La Gazzetta dello Sport

Panca e consigli Adesso Dybala prova a rialzarsi

È entrato nel finale sfiorando il gol. Da Allegri a Matuidi lo rincuorano tutti: «Tornerà al top»

- Filippo Conticello INVIATO A BOLOGNA

«Salvate il soldato Paulo», dice un tifoso cinefilo con sciarpa bianconera fuori dal Dall’Ara. Citazionis­ta, ma pure realista: più che al 3-0 autoritari­o a Donadoni, la gran parte dei pensieri e delle parole qui a Bologna girano attorno a Paulo Dybala. L’uomo del momento, non certo per i gradi sul campo: spedito per la seconda volta di fila in panchina da Allegri, ha osservato i compagni passeggiar­e senza grossi patemi, poi è entrato quando un taglio al polpaccio ha costretto alla resa Mandzukic. A quel punto, tutti a psicanaliz­zare il quarto d’ora della Joya, più di sostanza rispetto a quello svagato e superficia­le contro l’Inter. Qualche contrasto in più, la giocata che finalmente riesce e poi una lunga fuga verso la porta bolognese. Il sinistro era ben affilato, degno dei fasti del passato, ma Mirante, quello degli errori su Pjanic e Mandzukic, si è superato. Una piccola beffa, ma il recupero di Dybala è un film da girare giorno per giorno, con Massimilia­no Allegri come regista, severo ma giusto: «Paulo è entrato bene e si è allenato bene: è stato fuori per scelta, ci sta – ha detto Max a fine gara –. La panchina è uno stimolo, quando ci vai ti girano le scatole: è importante che reagisca perché il calcio è un gioco di squadra. Devi togliere l’io e mettere il noi. Le doti di Paulo sono indiscutib­ili, si sta ritrovando, ma deve avere condizioni fisiche e mentali buone». E l’altra condizione per la risalita è usare un po’ di sana leggerezza, evitare gli eccessi nei paragoni, nelle pressioni e pure nei giudizi: «Non devo regalare niente: Paulo è giovane e deve crescere molto mettendosi a disposizio­ne. Non sono impazzito: è stracarica­to di responsabi­lità ingiuste, non ha senso la comparazio­ne con Messi perché sono diversi. Per me è normale gestire così i giocatori, al Milan il primo anno avevo Ronaldinho, Ibra, Pato, Cassano e Robinho…», ha continuato il tecnico. Tra l’altro, per lui il recupero del numero 10 non sarà certo una questione di gol: «Paulo difficilme­nte farà 30 reti in un campionato, è uno da 15-20 e tanti assist», la conclusion­e di Allegri.

STRIGLIATE E CONSIGLI La Juve sta, comunque, scavando una trincea attorno al suo gioiello: proteggere l’investimen­to è il mantra della casa. Creare l’ecosistema migliore perché Paulo torni a brillare di luce propria. Nonostante tutto, negli ultimi tempi, qualche frecciatin­a è comunque partita dai piani alti: «Deve fare sacrifici nella vita privata», tuonò il vicepresid­ente Pavel Nedved. Un modo per richiamare all’ordine Paulo, distratto da troppe turbolenze fuori, da una causa milionaria con lo sponsor arrivata dopo il burrascoso addio al suo vecchio agente, Pier Paolo Triulzi. «Pavel ha fatto qualche partita, e una tiratina d’orecchie fa bene ogni tanto», la chiosa di Max. E pure l’a.d. Beppe Marotta prima aveva usato parole nette: «Dybala deve trovare la conciliazi­one tra persona e personaggi­o: può tornare a fare grandi prestazion­i se ha la mente libera». Tra chi come Paolo Rossi lo invita a mettere l’anello al dito alla compagna Antonella e chi come Pjanic lo invita a «stare sempliceme­nte sereno», improvvisa­mente tutti sembrano avere una ricetta per salvare il soldato. Intanto, Blaise Matuidi è corso ad abbracciar­lo per primo dopo il gol del 3-0: «C’è molta complicità tra me e lui, volevo farlo partecipar­e alla festa: tornerà al top», ha aggiunto il francese. Quando è entrato, Paulo ha puntato deciso la porta del Bologna con l’idea di ricambiare l’abbraccio dell’amico e iniziare nel migliore dei modi le riprese del film: Mirante, meno cinefilo dei tifosi Juve, ha avuto un’altra idea. ALLENATORE DELLA JUVENTUS

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LAPRESSE Paulo Dybala, 24 anni, a Bologna seconda panchina di fila
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