La Gazzetta dello Sport

PEP AND THE CITY: BATTE MOU NEL DERBY, LA PREMIER IN MANO

Domina il derby in casa di Mourinho, il gol decisivo è di Otamendi. Adesso lo United ha un distacco di 11 punti dalla vetta

- Stefano Boldrini CORRISPOND­ENTE DA LONDRA

Non è la pietra tombale su questa Premier, ma quasi. Alla fine, sull’Old Trafford non si è abbattuta la neve annunciata, ma il gioco del Manchester City: il 2-1 sta persino stretto alla squadra di Guardiola, anche se Mourinho accusa l’arbitro di aver negato un rigore allo United per un contrasto Otamendi-Herrera. «Oliver è stato bravo, ma al momento cruciale ha sbagliato». L’episodio è perfetto per un dibattito post derby, ma ricordato che per i più l’arbitro ha visto bene, sul resto non si può discutere. Il City ha giocato meglio, ha gestito di più il pallone – 65% di possesso -, ha tirato di più, soprattutt­o è andato all’Old Trafford a cercare la vittoria. L’ha trovata e ora, con più 11 sulla banda di Mourinho, Jose Mourinho, 54 anni, sembra guardare Pep Guardiola, 46, durante il derby di Manchester il primo gol, segnato da David Silva sugli sviluppi di un angolo il pari di Rashford, favorito da un errore della difesa del City la girata decisiva di Otamendi, anche questa dopo un errore difensivo ha praticamen­te quattro gare di vantaggio. L’unica incognita, ad un verdetto annunciato, è la fatica: solo la mole esagerata di partite, tra Premier, Champions e coppe varie, può fermare, forse, l’armata di Guardiola. Intanto il successo nella stracittad­ina permette al City di eguagliare un record: 14 vittorie di fila, come l’Arsenal di Wenger tra il febbraio e l’agosto 2002.

AVVIO Guardiola poteva permetters­i di aspettare gli eventuali slanci dello United, ma sarebbe stato un Pep sconosciut­o. La sua visione del calcio è monolitica e non sono concesse deroghe. Il City ha preso il comando delle operazioni dall’inizio, anche con una certa determinaz­ione: Walker è stato ammonito dopo 3’. Il 4-3-3 ha liberato subito gli ormeggi, con gli esterni d’attacco chiave del match: Sterling ha frenato gli slanci di Young, mentre Sané ha costretto Valencia a difendersi. Lo United, vestito con il 4-2-3-1, ha pagato l’assenza di Pogba, squalifica­to: Herrera ha “gamba” e coraggio, ma non possiede il genio del francese. Lingard è stato stoppato da Fernandinh­o e a, a quel punto, non restava che sperare negli acuti di Lukaku, ma il belga è stato un disastro: ha regalato i due gol al City.

BOTTA E RISPOSTA Due assalti di Jesus e Otamendi non hanno lasciato il segno. Nel finale del primo tempo, i fuochi d’artificio. De Gea ha respinto una botta di Sané e, sul corner successivo, Lukaku ha svirgolato in piena area: sul pallone si è fiondato David Silva e la girata ha fulminato De Gea. Lo United ha reagito con orgoglio. Un cross di Rojo è stato sfiorato da Otamendi e gestito male da Delph: Rashford non ha avuto pietà. I cambi dell’intervallo hanno modificato il City: Fernandinh­o è scalato al centro della difesa. Un altro rinvio sballato di Lukaku ha spedito il pallone contro la schiena di Smalling: inseriment­o di Otamendi e 2-1. United consegnato al suo destino e De Gea bravo ad evitare il tris su De Bruyne. Il contrasto Otamendi-Herrera ha fallo saltare Mourinho. Ederson è salito sul palcosceni­co nel finale, con una doppia respinta su Lukaku e Mata, ma ancora De Gea ha evitato guai su Bernardo Silva. Tutto il City ai piedi dei tifosi dopo il fischio finale: la festa liberata. Guardiola non ha partecipat­o alle celebrazio­ni, ma ora conduce 9-4 negli scontri diretti con Mou - 7 i pareggi - e la sua felicità è all’ennesima potenza: «Questa gara dimostra che anche in Inghilterr­a si può giocare e vincere come in Spagna».

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Abbraccio Josè Mourinho, 54 anni, e Pep Guardiola, 46
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