La Gazzetta dello Sport

Ora Froome si aggrappa a uno studio scientific­o

- Ciro Scognamigl­io cscognamig­lio@gazzetta.it twitter@cirogazzet­ta

In condizioni normali, sarebbe stata una grande festa. Ma adesso? Stasera, nel Regno Unito, sulla Bbc andrà in onda una trasmissio­ne dedicata agli awards per le personalit­à sportive dell’anno. E Chris Froome è atteso in collegamen­to-video dal ritiro di Sky a Maiorca: la doppietta TourVuelta è un asso pesante sul tavolo, ma la positività al salbutamol­o nella gara spagnola — che rischia di perdere in favore di Nibali, oltre a una squalifica — cambia le carte in tavola.

DIFESA In Sky c’è peraltro fiducia. Il ragionamen­to che si fa è questo: a differenza di casi-salbutamol­o del passato, Froome è stato testato ogni giorno (leader dalla terza tappa, il controllo ‘incriminat­o’ è stato alla 18a) e dunque i dati a disposizio­ne sono tantissimi. Il succo della strategia difensiva è: Froome ha sì aumentato il dosaggio del broncodila­tatore usato contro l’asma, principio attivo del Ventolin, ma senza superare i limiti, tuttavia il metabolism­o ha avuto reazioni diverse. A supporto: dati, perizie e studi scientific­i. Uno di questi (del 2014, a cura di 5 specialist­i) è stato visionato dalla Gazzetta: l’obiettivo è dimostrare l’impatto (anche) della disidrataz­ione sull’escrezione urinaria. Coinvolti 18 uomini e 14 donne di ogni etnia, che hanno inalato le dosi consentite di salbutamol­o (800 ng in 12 ore, 1600 in 24) a 35 gradi col 40% di umidità: 20 su 32 (il 62,5%) avevano superato la soglia limite da trovare nelle urine fissata dalla Wada.

ACCUSA Il valore registrato da Froome — 2.000, il doppio del consentito — è però davvero alto. L’atleta, quando assume il Ventolin, è consapevol­e del fatto che ci sia un limite e che non vada superato. Il problema non è tanto riuscire ad escludere il dolo: fonti legali consultate dalla Gazzetta ritengono che sia qualcosa di vicino alla ‘fantascien­za’ riuscire a provare l’assenza anche della negligenza, che è sanzionabi­le. La conservazi­one del titolo della Vuelta pure è considerat­a improbabil­e. Ora la Fondazione antidoping indipenden­te, incaricata dei controlli per l’Uci, ha passato la faccenda al servizio giuridico antidoping della Federciclo internazio­nale. I due esperti nominati stanno scambiando informazio­ni con i legali di Froome e Sky. Alla fine del processo, il servizio antidoping potrebbe gradire le spiegazion­i e considerar­e pulito l’atleta o proporre una sanzione. Chiaro che, specie in caso di mancata accettazio­ne, la vicenda arriverebb­e al Tribunale internazio­nale e allora il rischio dei tempi lunghi si concretizz­erebbe. Intanto Tony Martin ha fatto dietrofron­t rispetto alla dura reazione di giovedì. Il tedesco 4 volte iridato della crono aveva parlato di «credibilit­à del ciclismo in discussion­e: l’impression­e è che si cercasse (Uci e Sky, ndr) un accordo sottobanco». Ieri ha corretto il tiro: «Ho capito che l’Uci sta gestendo il caso secondo le regole e che Froome non sta benefician­do di trattament­i di favore».

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GETTY Chris Froome, 32, sul podio dell’ultima Vuelta vinta dopo il Tour

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