MAGNINI A SORPRESA «BASTA NUOTO MI RITIRO!»
Due ori mondiali nei 100 sl, incoronato da Popov come suo erede. Poi la maturità in staffetta e l’amore con la Pellegrini: sempre sotto i riflettori
Dagli inizi da ranista al ritiro annunciato a sorpresa ieri, la carriera e la vita sportiva di Filippo Magnini hanno sempre avuto il segno della straordinarietà. A partire da quel carattere esuberante, più da ranista appunto. Alla vivacità che già mostrava a 4 anni: non stava mai fermo e mamma Silvia, insegnante di musica, avrebbe preferito imparasse a suonare il piano. Un giorno gli propose il pattinaggio con la sorella maggiore Laura: ma dopo un anno sulle rotelle, finì al basket, a Pesaro lo sport di eccellenza. Provò col tennis, proposto dal padre Gabriele: il maestro era contento di lui, ma c’erano troppi ragazzi da seguire e Filo non voleva aspettare il suo turno. Rimaneva il calcio: ala destra, mingherlino, la mamma l’obbligò a frequentare anche la piscina a 8 anni perché «in una città di mare come Pesaro, devi saper stare a galla». Per Filippo nuotare era come prolungare l’estate e i precoci successi nei regionali di categoria lo convinsero ad abbandonare il pallone. Agonista sempre: per lui ogni allenamento era una gara da vincere. Tutto di corsa: dai primi tricolori di categoria conquistati a 16 anni, alla convocazione agli Europei juniores di Dunkerque da ranista. A 18 anni, in crisi tecnica, fece i bagagli e si trasferì a Torino, dove alla Rari Nantes, Claudio Rossetto lo convertì alla velocità. Nel 2003 entrò in nazionale insieme a Federica Pellegrini, per i Mondiali di Barcellona.
SVOLTA Al ritorno da quell’esperienza Magnini si ritrovò ai tricolori di Riccione, finiti i quali salì sul blocco in un tentativo solitario e sfilò in 49”19 a Lorenzo Vismara il record italiano dei 100 sl per 4/100. L’anno dopo Filippo infranse la barriera dei 48” in 48”87. Dai primi record ai primi ori: a Madrid soffiò l’oro europeo nei 100 sl all’olandese Van den Hoogenband aprendogli orizzonti di gloria: chiuse 5° ai Giochi di Atene ma fu fondamentale per il bronzo nella 4x200, prima medaglia olimpica italiana in staffetta. La fiducia cresceva, e Filo partì nel 2005 per i Mondiali di Montreal snobbato da tutti in un gara in cui irrompeva Michae l Phelps. Ne lla seconda vasca Magnini passò da 8° a 1°, lasciando attonito l’americano (5°) con un 48”12 rimasto per 3 anni 2° crono di sempre, dietro al 47”84 del biolimpionico olandese Van den Hoogenband che non riuscì più a battere l’azzurro, neanche agli Europei.
BICAMPIONE Magno si tatuò all’avambraccio una corona da re, i suoi tifosi accorsi lo incoronarono o a Budapest e quando si presentò ai Mon- diali di Melbourne per difendere il titolo, regalò un argento alla 4x100 sl con un’altra delle sue rimonte e si confermò iridato ex aequo con il canadese Hayden. «E’ lui il mio erede» sentenziò Alex Popov. La sua popolarità faceva rima con imbattibilità, fino agli Europei di Eindhoven 2008, quando il francese Alain Bernard lo battè con quei muscoli gonfiati da Big Jim (e fu polemica) perché aiutato dal costume più galleggiante, fatale a Magnini qualche settimana dopo anche rispetto all’americano Natan Adrian, dotato di superbody, per il titolo iridato in vasca corta a Manchester perso in 3 centesimi. Anche l’Olimpiade di Pechino fu piena di rimpianti: a negargli la finale fu il brasiliano Cielo, per 4 centesimi. Idem a Roma 2009: per 8 centesimi il francese Bousquet lo tenne fuori dalla finale iridata.
GOSSIP Aboliti i costumi gommati, Filippo provò a riprendersi la scena mentre la nuova generazione arrivava al potere: l’australiano Magnussen trionfava a Shanghai, mentre Filo si legava a Fede. Notti d’oro per la coppia più glamour e nazionale spaccata (per i pro-Marin, fidanzato lasciato). Con Fede è stata una storia forte, con crisi
Filippo Magnini è nato il 2 febbraio 1982. Pesarese, alto 187 cm per 77 kg, gareggia per l’Aniene allenato da Claudio Rossetto, che lo portò a Roma nel 2005 trasformandolo da ranista a velocista. Le prime medaglie arrivano agli Europei del 2004 (100 sl e staffette)
e ritorni di fiamma e «110 rose rosse per te», dopo i Mondiali 2013. Agli Europei di Debrecen, prima dei Giochi di Londra, Filo tornò d’oro nei 100 sl. Poi continuò a raccogliere solo in quartetto: le sue ultime imprese risalgono al bronzo mondiale di Kazan 2015 nella 4x100 sl e alle 3 medaglie europee prima dei Giochi di Rio, dove Filo risparmiato in batteria rimase in attesa di una finale non conquistata dai compagni. Al ritorno la voglia di nozze con Fede s’è scontrata con quella di rivincita di Fede in acqua. Il 2017, che sarà ricordato per l’addio, è stato preceduto dalla bufera emersa per aver frequentato il nutrizionista Porcellini. Una vicenda per la quale Magnini è stato prosciolto dal giudice di Pesaro, finendo però indagato dalla Procura Nado alla quale ha spiegato che col doping non c’entra, non è mai risultato positivo. Filo spera di cavasela senza squalifica e di essere ricordato come campione veloce e senza macchia.