato l’obiettivo di un piazzamento nei 10 e in un colpo, un passo avanti nella classifica che determina l’ordine di partenza. «Ho dimostrato di essere ancora tra i primi del mondo e mi
godo questa giornata — è la gioia di Inner —. Ho sciato forte tutto l’anno e sapevo di poter tornare là davanti. Non era facile superare quello che successo pochi giorni fa (la morte di Poisson) e avevo bisogno di un po’ di tempo. Ho trovato la fiducia e penso di avere fatto una gara pazzesca con il numero che avevo». Innerhofer è partito con il 27 e tranne lui nessuno tra quelli partiti dopo il 16 ha trovato posto nella top ten. E felicità pura c’è nella voce di Paris, che oggi parteciperà anche al gigante: «Ho liberato il coraggio, finalmente. Mi sto avvicinando di nuovo ai migliori e questa è una buona notizia. Ho ritrovato il feeling, non arrivavo da un bel periodo, mi era un po’ mancata la fiducia. E’ fondamentale, fa la differenza, se non ci credi non attacchi abbastanza per vincere. Tornare in Europa con un risultato così è buono». Svindal non è più così lontano.