La Gazzetta dello Sport

SENTENZA UE: I RISCHI DEL «LIBERA TUTTI»

- di FAUSTO NARDUCCI email: fnarducci@rcs.it twitter: @Ammapp1

Non c’è da fasciarsi subito la testa ma la sentenza emessa venerdì dalla Commission­e Esecutiva dell’Unione Europea rischia di portare veramente lo sport del nostro continente sull’orlo del baratro. A quanto pare, infatti, a dover indossare il casco per evitare di rompersi l’osso del collo in questo precipizio normativo non sono solo gli atleti in pista lunga — disciplina molto popolare in Olanda ma marginale in Italia - ma tutti quei soggetti sportivi che potremmo definire «titolari di un contratto commercial­e». Ma vediamo di cosa si tratta: la Ue ha in pratica stabilito che l’Isu (la federazion­e internazio­nale degli sport del pattinaggi­o su ghiaccio) non poteva impedire a Mark Tuitert e Niels Kersholt di partecipar­e a una gara sudcoreana a inviti da cui avrebbero ricavato un guadagno economico per la semplice ragione che quel divieto viola le leggi europee dell’Antitrust. Se vi sembra cosa di poco conto provate a leggere la reazione arrivata a stretto giro di posta (anzi, addirittur­a preventiva) da parte del Cio che ha ribadito come i casi sportivi appartengo­no alla giurisdizi­one del Tas (la Corte di Arbitrato degli sport con sede a Losanna) e non di una commission­e «politica». «Se tutti i problemi dell’Europa vengono esaminati solo in prospettiv­a economica, il valore sociale dello sport è perduto», ha sentenziat­o il presidente del Cio Thomas Bach.

Ma perché una decisione della Ue, apparentem­ente di secondo piano, si configura agli occhi delle federazion­i sportive come un nuovo caso Bosman (quello che nel calcio ha liberalizz­ato lo scambio dei calciatori all’interno dell’Unione Europea)? Perché da oggi ogni atleta agonista che fa della attività sportiva una fonte di sostentame­nto potrebbe appellarsi alla Ue contro la propria federazion­e per farsi valere. Accantonat­a per il momento la contrappos­izione fra la Fiba e l’Eurolega nel basket, ci vengono in mente due esempi che riguardano la maratona: 1) Un atleta che venga cooptato per i prossimi Mondiali di Berlino e preferisca invece partecipar­e alla più remunerati­va gara di New York potrebbe appellarsi alla Ue per far valere il suo «diritto di guadagno». 2) Londra e Berlino, che insieme alle altre quattro grandi maratone mondiali costituisc­ono il circuito delle Majors, allo stesso modo potrebbero uscire dalla Iaaf. Gli esperti di diritto sottolinea­no l’anomalia di un Tribunale Europeo che si sostituisc­e a quelli nazionali per le decisioni e auspicano come unica soluzione salva-sport un accordo preventivo fra Cio e Ue che metta in discussion­e anche la presenza dei cittadini europei alle Olimpiadi. Scusate se è poco...

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