Da carpentiere all’Aniene Felicetti sogna i Giochi
Lavorava 9 ore al giorno in una falegnameria poi il passaggio al club Canottieri di Malagò. «Volevo mollare, ora posso fare l’atleta»
«Da ottobre c’è una grande novità per me. Faccio parte del gruppo sportivo del Circolo Canottieri Aniene. Sì, quello del presidente del Coni Malagò. Sono molto grato a lui, a Cesare Pisoni e a tutte le persone che mi hanno aiutato. Sono il primo atleta degli sport invernali a essere entrato nel gruppo. Per me questo significa allenarmi ogni giorno senza il peso di nove ore di lavoro». Per Mirko Felicetti la stagione che oggi inizia con il gigante parallelo di Carezza non è speciale soltanto perché conduce all’Olimpiade. Questo ragazzo di Moena, 25 anni e cinque podi in Coppa del Mondo, fino all’estate appena trascorsa faceva il falegname. «In realtà sono più carpentiere — racconta —. Ho lavorato anni per un’azienda privata, la falegnameria Defrancesco Ivan. D’estate mi facevo le mie nove ore di lavoro e poi sapevo che la sera mi aspettavano altre 2-3 ore di allenamento. Stava diventando un incubo. Anche perché al lavoro sei sempre esposto a traumi, a stress. È dura per il fisico ma anche per la testa. Sono anche stato tentato di mollare con lo sport. Per questo ringrazio l’Aniene: col budget che mi hanno messo a disposizione mi sono tolto un grande peso e ora posso fare l’atleta. Ma sono molto riconoscente verso il mio vecchio padrone; mi ha sempre permesso di allenarmi, quando c’era un lavoro da finire mi diceva “vai” e qualcuno si sacrificava al posto mio. Ogni volta che posso vado a trovare i miei compagni di lavoro, anche perché lì ritrovo gli attrezzi e io ho sempre qualcosa da sistemare a casa».
SQUADRA DA UNIRE Qualcuno lo ha chiamato «Cavallo pazzo» perché in gara è capace di fare cose straordinarie, ma anche risultati mediocri. Lui si definisce «quello con il cacciavite in mano». «Per il materiale sono molto curioso ed esigente — spiega —, mi piace provare mille cose, credo sia un modo per crescere. E mi piace condividere ciò che ho scoperto». Da quanto salirono insieme sul podio di uno slalom a Bad Gastein, nella squadra azzurri Mirko Felicetti e Maurizio Bormolini sono Cip e Ciop. «Ci conosciamo da una vita — racconta il fassano —, ho sempre preso Maurizio come riferimento anche quando gareggiava tra i più giovani. Siamo come fratelli, condividiamo molte passioni». Difficile fare squadra in uno sport individuale. La scorsa stagione, in chiave azzurra, qualcosa non ha funzionato: la macchina che dal 2010 aveva mietuto podi si è un po’ inceppata, in gigante — unica specialità rimasta nel programma olimpico — è arrivato solo il terzo posto di Aaron March nella preolimpica di Phoenix PyeongChang, con Felicetti quarto a Bansko e per 5 volte tra i migliori 12. «Forse è mancata un po’ di armonia — continua il trentino —. Ognuno si allenava per conto proprio, non eravamo più una squadra. Quest’estate ce lo siamo detti quando abbiamo iniziato la preparazione a Formia. Ora le cose vanno meglio». Merito anche del ritorno del preparatore Bernard Thaler, invocato a gran voce da Felicetti «perché sa fare gruppo, tenerci uniti».
CONCORRENZA Il gruppo del resto è folto: con Felicetti e Bormolini, tra Carezza e Cortina oggi e domani saranno al via i veterani March e Fischnaller e poi Mick, Coratti — praticamente al rientro: l’anno scorso fece una sola gara — e i giovani Bagozza, Hofer e Messner. Difficile trovare i quattro per la Sud Corea. «Io mi sento bene — conclude Felicetti —, mi manca poco per sentirmi tirato a lucido. Sì, gran parte dei risultati li ho ottenuti in slalom, ma in gigante ho lavorato un sacco e mi sento preparato». I Giochi sono un sogno per chiunque. Figurarsi per chi, fino a ieri, li inseguiva dopo ave passato nove ore tra pialle, chiodi e martelli.
OGGI Gigante parallelo a Carezza (finali ore 12.30). Uomini: Fischnaller, March, Mick, Felicetti, Bormolini, Coratti, Bagozza, Hofer, Messner. Donne: Ochner, Caffont, Gaspari, Lombardi, Santifiller.