La Gazzetta dello Sport

Hirscher il gigante dell’Alta Badia «La gara è guerra»

- Marisa Poli INVIATA IN ALTA BADIA (BZ)

Una più di Alberto Tomba e tutte e cinque di fila. Sul gigante classico dell’Alta Badia Marcel Hirscher aggiunge un altro mattoncino al suo monumento di più grande dello sci. Taglia il traguardo, stravince e tutti sorridono: avversari, allenatori, il pubblico. Niente di più scontato, di più spettacola­re che veder scendere Hirscher sulla Gran Risa. La seconda manche, in particolar­e, è da cineteca. «È sempliceme­nte il più grande di tutti i tempi» dice Luca De Aliprandin­i. «Il più forte, sempre centrale, con i materiali migliori» applaude Manfred Moelgg. Dei cinque trionfi questo è quello con il vantaggio più ampio. Addirittur­a 1”70 su Henrik Kristoffer­sen, 1”82 sullo sloveno Kranjec, al primo podio in carriera. A confermare una tendenza impression­ante, negli ultimi 12 giganti (Mondiali compresi) sono arrivate 7 vittorie e 5 piazzament­i nei 3.

MOTIVAZION­I Hirscher ha la stessa fame del primo giorno, come se non avesse già vinto 6 coppe del Mondo di fila. Ha quel cruccio dell’oro olimpico che gli manca e la tignosità di chi non vuole mai perdere nemmeno quando gioca a carte con gli amici. Esempio: l’anno scorso le prendeva da Kristoffer­sen in slalom e da Pinturault in gigante? Li ha studiati, ha spremuto il suo staff, ha lavorato e li ha superati. «La gara non è un divertimen­to per me, è una guerra, è una fatica. La cosa divertente è quando tagli il traguardo e vedi la luce verde» dice Marcel, alla fine. E qui sta il segreto del 29enne austriaco che non finisc e mai di vincere: ora il conto di Coppa del Mondo

I giganti di fila vinti da Hirscher in Alta Badia. Battuto il record di Tomba: 4 sta a 48 vittorie (la metà in gigante, dietro solo a Stenmark) e i podi sono 111 in 208 gare di Coppa disputate.

SECONDA Ieri ha stravinto alla Hirscher. Ormai è un marchio di fabbrica: prima manche di studio, ma davanti a tutti (17/100 su Kristoffer­sen, 33 sullo sloveno Kranjec). La seconda tirata al massimo, sin dal cancellett­o, perché Marcel attacca sin dal primo metro. Nella seconda discesa ha rifilato un secondo e mezzo ai compagni di podio Kristoffer­sen e Kranjec. A oltre due secondi sono rimasti lo svizzero Murisier e Ligety, con De Aliprandin­i migliore degli azzurri, ottavo a 2”50. L’azzurro è stato l’unico a mostrare di avere i numeri il podio, peccato che nella prima manche abbia agganciato la quarta porta e perso preziosi decimi. «Vado via da qua contento — dice De Aliprandin­i —, ma che rabbia per quell’errore, si poteva fare podio». Un acciaccato Eisath, terzo l’anno scorso, ha finito 16° a pari merito con Nani, Moelgg è 19°.

GLI ALTRI Mentre i nuovi sci registrano un’altra vittima — il tedesco Luitz si è rotto il crociato del ginocchio sinistro alla quarta porta — e lanciano il russo Andrienko (15° con il 55), gli altri si devono accontenta­re. Kristoffer­sen, in progresso in gigante, è ancora dietro all’austriaco: «È un ottimo risultato, lui gareggia in un altro campionato». Al traguardo Hirscher spiega il cambio di marcia nella seconda manche. «La pista era meno ghiacciata del solito, ho cambiato materiali, sapevo che potevo spingere e ho acceso il turbo». Sul muro dove gli altri arrancavan­o è sceso su due binari, sciolto e velocissim­o. Riconosce: «Meglio di così non potevo fare. Quando ho visto il tempo al traguardo non ci credevo. Sciare al limite è la mia grande sfida, mantenere la forma fino all’Olimpiade è l’obiettivo». Secondo l’ex d.t. azzurro Claudio Ravetto: «Hirscher si appoggia sugli sci e spinge 4 o 5 metri prima degli altri, lo fa con una sicurezza pazzesca. Avete presente le spinte su un trampolino elastico? Così».

MITO Hirscher studia gli avversari e dice: «Kranjec sul podio per la prima volta non è una sorpresa, ha una tecnica eccellente, si capiva che era solo questione di tempo». Torna in testa alla coppa del Mondo con Svindal e lo applaude: «Ho visto la sua gara in Val Gardena e se mai farò la discesa gli chiederò di allenarmi, nessuno scia come lui». Hirscher dice che le batoste lo hanno reso più forte: «Su questa pista ho preso batoste incredibil­i a inizio carriera, l’esperienza aiuta, in due o tre punti bisogna sciare con la testa, sapere esattament­e l’attimo in cui lasciare andare gli sci. E no, non è facile vincere 5 volte di fila sulla Gran Risa, ma vi assicuro che è stato più difficile vincere sei coppe del Mondo». Come ogni anno ripete: «È stata la mia ultima gara sulla Gran Risa? Chissà». Da non credere, che sci sarebbe senza Hirscher?

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