La Gazzetta dello Sport

Agnelli insiste «La ricerca del successo è una dolce ossessione»

Il presidente della Juve premiata per scudetto e finale di Champions: «Bisogna alzare ancora l’asticella»

- MILANO f.d.v.

L’ultima immagine è un abbraccio. Andrea Agnelli stringe forte Gonzalo Higuain e quel contatto dice tanto, tutto. Insieme hanno festeggiat­o l’ultimo scudetto della Juventus, il primo per il Pipita, il sesto per il presidente bianconero. Agnelli sale sul palco per ricevere per conto della sua Signora il premio di squadra dell’anno: l’anello dei Gazzetta Sports Awards glielo consegna Andrea Monti, direttore della Gazzetta. «Questa è una serata veramente importante», dice Agnelli, uno che non ama le cerimonie, ma per amore della Juventus si fanno anche le eccezioni. «Quest’anno festeggiam­o 120 anni di storia, di cui siamo orgogliosi, come famig lia noi ci siamo da 94 anni. Alla Juventus la ricerca della vittoria è una dolce ossessione. La parola vincere è ricorrente nel nostro vocabolari­o. L’asticella va messa sempre più in alto».

SACRIFICIO E ALLENAMENT­O Il presidente racconta un aneddoto del passato: «Un giorno Marchisio venne da me per firmare il rinnovo e mi disse: “Non voglio essere l’unico juventino a non aver vinto niente”. Io gli risposi: “Neppure io voglio essere l’unico presidente a non aver vinto nulla”. I risultati passano per abnegazion­e e sacrifico. Il talento non basta. Deve allenarsi». Agnelli ha vinto più di qualcosa: è il presidente dei 12 trofei in 7 anni (oltre 6 titoli italiani, anche 3 Coppe Italia e 3 Supercoppe italiane). Dal record dei 102 punti in campionato al ritorno prepotente sulla scena europea, con due finali in tre anni; dalla sorpresa Conte alla conferma Allegri, tutto sotto la regia del giovane presidente, che nel frattempo si è accreditat­o anche in campo internazio­nale, succedendo a Rummenigge alla presidenza dell’Eca.

RIFORME «Per me è un grandissim­o onore – racconta Agnelli –. Sono entrato nell’Eca sei anni fa e Rummenigge mi ha fatto crescere. In Italia dobbiamo ritornare ad avere come priorità gli obiettivi del calcio italiano. Le ricette per migliorare sono note a tutti, bisogna applicarle. Sappiamo quello che vogliamo diventare, dobbiamo agire per non rischiare l’immobilità». Il 2017 è stato un anno straordina­rio, con il sesto scudetto consecutiv­o (nuovo primato nel campionato italiano) e la Coppa Italia. Poteva essere triplete se non ci fosse stata Cardiff. Senza la sconfitta nella finale di Champions contro il Real sarebbe stato l’anno perfetto. Resta comunque una stagione straordina­ria.

SOGNANDO KIEV Agnelli ha riportato la Juventus in alto in tutti i campi, coniugando successi e ricavi. Ha coltivato con amore la passione ereditata da papà Umberto, trasforman­do il germoglio seminato dopo la retrocessi­one in B in una pianta bellissima e rigogliosa. Ha avuto anche il merito di scegliere i collaborat­ori giusti: Beppe Marotta, con il prezioso aiuto del suo braccio destro, Fabio Paratici, ha costruito mercato dopo mercato la meraviglio­sa macchina da trofei. Agnelli ha vinto tanto ma non tutto, la Champions resta un sogno da inseguire. A caldo, subito dopo la sconfitta col Real, rilanciò la sfida: «Ci rivediamo a Kiev», disse con orgoglio. Lì si giocherà la finale 2018. La Juventus non si sente appagata, perché vincere è una dolce ossessione.

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BOZZANI Il direttore della Gazzetta Andrea Monti premia il presidente della Juventus Andrea Agnelli
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