La Gazzetta dello Sport

L’INTER SCHIVA I COLPI JUVE

I nerazzurri, imbattuti anche allo Stadium, tengono a due punti i bianconeri e restano primi (aspettando il Napoli). Allegri: «Ci è mancato solo il gol». Spalletti: «Bene, però un po’ timorosi»

- BOCCI, CENITI, CONTICELLO, DALLA VITE, DELLA VALLE, ELEFANTE, GRAZIANO, SCHIANCHI, TAIDELLI, VERNAZZA

Se fosse stato pugilato, avrebbe vinto la Juve ai punti, ma si è giocato a calcio e l’Inter si è presa un punto d’oro, che le ha permesso di trascorrer­e un’altra notte da capolista solitaria, aspettando la partita del Napoli. La Juve ha inflitto più colpi all’avversario: è stata anche sfortunata, traversa scossa da Mandzukic. L’Inter si è rinserrata alle corde, con la guardia chiusa e alta, senza riuscire a sferrare un pugno. Nessun tiro serio in porta, soltanto un «tirello» innocuo di Candreva. L’Inter aveva pareggiato 0-0 anche a Napoli, ma al San Paolo aveva esibito maggiore personalit­à, si era resa pericolosa e velenosa. Qui ha incassato bene e dimostrato solidità di gambe e di tronco, però è stata inibita nella fase offensiva. Doveva essere la partita dei due centravant­i, però né Higuain né Icardi hanno lasciato tracce. Gara chiusa e spezzettat­a, con prevalenza della tattica sulla tecnica. Neppure Dybala l’ha ingentilit­a, anzi l’abulia è stato il valore dominante dello spezzone finale dell’argentino. Dybala resta prigionier­o della selva oscura in cui si è smarrito.

PALUDE Per ampi tratti del primo tempo gara paludosa, con pallone a lungo stagnante. Giro-palla fini a se stessi, tra linea difensiva e mediana. Juve a superiore sviluppo laterale e nel primo tempo la scelta di attaccare ai lati ha pagato perché dalle fasce – meglio, dalla corsia bianconera di destra - sono arrivate le due occasioni più importanti, ambedue su cross di Cuadrado. Mandzukic ha sciupato la prima – tiro prevedibil­e e rivedibile – ed è stato sfortunato sulla seconda, legno pieno allo scadere del minuto di recupero. Difficoltà interiste nelle marcature sui due esterni juventini. Santon ha passo più compassato rispetto a Cuadrado e ha faticato a stargli dietro. Mandzukic, coi suoi tagli da sinistra al centro, ha creato imbarazzi a D’Ambrosio sul secondo palo. In questa piega della linea interista SuperMario si è insinuato e ha fatto valere la maggior stazza, con Skriniar costretto a rammendi acrobatici e difficili. L’Inter non ha mai visto la porta di Szczesny. Soltanto in un’occasione ci si è avvicinata sul serio, ma Chiellini ha allungato il gambone e ha disattivat­o il cross basso di Candreva. Chiariamo: l’Inter ha tenuto bene il campo, senza paura, anzi si è presa rischi con uscite dal basso ragionate. Mai buttare via il pallone, recita un principio del gioco spallettia­no, ed è giusto, se vuoi salire, devi mostrare personalit­à e non avere paura del pallone. Peccato che l’Inter si sia fermata a centrocamp­o, vittima di inibizione offensiva.

PREDOMINIO In avvio di ripresa la superiorit­à della Juve si è trasformat­a in predominio. Si è acceso Pjanic, protagonis­ta di 20-25 minuti splendidi per pulizia di tocco e visione geometrica: se il bosniaco desse continuità al sua calcio, sarebbe un piccolo Modric. E’ deflagrata la differenza di marcia tra Cuadrado e Santon, risolta da Spalletti con insolito cambio: tutti o quasi si aspettavan­o il brevilineo e rapido Nagatomo, ma è entrato Dalbert. La Juve ha alzato il baricentro, l’Inter si è ritrovata schiacciat­a

davanti ad Handanovic e ha cominciato a fare calcoli, ad accucciars­i nel tepore del punto salva-primato. C’è stato un momento in cui l’equilibrio sembrava sul punto di spezzarsi, però gli «spallettia­ni» hanno tenuto duro, perché la grammatura, intesa come consistenz­a, è la cifra principale di questa squadra. Non più pazzia, ma equilibrio, tenuta fisica e mentale. Con l’ingresso di Dybala lo 0-0 sembrava appeso a un filo, perché alla Juve mancava l’ultimo metro, la giocata spariglian­te nei pressi di Handanovic. Il calcio però è strano. Non solo Dybala è rimasto a crogiolars­i nella vaghezza che lo affligge da tempo, ma la sua entrata ha spento Cuadrado, fin lì il più immarcabil­e degli juventini (può essere pure che sull’esauriment­o del colombiano abbia inciso la migliore presenza scenica di Dalbert in marcatura). Brozovic, con tiro a giro non abbastanza girante, ha provocato un brivido alla curva juventina.

IL RAPACE E L’ELEFANTE Sul cambio Bentancur-Pjanic la partita si è avviata verso il caos calmo dello 0-0, risultato che lascia tutto aperto, nell’incertezza. La Juve rimane appollaiat­a come un avvoltoio sul trespolo dello scudetto. Per la prima volta non ha segnato dopo 44 partite filate di Serie A in cui aveva sempre fatto gol, ma per il quinto match ufficiale di fila non ne ha presi, segno questo di ritrovata impermeabi­lità. L’Inter ha retto l’urto ed è lì dove immaginava che fosse dopo sedici giornate, con pieno diritto. Se la Signora sembra un rapace, quest’Inter assomiglia a un elefante e sarà dura spostarla.

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 ??  ?? DUELLO AEREO Mandzukic salta in area tra Handanovic, Miranda e Skriniar
DUELLO AEREO Mandzukic salta in area tra Handanovic, Miranda e Skriniar
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