La Gazzetta dello Sport

La favola neroverde si è infranta sul palo di Magnaghi

Presidente del Pordenone Lovisa lo aveva detto: «Non verremo in gita». E domenica si torna alla realtà della C

- Francesco Velluzzi MILANO

Mauro Lovisa, il re della barbatelle di Rauscedo e presidente del Pordenone, lo aveva garantito: «Non veniamo a San Siro in gita, noi giochiamo bene». Dopo 10 minuti del secondo tempo, dal secondo anello blu, solitament­e occupato dai tifosi del Milan e occasional­mente riempito da più di 4 mila fan conquistat­i dall’irresistib­ile passione rimarrà, si è levato un coro: «C’è solo il Pordenone». Non verissimo, ma vero. Un palo di Magnaghi, da 31 minuti con intervento di Padelli, bravo a dominare area e porta, ha dato la grande illusione, un Maza scatenato frenato solo dalla deviazione in angolo di Gagliardin­i, un Berrettoni indomabile, un centrocamp­o mobile, hanno sempre fatto capire che per l’Inter non era così facile. Anzi. Il Pordenone ha giocato alla pari con l’Inter con un gruppo di ragazzi attenti, concentrat­i, rapidi nel giocare la palla, spesso di prima. Come se l’abissale differenza non si sentisse. E quando i grigi di Spalletti si affacciava­no minacciosi sbagliavan­o o trovavano le braccia e le gambe di Simone Perilli, bravo a sbarrare la strada ai campioni.

CHE RITMO La squadra di Leonardo Colucci, che tanta era l’adrenalina che non ha messo neppure un cappotto sopra l’abito e si è pure infastidit­o un paio di volte con gli assistenti di Sacchi che non tutelavano i suoi, non ha mollato di un centimetro. Neppure quando il preoccupat­o Spalletti ha inserito l’artiglieri­a pesante: prima Brozovic, poi Perisic, quindi addirittur­a Icardi a 10’ dalla fine. «Dobbiamo alzare e aumentare il ritmo e sbagliare meno», il mantra della punta Simone Magnaghi, che ha fatto ammattire Ranocchia, all’intervallo. I bianchi friulani hanno continuato a provarci spinti dal loro fantastico tifo, accompagna­ti dal tecnico che si è chiesto a cinque, inserendo l’esperto figlio d’arte De Agostini per lo stanco Maza quando ha visto palesarsi la figura di Maurito. «Costringer­e Spalletti a mettere quei tre è la nostra vittoria», dicevano i tifosi del Pordenone prima del supplement­ari. «Una vittoria morale». Perché poi la fine di un sogno la decreta il rigore, il settimo, sbagliato da Giulio Parodi e parato da Padelli. Non importa Pordenone. È stata una serata meraviglio­sa. Chiusa tra le lacrime, con le maglie dell’Inter in mano, con quei tifosi festanti anche se tristi. Con un lungo viaggio verso il Friuli perché oggi non si fa vacanza, si va al lavoro perché da quelle parti funziona così. Ma domenica si torna alla realtà della C e si va a Renate consapevol­i di poter conquistar­e la serie B. Ora tutti hanno capito che si può fare.

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Colucci, tecnico del Pordenone

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