QUELL’S.O.S. CHE ANNUNCIA UN MOMENTO CRUCIALE
Il quinto trofeo dell’anno del Real Madrid (ha fallito solo la Coppa del Re) arriva da Abu Dhabi con la solita firma di Cristiano Ronaldo. E Zinedine Zidane continua a collezionare trofei anche se la vittoria del Mondiale per Club non deve avergli dato grande emozione, bastava vedere l’espressione del francese a fine partita con un sorriso appena abbozzato. La stessa cosa vale probabilmente per il campione portoghese, che legittima il quinto Pallone d’oro con un gol su punizione facilitato dall’ingenuità dei giocatori del Gremio in barriera. CR7 è uno che non si stanca mai di vincere e alzare trofei, ma l’impressione è che i blancos non si siano sbattuti troppo, soprattutto nel primo tempo, perché magari qualcuno aveva già la testa al Clasico di sabato prossimo con il Barcellona, forse l’ultima possibilità per accorciare le distanze nei confronti della capolista Barcellona, storico avversario per la vittoria nella Liga. Il folkloristico Renato Portaluppi che nella Roma giallorossa non lasciò grandi segni da giocatore, evidentemente ha appreso parecchio dalla sua esperienza europea e da allenatore si preoccupa molto più della fase difensiva che di fare gol. Certo il confronto dal punto di vista tecnico era impari, come spesso è accaduto negli ultimi anni nelle finali del Mondiale per Club. Il Real ha vinto tre delle ultime quattro edizioni, ma soprattutto dal 2007 (vittoria del Milan) a oggi le squadre sudamericane si sono imposte una sola volta, con il Corinthians nel 2012. Il motivo è molto semplice: i grandi giocatori sudamericani giocano tutti in Europa e appena si affacciano al grande calcio dimostrando le loro qualità attraversano l’Atlantico per giocare in campionati più competitivi e intascare contratti più vantaggiosi. La tendenza va avanti ormai da troppo tempo e alimenta ad ogni edizione i dubbi sul valore del Mondiale per Club al quale per motivi economici prendono parte pure squadre africane e asiatiche, ancora più lontane dai top club europei. Abbiamo sperato un po’ tutti che Renato Portaluppi portasse qualche novità, perché è da personaggi così che di solito nasce un’idea uova. Invece in questa rassegna mondiale si è fatto notare per aver cercato di innervosire Cristiano Ronaldo prima della partita sostenendo di essere stato migliore del portoghese da giocatore e per le curve della figlia Carolina, convocata come portafortuna senza che ottenesse l’effetto sperato. Troppo lontano il livello tecnico del Real Madrid, che con il rientro di Gareth Bale guarda adesso al 2018 soprattutto in funzione del tentativo di vincere per la terza volta consecutiva la Champions League. Dove gli avversari però non saranno morbidi come il Gremio di Renato.