Lo riconoscete? Nuovo Wiggins, falsa partenza
Sir Bradley 21° ai campionati britannici indoor di canottaggio: «Errore da scolaro»
Uno «school boy error», che si può tradurre così: un «errore da principiante». Lo ha ammesso lui stesso. E così il debutto di Bradley Wiggins nel canottaggio, all’inseguimento dei Giochi di Tokyo 2020, non è stato all’altezza delle aspettative: 21° posto (99 partecipanti) nel campionato britannico indoor.
SCENARIO Qui Londra, Velodromo olimpico di Lee Park Valley: proprio quello del suo record dell’ora (54,526) e del titolo mondiale dell’americana conquistato con Cavendish. Sir Bradley era la vedette dell’evento: 2 chilometri su un vogatore, competizione apertissima (dagli 11 agli 88 anni di età) e sforzo da compiere quasi in apnea, anche se non così indicativa per il canottaggio «vero». Il vincitore Adam Neill ha impiegato 5’48”2, mentre il re del Tour de France 2012 sperava di far segnare il tempo di 6’02” (gli sarebbe valso l’ottavo posto). Invece ha chiuso in 6’22”5 e non si è fermato a parlare con i cronisti. «Un profondo disappunto. Ho sentito una ‘chiamata’ e ho pensato che ci fosse stata una falsa partenza, così mi sono fermato. Ma mi servirà da lezione. E’ stata una fantastica esperienza, tra 12 mesi tornerò più forte», avrebbe dichiarato più tardi Wiggins, barba molto lunga — il giorno del record dell’ora la rasò a zero per essere più «performante» — e con capelli lunghi paragonati a quelli di Bjorn Borg.
TRANSIZIONE Comunque, più che Borg, una possibile ispirazione per Wiggins potrebbe essere... Bond. Non nel senso di James, il mitico 007, ma di Hamish Bond. Il neozelandese, classe 1986, ha intrapreso il percorso inverso rispetto a quello di Wiggins. Canottiere eccelso — 2 ori olimpici e 8 iridati —, vuole partecipare all’Olimpiade 2020 nel ciclismo ed è già riuscito a essere selezionato per i recenti Mondiali norvegesi di Bergen: chiuse la cronometro individuale al 39° posto, a 3’33” da Dumoulin, mettendosi alle spalle 25 avversari. Dal canto suo, Wiggins è appena all’inizio dell’ennesima metamorfosi della carriera, dopo avere compiuto nel ciclismo un viaggio di andata e ritorno tra pista e strada con una costante: il successo.