La Gazzetta dello Sport

IL FETICCIO DEL NON PRENDERLE

- di ALESSANDRO DE CALÒ

Il prima non prenderle che, piano piano, sta diventando verbo e influencer del nostro campionato, finisce col fare il gioco dell’Inter.

l prima non prenderle che, piano piano, sta diventando verbo e influencer del nostro campionato, finisce col fare il gioco dell’Inter. Ogni 0-0 ha la sua storia, ma l’effetto sulla classifica dei pareggi di Napoli e Roma è identico a quello di sabato tra bianconeri e nerazzurri. A questo punto tutto è come prima: Spalletti comanda, Sarri che manca il sorpasso segue a un punto, Allegri a due, Di Francesco può agganciare Max se vincerà il recupero con la Sampdoria. Quattro squadre in un fazzoletto, e ci sarebbe anche la Lazio, volendo: la corsa scudetto continua a essere un viaggio di gruppo. La qualità del gioco è quella che vediamo, il ritmo è soft, però l’incertezza domina e la prospettiv­a è avvincente. Al vertice degli altri top campionati d’Europa non c’è niente di simile. Ieri il City ha vinto il derby di Manchester in casa di Mou e il Pep continua la marcia trionfale di gioco, gol e spettacolo con 11 punti sullo United e 14 su Conte. Un altro film. In Francia il Psg è a più 9 sul Lione, in Germania il Bayern ha 8 lunghezze sul Lipsia. Soltanto in Spagna c’è qualcosa che sta ancora coagulando alle spalle del Barça, tra il sorprenden­te Valencia (5) e i soliti Atletico (-6) e Real Madrid (-8). Vedremo.

Qua da noi la partita è aperta perché, dopo la partenza super, il Napoli ha esaurito un po’ della sua spinta propulsiva (per la prima volta, da quando c’è Sarri, ha chiuso due match di fila senza segnare), perché l’Inter anche quando gioca male non perde un colpo – è l’unica imbattuta – perché Di Francesco è riuscito a plagiare rapidament­e la Roma e ha a disposizio­ne un organico in grado di giocarsela. L’uomo del giorno è Luciano Spalletti: oltre a fare lo straordina­rio lavoro che sappiamo, nelle settimane ad Appiano Gentile, è anche un asso sul piano della comunicazi­one: dilaga con le sue metafore, gli ammiccamen­ti, le insinuazio­ni. Ieri si è disimpegna­to tra fogne, gufi e colombe, accendendo i social. Credo però che, in modo più silenzioso, il vero protagonis­ta sullo sfondo, in questo momento, sia Max Allegri. Da settimane e in particolar­e nella vigilia dello scontro col Napoli, il tecnico della Juve ha insistito sul primato delle difese, sul fatto che in Italia vince-chi-prende-meno-gol.

Era un modo abbastanza elegante e un po’ infastidit­o di misurarsi col calcio-show di Maurizio Sarri, sommerso da elogi plebiscita­ri e indicato da tutti come il migliore della Serie A. In un momento di difficoltà, dopo il kappaò con la Juve, l’eliminazio­ne in Champions e lo 0-0 di ieri con la Fiorentina, Sarri è accerchiat­o. Torna al comando il vecchio sistema di gioco all’italiana, con pregi, difetti e varie sfumature. Il prima non prenderle è un feticcio che torna di attualità in un torneo che verrà probabilme­nte deciso dagli scontri diretti. Da tre match la Juve non prende gol. Chi sbaglia resta indietro, chi non ha ricambi all’altezza rischia di perdersi. Le coppe europee inciderann­o molto: oggi i sorteggi di Champions ed Euroleague diranno già qualcosa. L’Inter non ha coppe e giocherà in casa gli scontri diretti con Napoli, Juve e Roma. È meno forte dei bianconeri, ma non è un caso che sia prima. Lo sprint è lanciato, sarà bello lungo. Intanto, nella neve di San Siro, è stato difficile trovare grandi differenze tra questo Milan di Gattuso e quello di Montella. Il filo rosso della manovra, la gestione del pallone, i lapsus e i rari momenti felici si somigliano molto. Il solco rimane lo stesso, le scelte non sembrano così distanti. Certo, cambia il risultato rispetto ai fischi che avevano segnato il capolinea dell’Aeroplanin­o. La vera differenza la fa Jack Bonaventur­a, più concreto sotto porta. Dopo il pari a Benevento, e il flop in coppa a Fiume, Gattuso porta il Milan al settimo posto. Una svolta, forse. Settimo posto era il piazzament­o della Juve prima di Conte, lo stesso dell’Inter prima di Spalletti. Un buon trampolino per ripartire.

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