La Gazzetta dello Sport

FROOME SHOCK Troppo farmaco anti asma Rischia fino a 2 anni di stop

Il controllo alla Vuelta vinta su Nibali: quantità doppia di salbutamol­o. La difesa: «Stava male e il medico...»

- Ciro Scognamigl­io scognamigl­io@gazzetta.it twitter@cirogazzet­ta

Clamoroso: Chris Froome, positivo al salbutamol­o all’ultima Vuelta, rischia di perdere il successo nella Vuelta stessa (che passerebbe a Vincenzo Nibali, 2° a Madrid) e di essere sanzionato con una squalifica fino a 2 anni. «Ho l’asma, lo sanno tutti, conosco le regole», la difesa del britannico di Sky, supportato dalla squadra. Per riassumere una vicenda che da ieri mattina ha (ri)messo sottosopra il mondo del ciclismo, bastano queste poche righe. Per approfondi­menti, scenari e retroscena, ne servono ben di più.

GIORNI Mercoledì 6 settembre la Vuelta arriva sull’Alto de los Machucos: il tempo è brutto e Froome, che soffre le avverse condizioni climatiche, va in difficoltà. Resta in maglia rossa, ma Nibali lo incalza. Il giorno dopo, nella Suances-Santo Toribio de Liebana, lo scenario si capovolge: su un traguardo più adatto a lui, Chris riguadagna 21” sullo Squalo e come da consuetudi­ne — siamo alla 18a tappa, lui è leader dalla terza — viene controllat­o. Ed è proprio quello il test, disposto dalla Fondazione antidoping indipenden­te guidata dall’italiana Francesca Rossi, che risulta positivo, anche alle controanal­isi (entrambi i campioni sono stati esaminati a Madrid). Il salbutamol­o, principio attivo del Ventolin, è un broncodila­tatore di uso comune contro l’asma: il limite consentito nelle urine è 1.000 nanogrammi/ml, ma quel giorno Froome lo abbatte, è a 2.000. La notifica gli arriva il 20 settembre, giorno della cronometro iridata di Bergen, in cui coglie il bronzo. E il giorno che può essere considerat­o come l’ultimo del connaziona­le Brian Cookson alla guida dell’Uci: all’indomani sarà eletto il francese David Lappartien­t.

ITER Il re di quattro Tour de France non viene sospeso: per l’articolo 7.9.1 del regolament­o Uci, il salbutamol­o è una sostanza «specifica», di cui si può provare l’uso per motivi terapeutic­i. Dunque la sospension­e non è automatica. Di sicuro Chris è a conoscenza della vicenda, ma si mostra sereno quando l’11 ottobre riceve con la moglie Michelle un giornalist­a britannico a Montecarlo, e pare felice quando il 29 novembre annuncia con un video-messaggio la partecipaz­ione al Giro d’Italia 2018: dopo la doppietta Tour-Vuelta 2017, vuole il terzo grande giro di fila e, soprattutt­o, la doppietta col Tour a 20 anni da quella riuscita a Marco Pantani. Di sicuro, la vicenda era nota a Sky, Uci e fondazione antidoping. «In condizioni normali — fa sapere il team — sarebbe un procedimen­to rimasto confidenzi­ale. Ma nell’interesse dei media è importante mettere i fatti sul tappeto». In realtà, Sky e Uci sono uscite allo scoperto perché il quotidiano francese Le Monde e quello britannico The Guardian avevano trovato la notizia: e dunque hanno realizzato due comunicati quasi simultanei ieri mattina presto.

REGOLAMENT­O Nel complesso mondo dell’antidoping, il salbutamol­o è regolament­ato in maniera particolar­e (anche perché i problemi respirator­i per i ciclisti, che spesso pedalano tra gas di scarico e atmosfera inquinata, sono frequenti): se non se ne aspirano più di 800 microgramm­i in 12 ore, o 1.600 in 24, dal 2010 non serve neppure l’autorizzaz­ione terapeutic­a. Uso sì, abuso no: per questo c’è il limite-Wada di 1.000 nanogrammi al millilitro. Sky e il team manager Dave Brailsford dicono che durante la Vuelta l’asma di Froome è peggiorata e lui ha assunto doti crescenti di salbutamol­o» ma che «la notifica di questo risultato non significa che siano state infrante regole. Ci sono significat­ive e non prevedibil­i variazioni nella metabolizz­azione e secrezione del

salbutamol­o, possono influire fattori come l’interazion­e dello stesso col cibo o altre medicine, la disidrataz­ione, o il momento dell’utilizzo prima del test».

POLEMICHE Di certo, non è la prima volta che Froome finisce nell’occhio del ciclone. E non nel senso delle polemiche legate ai sospetti di doping tecnologic­o, che pure non sono mancate in questi anni, fin dai tempi delle tremende «frullate» sul Ventoux al Tour 2013. E neppure riferendos­i ai non sempre facili rapporti col pubblico, specie sulle strade del Tour, tra sputi, insulti, lanci di urina e gesti dell’ombrello. No, basta restare ai problemi respirator­i del 32enne nato a Nairobi ed esploso ad alti livelli col secondo posto alla Vuelta 2011. Problemi deflagrati in pratica in diretta televisiva al Delfinato 2014, quando le immagini lo mostrarono mentre si spruzzava il Ventolin. Chris ammise di soffrire d’asma da tempo, anche se ci fu chi fece notare che nella sua autobiogra­fia non ne aveva fatto cenno (a differenza della bilharzios­i, malattia parassitar­ia che è riuscito a sconfigger­e negli anni): «Prendo il Ventolin durante lo sforzo — aveva spiegato —. E due spruzzi di Fluticason­e, un corticoide più leggero, in maniera preventiva. Mi aiutano a respirare in modo normale, non sono un aiuto alla prestazion­e». Polemiche non mancarono neppure quando si scoprì che Froome aveva ottenuto una esenzione terapeutic­a per assumere per via orale il prednisolo­ne, un potente corticoide, da usare per un’infezione alla vie respirator­ie prima del Romandia 2014, poi vinto. Gli hacker di «Fancy Bears» rivelarono l’uso di un’altra esenzione chiesta nel 2013, mentre Froome stesso disse che alla fine del Tour 2015 non ne aveva chiesto una per curare la bronchite. Restando in casa Sky, non si può non ricordare il caso legato alla consegna di un pacco sospetto a Bradley Wiggins (a

sua volta coinvolto in casi di autorizzaz­ioni terapeutic­he) al Delfinato 2011, da poco archiviato per l’impossibil­ità di provare con certezza che cosa contenesse.

SCENARIO Ma ora è della Vuelta 2017 e del salbutamol­o che si parla, e il pensiero non può non correre alla vicenda di Diego Ulissi, la più vicina (2014) e con la stessa normativa: il toscano prese 9 mesi. Il caso Froome potrà essere esaminato dal Tribunale antidoping voluto dall’Uci e il regolament­o parla chiaro: «Una violazione delle regole antidoping in un test in competizio­ne porta all’annullamen­to dei risultati». Tradotto: se non riuscirà a discolpars­i, addio Vuelta. Quanto alla possibile sanzione, potrebbe oscillare tra i 3 e i 12 mesi visti i precedenti (la quantità di salbutamol­o non era mai stata però tanto elevata): così anche la partecipaz­ione a Giro e Tour potrebbe essere messa in discussion­e.

NON CONOSCO IL DOSSIER, M’HANNO SOLO INFORMATO DI VALORI ANOMALI DAVID LAPPARTIEN­T PRESIDENTE UCI

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Chris Froome, 32 anni, è nato in Kenya
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AFP Chris Froome in giallo all’ultimo Tour de France, dove ha centrato il poker; a sinistra uno dei tanti test antidoping a cui si è sottoposto nel dopocorsa

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