La Gazzetta dello Sport

NON CI SONO VINCITORI

- di UMBERTO ZAPELLONI

C’è molta tristezza nel leggere la puntata natalizia della telenovela Donnarumma. Per il ragazzo, soprattutt­o. Per come ancora una volta lui e la sua famiglia si stiano prestando a giochi torbidi e decisament­e proibiti. La letterina firmata da Gigio e recapitata a fine settembre dal legale di riferiment­o di Mino Raiola al Milan è di quelle che vanno di traverso a prima vista.

C’è molta tristezza nel leggere la puntata natalizia della telenovela Donnarumma. Per il ragazzo, soprattutt­o. Per come ancora una volta lui e la sua famiglia si stiano prestando a giochi torbidi e decisament­e proibiti. La letterina firmata da Gigio e recapitata a fine settembre dal legale di riferiment­o di Mino Raiola al Milan è di quelle che vanno di traverso a prima vista. Non esattament­e una letterina a Babbo Natale: «Pressioni psicologic­he, ho firmato ma non ero sereno», il sunto del suo papiro anticipato ieri dal Corriere della Sera. Qualcuno ci spieghi a che tipo di pressione psicologic­a può essere stato sottoposto un ragazzo di 18 anni per firmare un contratto che fino al 30 giugno 2021 gli garantirà 5,5 milioni netti a stagione (più bonus, e più il contratto al fratello Antonio). Imbarazzan­te per chi ha messo un autografo sotto una missiva del genere. Non ci sono altre parole per commentarl­o. I legali lo definiscon­o «vizio del consenso», ma sostenere che Donnarumma sia stato circuito per firmare quel contratto appare davvero un’impresa impossibil­e, come attraversa­re l’Atlantico a nuoto. Il problema, come spesso accade, ha un nome e un cognome: Mino Raiola. La sua tattica è sempre la stessa. Portare lo sconquasso in una società all’apparenza debole e incassare più denari possibili per sé e i suoi assistiti. Poco gli importa di far indossare a Gigio il costume di «Dollarumma» da cui era riuscito a fuggire dopo la firma estiva. Raiola avrà anche tutte le ragioni dalla sua perché il Milan prospettat­o in estate non è mai nato per mancanza di risultati, perché le promesse di Fassone sigillate da una stretta di mano non si sono trasformat­e in realtà, perché la clausola legata al rinnovo non è mai stata depositata in Lega, un fatto comunque grave che la società dovrà spiegare in modo adeguato per evitare di passare come correspons­abile. Ma il metodo usato, quella lettera autografat­a da Gigio e dalla sua famiglia, gridano davvero vendetta. E fanno passare dalla parte del torto il portierone destinato a ereditare la maglia di Buffon in Nazionale. Il futuro di Gigio, a questo punto, appare segnato. Il Milan non andrà in Champions la prossima stagione e, per sopravvive­re, dovrà cedere con ogni probabilit­à il suo gioiello più prezioso. Nessuno in rosa può raggiunger­e la valutazion­e di Donnarumma, nonostante la sua stagione (complice la squadra) non sia certo esaltante. La lettera a sua firma però lo farà passare per il Grande Traditore e nello stesso tempo attenuerà la rabbia dei tifosi verso una società che non riesce a trattenere i suoi gioielli. Una sconfitta per tutti. Per il Milan, per Gigio e anche per il suo procurator­e, ancora una volta additato come l’uomo nero del calcio. Certo, il Milan con un colpo di coda, potrebbe proporre a Gigio il prolungame­nto del contratto con nuova clausola (questa volta depositata regolarmen­te). Ma servirebbe solo a rinviare il problema alla prossima lettera. Alla fine potrebbe convenire un accordo con Raiola, l’uomo nero che diventereb­be alleato... Chissà.

Dopo aver trovato un’apparente serenità con la vittoria contro il Bologna, il Milan contava di poter trascorrer­e un Natale tranquillo. Gattuso che già ha mille difficoltà, avrebbe meritato di poter lavorare in pace senza trovarsi pacchi bomba a sorpresa sotto l’albero. Il caso Donnarumma ha aggiunto un altro problema, come se non bastasse la battaglia quotidiana per dare credibilit­à a una società che ancora deve dimostrare di meritare il museo in cui festeggia con sponsor e amici. Sarà una battaglia su più fronti. E solo una nave davvero forte non farà la fine del Titanic. Occhio agli iceberg.

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