La Gazzetta dello Sport

MAGNINI A SORPRESA «BASTA NUOTO MI RITIRO!»

Due ori mondiali nei 100 sl, incoronato da Popov come suo erede. Poi la maturità in staffetta e l’amore con la Pellegrini: sempre sotto i riflettori

- Stefano Arcobelli INVIATO A RICCIONE

Dagli inizi da ranista al ritiro annunciato a sorpresa ieri, la carriera e la vita sportiva di Filippo Magnini hanno sempre avuto il segno della straordina­rietà. A partire da quel carattere esuberante, più da ranista appunto. Alla vivacità che già mostrava a 4 anni: non stava mai fermo e mamma Silvia, insegnante di musica, avrebbe preferito imparasse a suonare il piano. Un giorno gli propose il pattinaggi­o con la sorella maggiore Laura: ma dopo un anno sulle rotelle, finì al basket, a Pesaro lo sport di eccellenza. Provò col tennis, proposto dal padre Gabriele: il maestro era contento di lui, ma c’erano troppi ragazzi da seguire e Filo non voleva aspettare il suo turno. Rimaneva il calcio: ala destra, mingherlin­o, la mamma l’obbligò a frequentar­e anche la piscina a 8 anni perché «in una città di mare come Pesaro, devi saper stare a galla». Per Filippo nuotare era come prolungare l’estate e i precoci successi nei regionali di categoria lo convinsero ad abbandonar­e il pallone. Agonista sempre: per lui ogni allenament­o era una gara da vincere. Tutto di corsa: dai primi tricolori di categoria conquistat­i a 16 anni, alla convocazio­ne agli Europei juniores di Dunkerque da ranista. A 18 anni, in crisi tecnica, fece i bagagli e si trasferì a Torino, dove alla Rari Nantes, Claudio Rossetto lo convertì alla velocità. Nel 2003 entrò in nazionale insieme a Federica Pellegrini, per i Mondiali di Barcellona.

SVOLTA Al ritorno da quell’esperienza Magnini si ritrovò ai tricolori di Riccione, finiti i quali salì sul blocco in un tentativo solitario e sfilò in 49”19 a Lorenzo Vismara il record italiano dei 100 sl per 4/100. L’anno dopo Filippo infranse la barriera dei 48” in 48”87. Dai primi record ai primi ori: a Madrid soffiò l’oro europeo nei 100 sl all’olandese Van den Hoogenband aprendogli orizzonti di gloria: chiuse 5° ai Giochi di Atene ma fu fondamenta­le per il bronzo nella 4x200, prima medaglia olimpica italiana in staffetta. La fiducia cresceva, e Filo partì nel 2005 per i Mondiali di Montreal snobbato da tutti in un gara in cui irrompeva Michae l Phelps. Ne lla seconda vasca Magnini passò da 8° a 1°, lasciando attonito l’americano (5°) con un 48”12 rimasto per 3 anni 2° crono di sempre, dietro al 47”84 del biolimpion­ico olandese Van den Hoogenband che non riuscì più a battere l’azzurro, neanche agli Europei.

BICAMPIONE Magno si tatuò all’avambracci­o una corona da re, i suoi tifosi accorsi lo incoronaro­no o a Budapest e quando si presentò ai Mon- diali di Melbourne per difendere il titolo, regalò un argento alla 4x100 sl con un’altra delle sue rimonte e si confermò iridato ex aequo con il canadese Hayden. «E’ lui il mio erede» sentenziò Alex Popov. La sua popolarità faceva rima con imbattibil­ità, fino agli Europei di Eindhoven 2008, quando il francese Alain Bernard lo battè con quei muscoli gonfiati da Big Jim (e fu polemica) perché aiutato dal costume più galleggian­te, fatale a Magnini qualche settimana dopo anche rispetto all’americano Natan Adrian, dotato di superbody, per il titolo iridato in vasca corta a Manchester perso in 3 centesimi. Anche l’Olimpiade di Pechino fu piena di rimpianti: a negargli la finale fu il brasiliano Cielo, per 4 centesimi. Idem a Roma 2009: per 8 centesimi il francese Bousquet lo tenne fuori dalla finale iridata.

GOSSIP Aboliti i costumi gommati, Filippo provò a riprenders­i la scena mentre la nuova generazion­e arrivava al potere: l’australian­o Magnussen trionfava a Shanghai, mentre Filo si legava a Fede. Notti d’oro per la coppia più glamour e nazionale spaccata (per i pro-Marin, fidanzato lasciato). Con Fede è stata una storia forte, con crisi

Filippo Magnini è nato il 2 febbraio 1982. Pesarese, alto 187 cm per 77 kg, gareggia per l’Aniene allenato da Claudio Rossetto, che lo portò a Roma nel 2005 trasforman­dolo da ranista a velocista. Le prime medaglie arrivano agli Europei del 2004 (100 sl e staffette)

e ritorni di fiamma e «110 rose rosse per te», dopo i Mondiali 2013. Agli Europei di Debrecen, prima dei Giochi di Londra, Filo tornò d’oro nei 100 sl. Poi continuò a raccoglier­e solo in quartetto: le sue ultime imprese risalgono al bronzo mondiale di Kazan 2015 nella 4x100 sl e alle 3 medaglie europee prima dei Giochi di Rio, dove Filo risparmiat­o in batteria rimase in attesa di una finale non conquistat­a dai compagni. Al ritorno la voglia di nozze con Fede s’è scontrata con quella di rivincita di Fede in acqua. Il 2017, che sarà ricordato per l’addio, è stato preceduto dalla bufera emersa per aver frequentat­o il nutrizioni­sta Porcellini. Una vicenda per la quale Magnini è stato prosciolto dal giudice di Pesaro, finendo però indagato dalla Procura Nado alla quale ha spiegato che col doping non c’entra, non è mai risultato positivo. Filo spera di cavasela senza squalifica e di essere ricordato come campione veloce e senza macchia.

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