La Gazzetta dello Sport

FEDERAZION­I SPORTIVE A SCUOLA, I RISCHI DA EVITARE

- di VALERIO PICCIONI email: vpiccioni@rcs.it twitter: #vaprap

Federazion­i sportive a scuola con i loro tecnici. Anche la mattina, nell’orario curricolar­e. Affiancand­o i professori di educazione fisica, che - lo dicono le reazioni di molte associazio­ni di categoria (Capdi ed Edumoto in primis) - non l’hanno presa proprio bene. Oggi la sperimenta­zione sarà presentata dalla ministra Fedeli e da Malagò. Partirà da gennaio nelle scuole medie e coinvolger­à 100 istituti, in pratica uno per provincia, per un totale di 1500 classi. L’obiettivo è «favorire la pratica motoria e sportiva» e «realizzare percorsi per la diffusione dei valori educativi dello sport», anche per «il contrasto al bullismo». Il percorso è articolato su tre discipline sportive per scuola, ci sono anche un’attività pomeridian­a e una festa finale.

Scuola e sport devono parlarsi. Il problema è come. Non c’è nulla di male nell’entrata delle federazion­i sportive della scuola, molto spesso ci sono già. I tecnici che arriverann­o, peraltro, saranno tutti laureati in scienze motorie. Ma il problema è: che ruolo avranno questi tecnici? A chi sarà affidata la loro formazione «scolastica»? E questo «affiancame­nto» non rischia di delegittim­are il professore? Oggi ascolterem­o le prime risposte. Sport ed educazione fisica sono mondi vicini ma non identici. Semplifica­ndo: se io faccio il tecnico federale, agisco nell’ottica della selezione; se faccio il professore devo fare più o meno il contrario. C’è un altro pericolo: cullarsi nell’idea di un Coni eterno supplente delle assenze dello Stato. L’abbiamo visto nelle elementari: la soluzione dei «tutor» non basta più, ci vogliono i professori di educazione fisica. E ci vuole una riforma vera. In cui si capisca chi fa cosa (compreso chi paga) per l’attività motoria nella scuola.

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