È un City inarrestabile Tottenham spazzato via
1La squadra di Guardiola infila la sedicesima vittoria di fila in Premier e mette un’ipoteca sul titolo. Sugli scudi Sterling (due gol) e De Bruyne
Il Guardiola inglese aggancia il Guardiola spagnolo: 16 successi di fila in campionato, come Pep fece con il Barcellona nel 2010-2011. Ormai il visionario catalano rincorre se stesso: il prossimo obiettivo è superare il Guardiola tedesco, 19 vittorie di fila con il Bayern nel 2013-2014. Il Manchester City è un caterpillar: anche nel giorno in cui deve rinunciare a David Silva, costretto a saltare la gara con gli Spurs per «motivi di famiglia», la musica non cambia. L’assenza di David Silva non è cosa da poco: è stato ribattezzato l’Iniesta del City. Ma la squadra dello sceicco Mansour ha una miniera di risorse, non solo l’oro del petrolio di cui ha parlato Wenger alla vigilia di questo turno di Premier: c’è una rosa di altissima qualità. Ecco allora che Gundogan inventa la sua miglior prestazione in terra inglese, Sané regala momenti di calcio sublime e De Bruyne è uno spettacolo, capace di sopravvivere anche ad un pestone di Dele Alli.
SPURS MALE Il gestaccio del talento del Tottenham apre il dibattito sugli Spurs, avversari della Juventus negli ottavi di Champions. La squadra di Mauricio Pochettino ha perso male. Assente nel primo tempo, orgogliosa nel quarto d’ora iniziale della ripresa, a picco dopo il 2-0 del City. Si è salvato solo Kane, l’unico a spaventare Ederson. Eriksen ha segnato quando lo stadio si stava svuotando, il resto è stato annientato dai boys di Pep. Gli Spurs scivolano al settimo posto. La corsa per la quarta posizione è sempre viva, ma a febbraio il Tottenham potrebbe davvero darsi anima e corpo alla Champions. E’ l’unica riflessione negativa in chiave Juve dopo questo match, con una postilla: di questi tempi, si fatica ad individuare nel pianeta una squadra capace di resistere al City. Ecco perché il poker incassato all’Etihad non va considerato come segnale di estrema debolezza da parte degli Spurs.
GUARDIOLA In Inghilterra, Guardiola ha allargato gli orizzonti del suo repertorio. A Barcellona e a Monaco di Baviera il copione era eccellente, ma più statico. Quassù, in un campionato dove non puoi mai abbassare la guardia e devi fare i conti con Manchester United, Chelsea, Arsenal, Liverpool e Tottenham, l’eclettismo è una risorsa. Contro gli Spurs, Guardiola ha proposto il 4-1-4-1 di base, alternato con il classico di 4-3-3. Nella fase difensiva, Fernandinho era più basso, a coprire gli eventuali inserimenti della coppia Eriksen-Alli, il reparto guastatori del Tottenham.
I due esterni alti, Sané e Sterling, sono partiti qualche metro più indietro rispetto ad Aguero, per aiutare il centrocampo e proteggere la difesa dalle avanzate di Trippier e Rose.
I GOL Ma sono state proprio le ali, in particolare Sané, ad avviare l’opera di demolizione, sebbene per l’1-0 sia servita una capocciata di Gundogan. Il Tottenham è rimasto a guardare. Aguero due volte e ancora Gundogan hanno cercato il bis. L’unico sussulto degli Spurs è arrivato con un guizzo di Kane: tiro di destro a giro, palo sfiorato. In apertura di ripresa, il Tottenham ha vissuto un quarto d’ora di gloria: Kane stavolta ha sporcato i guanti di Ederson. Il City, troppo schiacciato, ha rialzato la testa, grazie a due colossi: De Bruyne e Sané. Il belga ha rischiato grosso, quando Alli gli ha rifilato un pestone memorabile, ma sull’assist di Gundogan ha abbattuto Lloris per la seconda volta. Il 3-0 è stato la cavalcata delle valchirie. Una ripartenza fulminante, con Sané che è entrato in area e ha servito Sterling, liberissimo: tocco facile, popolo del City in delirio. Il poker è maturato con gli Spurs in bambola: il pallone, appena sfiorato da Sterling, è passato tra le gambe di Lloris in uscita e lo stesso attaccante inglese lo ha accompagnato in rete. La rete di Eriksen è stata tra le più inutili della storia.