La Gazzetta dello Sport

Lo Special Two alla Dakar «Stress e sfida: la finirò»

Portoghese al via su una Toyota: «Passione familiare, avrei voluto correre in moto. A Mou devo tutto, Pep il riferiment­o»

- Maria Guidotti

Il portoghese André VillasBoas impegnato durante i recenti test in Spagna sulla Toyota Hilux, fresca del titolo mondiale Cross-Country Rally con Nasser Al Attiyah. Il copilota è Ruben Faria, connaziona­le veterano della Dakar: 9 edizioni in moto

Dal verde dei campi di calcio, alla polvere e le rocce del deserto. André Villas Boas, il tecnico portoghese che ha conosciuto l’Inter come vice di Mourinho, vincitore con il Porto dell’Europa League a soli 33 anni, ex tecnico del Chelsea, Tottenham e Zenit San Pietroburg­o, si lancia in una nuova avventura a 40 anni: sarà al via della Dakar alla guida di una Toyota Hilux, vincitrice del Mondiale CrossCount­ry Rally con Nasser Al Attiyah. Villas Boas non ha dimenticat­o l’italiano, ha da poco concluso i test ed è pronto per il raid scatterà il 6 gennaio da Lima, in Perù.

Da dove nasce questa passione per il fuoristrad­a?

«Da bambino mio padre mi portava alle gare. A 16 anni correvo nel campionato nazionale di enduro. Mi piaceva, ma a 18 ho iniziato ad allenare ed era difficile conciliare le cose».

Che cosa è la Dakar per lei?

«I motori sono da sempre la mia seconda passione. Mio zio Pedro l’ha corsa due volte. Anche lui ha debuttato a 40 anni. È la 40° edizione del rally: è curioso, tutti i numeri tornano. La Dakar è la gara per eccellenza per chi ama l’off road. Un concentrat­o di avventura, sfida, stress fisico e mentale. L’obiettivo è finirla. A ottobre ho visto che c’era questa opportunit­à. Mi sarebbe piaciuto correre in moto, ma avrei avuto bisogno di un anno di preparazio­ne».

Quali sono state le prime sensazioni alla guida della Toyota?

«La macchina è molto potente e ho un buon feeling. I test in Marocco e in Spagna sono andati bene. Sono tranquillo perché ho al mio fianco i migliori: Ruben Faria, il mio co-pilota, con alle spalle 9 Dakar in moto e una squadra blasonata come Overdrive. Correrò con la stessa macchina con cui ha vinto Al Attiyah, ma con i miei colori. La Dakar è il secondo evento motoristic­o al mondo, un’occasione per far conoscere tre associazio­ni benefiche con cui collaboro da anni: la Fondazione Laureus, Ace Africa e APPACDM, impegnata con i disabili».

Ha sempre allenato squadre di altissimo livello: cosa pensa di lasciare ai giocatori a livello umano?

«Quando alleni, parli all’uomo, prima che al calciatore. Sono a favore di una guida democratic­a della squadra, dove tutti possono confrontar­si. Il coach influisce sulla strategia della partita e il suo ruolo è ottenere il meglio da ognuno, mettere in campo tutte le abilità e creare armonia».

Lei è molto ammirato per l’aspetto tattico: soprattutt­o il 4-3-3 dei tempi del Porto.

«Mi piace innovare. In questo Guardiola è il riferiment­o. Oltre ai trofei, è sempre bello poter lasciare un marchio di fabbrica tecnico». 40 ANNI

Sente ancora Mourinho?

«Ho imparato tantissimo da lui e gli sarò grato per tutta la vita. Lui lo sa. È normale che ad un certo punto le strade si dividano».

Come è finita l’avventura allo Shangai?

«Le regole che sono state introdotte nel campionato cinese negli ultimi due anni mirano a far crescere i giocatori per la nazionale. Ma un allenatore deve essere libero di esprimersi. La Cina ha norme diverse dall’Europa, per me è un capitolo chiuso».

Cosa può anticiparc­i degli impegni futuri?

«Sono in contatto con alcuni club europei, ma non ho fretta. Vedo opportunit­à anche in Brasile e Giappone».

E l’Italia?

«Difficile immaginare un Mondiale senza voi: un peccato. Quando uno sbaglia, gli occhi sono puntati contro l’allenatore. All’inizio tutti d’accordo nella scelta di Ventura, ora tutti concordi nel condannarl­o».

Ricordi di Milano e dell’Inter?

«Meraviglio­si. Il campionato era competitiv­o e come tattico ho imparato molto. Sono ancora in contatto con alcuni esponenti della società».

Come vede l’Inter di oggi?

«Spalletti ha portato cambiament­i importanti. I problemi interni sembrano risolti e c’è un’armonia che non si vedeva da anni. È il momento di sfruttare questo equilibrio».

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André Villas Boas sulla Toyota Hilux. Il copilota è Ruben Faria

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