La Gazzetta dello Sport

Il curling va ai Giochi È una promozione storica

Torino 2006 fu in gara da Paese ospitante. Il pass maschile contro la Danimarca dopo una partita travolgent­e. Donne beffate

- Andrea Buongiovan­ni

Èdi nuovo curling-mania. Come dodici anni fa per l’Olimpiade di Torino, quando le audience televisive di certe partite non parvero possibili. Con la (grande) differenza che l’Italia stavolta ai Giochi, quelli di PyeongChan­g del febbraio prossimo, ci andrà per meriti tecnici propri e non come Paese organizzat­ore. E pure con un urlo strozzato in gola: perché se la Nazionale maschile, in Sud Corea, sarà tra le dieci elette in lizza, quella femminile, nell’incontro decisiva beffata all’extra end (una sorta di tempo supplement­are), dovrà stare a guardare. Ma già essere arrivata a giocarsela dopo la conquista del bronzo europeo di diciotto giorni fa, non fa che confermare che il movimento, nell’insieme, è in clamorosa ascesa. Grazie a un gruppo di giocatori e giocatrici senza precedenti, a uno staff di prim’ordine, a certi campanilis­mi messi da parte e a un progetto mirato portato avanti dalla Federghiac­cio anche con contributi Coni extra.

SENZA PRECEDENTI C’è così da celebrare una storica, prima volta. Mai gli azzurri – da quando la disciplina è a cinque cerchi, cioè da Nagano 1998, dopo l’esperienza isolata di Chamonix 1924 – avevano meritato sul campo il tanto agognato pass. L’impresa ieri mattina a Plzen, in Repubblica Ceca, alle 10.53 (giusto per enfatizzar­e), nell’ultimo preolimpic­o, dove gli azzurri, nella prima di due possibili sfide dirette, hanno superato la Danimarca. All’extra end, naturalmen­te.

CHE PARTITA Joel Retornaz e compagni, dopo un round robin fatto di 4 vittorie, 3 k.o. e il secondo posto finale, partono sfavoriti perché gli avversari, più esperti, con un bilancio di sei-uno, il girone lo hanno vinto e, sabato, il relativo scontro diretto (8-3). Invece... Al termine di una partita corsa sul filo dell’equilibrio e non adatta ai deboli di cuore, pronostico smentito. Tre a tre al termine del 6° end, 4-3 Danimarca alla fine del 7°, poi la svolta al 9°, con gli azzurri capaci di piazzare due punti e di portarsi sul 5-4. L’Italia, al 10° e ultimo, dopo alcuni errori pesanti, pare spacciata. I danesi, a quattro stone dal termine, hanno tre punti in casa. Ma gli azzurri si difendono miracolosa­mente e, per una fatto di centimetri, ne subiscono uno solo. Su situazione di parità (5-5), è spareggio. La Danimarca va a punto e poi gioca in difesa. Restano due stone: il biancoross­o Rasmus Stjerne posiziona la propria, ma è Amos Mosaner, con una doppia bocciata, a ribaltare il match, a chiudere il conto (6-5) e a regalare all’Italia un sogno.

LA FESTA Porta anche la firma di Simone Gonin, Daniele Ferrazza e Andrea Pilzer, guidati da coach Soren Grand e dal d.t. Marco Mariani. L’uomo copertina, insieme a Mosaner, eroe di giornata, è Retornaz, già presente a Torino 2006: «Nonostante i 34 anni – dice lo skip – non ho dormito. Questo risultato significa tanto: ce lo siamo meritati. È il più importante della mia carriera. Volevo che i miei brividi di dodici anni fa diventasse­ro quelli dei miei compagni». Così sarà: gli azzurri, ai Giochi, sfideranno Canada, Giappone, Gran Bretagna, Norvegia, Stati Uniti, Svezia, Svizzera e la stessa Danimarca, poi capace di battere i padroni di casa. Già, la Danimarca, giustizier­a dell’Italdonne di Diana Gaspari. In volata, di un soffio (5-4). Ma per una squadra così Pechino 2022 non è lontana.

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