La Gazzetta dello Sport

Kalinic e Montolivo Il Milan a due facce cerca il salto in alto

Opposte: dagli applausi ai fischi e viceversa. Gattuso chiede a Nikola e Riccardo di prendere per mano la squadra

- Marco Pasotto MILANO

Se Nikola glielo chiedesse, Riccardo potrebbe spiegargli come affrontare la situazione. Magari è successo – anzi, probabile –, e poi un consiglio da chi ci è già passato è sempre utile, anche se si hanno quasi trent’anni e oltre trecento partite da profession­ista. In questo Milan che nei primi quattro mesi ha già divorato un allenatore e diversi giocatori, agli occhi dei tifosi Kalinic e Montolivo sono le due facce della stessa luna. Percorso inverso: uno è caduto in disgrazia di recente dopo un inizio promettent­e, mentre l’altro ha smesso di essere considerat­o l’undicesima piaga d’Egitto e si è ritrovato addirittur­a nei cori della curva.

INDIZI Il pallone spesso rotola in modo strano e ciò che pare scolpito nel marmo può diventare fluido. Di certo per Nikola e Riccardo le premesse parevano altre. Soprattutt­o per Montolivo, che aveva vissuto un’estate calcistica­mente tragica: nel giro di quattro giorni, con l’arrivo di Biglia e Bonucci, si era ritrovato virtualmen­te senza maglia da titolare e di fatto senza fascia di capitano. Il tutto appesantit­o dalla cronica conflittua­lità con i tifosi che, in piena bulimia ed estasi da campagna acquisti, lo percepivan­o come il massimo emblema del vecchio Milan. Ovvero del Milan di Berlusconi e Galliani, che agli occhi della gente rossonera aveva smesso di funzionare da un pezzo. In poche parole: c’erano forti indizi per pronostica­rgli un futuro a breve termine decisament­e complicato. Kalinic invece, pur non avendo il fascino di un centravant­i top come i nomi a cui era stato dietro il Milan lungo l’estate – su tutti Belotti e Aubameyang –, era comunque stato accolto positivame­nte. Sia perché era, ed è, un giocatore generoso e utile, sia perché probabilme­nte tutti pensavano che, collocato nel contesto di una campagna acquisti da oltre 200 milioni, avrebbe prodotto numeri da record. Della serie, sentito più volte al bar: «Vabbé, magari non vincerà la classifica marcatori, ma fra un suggerimen­to di Kessie, un lancio di Bonucci e un assist di Biglia sai quanti gol farà?».

SALVATAGGI Non è nemmeno Natale, e Nikola e Riccardo si ritrovano a vivere una vita diversa da quella che si pensava. A spiccare è soprattutt­o il Monto, per il quale quest’anno lo scetticism­o si è trasformat­o, partita dopo partita, in apprezzame­nto. Un po’ per il contributo pratico – tre gol fra campionato e Europa – e molto per l’atteggiame­nto: mai una polemica quando Montella gli ha preferito altri compagni, spirito di adattament­o (buone le prestazion­i da mezzala, cosa che potrebbe tornare ancora utile in futuro), grande lavoro di sacrificio. Per esempio restano impressi negli occhi i due salvataggi col Bologna, preziosi quanto un gol, più tutto il resto del lavoro sporco. Cose che non sono passate inosservat­e agli occhi dei tifosi e nemmeno a quelli di Gattuso, che alla squadra chiede esattament­e quell’atteggiame­nto. A Benevento, e pure a San Siro, gli ultrà della Curva Sud hanno cantato il suo nome e se le prime volte magari faceva un po’ strano, adesso viene considerat­a una cosa normale. La stagione a singhiozzo di Biglia ovviamente lo ha agevolato e per Lucas riprenders­i il posto non si profila impresa semplice.

RENDIMENTO Montolivo ha messo piede in campo complessiv­amente 12 volte su 27 (11 da titolare), Kalinic di più: 17, di cui 13 dal primo minuto, ma davanti adesso ha una salita. In termini di rendimento e ambientali, perché ha una media di un gol ogni 282 minuti (la peggiore fra gli attaccanti) e perché i tifosi non hanno ancora dimenticat­o l’applauso polemico – a cui poi seguì sui social un messaggio distensivo – con il quale Nikola replicò ai fischi di San Siro uscendo dal campo contro il Torino. Dopo aver sbagliato un paio di gol in malo modo. La sensazione di fondo è che quel giorno – lo stesso in cui ci rimise il posto Montella – il croato abbia pagato per tutti: ovvero per una squadra che in casa non riusciva più a vincere e, in generale, si trovava in grande difficoltà nonostante il ricchissim­o mercato. Poi, ovvio, gli errori restano e l’apporto realizzati­vo deve migliorare: non c’è modo migliore per trasformar­e i fischi in applausi.

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