La Gazzetta dello Sport

Spalletti chiama Suning «Serve di più per fare un salto in avanti...»

«Ausilio dice che a gennaio è difficile trovare giocatori più forti dei nostri? Lui fa il d.s., è la proprietà che deve parlare»

- Mirko Graziano MILA NO

Panchina corta. L’Inter non ha alternativ­e all’altezza dei 12-13 titolariss­imi, e nelle situazioni complicate fatica a cambiare marcia o a inventare qualcosa di diverso dalla trequarti in avanti. L’allarme va preso tremendame­nte sul serio dopo lo sconcertan­te secondo tempo di ieri pomeriggio, a maggior ragione con una classifica ancora molto buona e il mercato di gennaio alle porte, quindi con tutto il tempo per mettersi in «sicurezza» nella corsa Champions. È bastato per esempio un turno infrasetti­manale (120’ negli ottavi di Coppa Italia) per mandare in tilt mezzo centrocamp­o: Vecino e Brozovic appannati, pesanti e senza ricambi concreti (pure Gagliardin­i aveva 120’ nelle gambe; Joao Mario a casa con la tonsillite). I problemi sono soprattutt­o a livello di qualità. È necessario un centrocamp­ista-assaltator­e che sappia produrre anche centralmen­te strappi devastanti quando la squadra va in difficoltà (Ramires? Barella?). Manca poi talento puro a ridosso dell’area avversaria. Candreva e Perisic hanno peso, cuore e gamba, sono a tratti immarcabil­i a campo aperto, ma non creano superiorit­à numerica dal nulla, e vanno pescati nello spazio per poter scatenare tutti i loro cavalli. Karamoh? Acerbo, leggerino, ha bisogno di tempo. Il mercato propone oggi Pastore e Verdi, buone carte nell’immediato, ma di sicuro gli scout nerazzurri avranno anche altri nomi sul taccuino. Quando di fronte trovi muri solidi, organizzat­i, è con i «giocatori diversi» che puoi venirne a capo: la Juve ha Dybala, Cuadrado, Bernardesc­hi e Douglas Costa; il Napoli è un flipper coi vari Insigne, Mertens e Callejon; la Roma inventa grazie a Perotti, Nainggolan, Gerson e Schick. AUSILIO, CHE DICI? Ausilio dice che «a gennaio è difficile trovare giocatori più forti dei nostri». Così Spalletti: «Non penso che Piero conosca ancora le disponibil­ità di investimen­to della società. Lui fa il d.s., ma è la società che deve dettare le linee guida, altrimenti si finisce come in estate: mille nomi e poi... Ho una squadra forte, questo sì, ma probabilme­nte abbiamo bisogno di qualcosa in più per fare un salto in avanti». È il momento che Luciano «protegga» un lavoro sul campo fin qui ai limiti del miracoloso, e metta sul tavolo di Suning le lacune di una rosa che così com’è strutturat­a non può obiettivam­ente garantire al cento per cento il ritorno nell’Europa che conta.

STRATEGIA FAIRPLAY Certo, la voce dovranno alzarla soprattutt­o i dirigenti di base a Milano. Pare che Sabatini ci abbia già provato senza troppo successo nel suo ultimo blitz a Nanchino: il problema è di strategia rispetto ai paletti del FairPlay finanziari­o. Entro il 30 giugno l’Inter dovrebbe incassare circa 60 milioni in plusvalenz­e per evitare multe o sanzioni Uefa. E Zhang Jindong ha allora confermato la politica dell’autofinanz­iamento a gennaio, con l’obiettivo di fare cassa nella seconda parte della stagione attraverso nuovi ricavi (sponsor), potenziali cessioni e l’eventuale possibilit­à di anticipare a bilancio una parte dei premi Champions. La via alternativ­a? Investire subito (a gennaio non ci sono di fatto limiti), alzare quindi il valore della rosa e affidare poi a Sabatini e Ausilio il compito di far tornare i conti prima di luglio con una serie di cessioni ben mirate. Ed è forse questa l’unica soluzione in grado di far sognare in grande il popolo nerazzurro, una strada che non ha fra l’altro segreti per Sabatini, vero re delle plusvalenz­e.

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