Atalanta-Lazio 3-3 spettacolo Ilicic e Milinkovic scatenati
Sul 2-0 l’Atalanta spreca il k.o. e Milinkovic castiga con una doppietta. Poi Ilicic e Luis Alberto
Nel liquido indefinito che è oggi la corsa europea del nostro campionato, Atalanta e Lazio si sono tuffate con l’eleganza di chi sa offrire parabole sorprendenti, ma anche la foga di chi sente la necessità di vincere per non veder scappare le rispettive rivali. Alla fine l’idea di essere inciampata sul trampolino al momento dell’ultimo voto resta all’Atalanta, per due volte con il pallone
ammazza-partita (Cristante il 3-0, Gomez il 4-2) e per due volte raggiunta.
SUPER STRAKOSHA Alla Lazio resta la nitida sensazione di essere stata salvata entrambe le volte anche dalle superparate di Strakosha, oltre che dalla forza di reagire con il marchio del suo calcio, che produce gol da 15 partite consecutive. Quello che la porta a non tradire mai lontana dall’Olimpico (pur pareggiando dopo sette vittorie), dove continua ad avere il miglior attacco del campionato
(23 gol). Quello del gol del 3-3, tutto palla a terra e traiettorie mandate a memoria: il segnale di un possibile ritorno a certi picchi di rendimento, anche se la squadra di Inzaghi ha vinto solo una volta nelle ultime cinque partite e pure ieri ha manifestato indecisioni difensive, oltre che l’ovvia disabitudine a giocare con un centravanti diverso da Immobile. Ma pure l’Atalanta è stata frenata da insolite imperfezioni: il contributo degli esterni di centrocampo, la fase difensiva degli interni, gli inciampi di Masiello. Volendo molto sintetizzare, ieri è finita in pareggio ed è rimasta negli occhi anzitutto la sfida fra un tridente e una coppia di fatto. Da una parte Petagna (un assist e mezzo rigore procurato), Gomez (l’altro mezzo, più un assist precedente) e Ilicic, che ispirato dal Papu ha realizzato lo spettacolare 2-0 e poi ha trasformato quel rigore. Ovvero: le qualità singole che stanno ricominciando a esaltare l’orchestra. Dall’altra Milinkovic (doppietta), che quando non gigioneggia sa diventare letale, con Luis Alberto, compagno di merende offensive per chiunque, che sembra saper decidere quando diventare immarcabile.
ARMI NON CONVENZIONALI
Atalanta e Lazio avevano iniziato a guardarsi negli occhi riflettendo le loro immagini più recenti: aggressività e ritmo contro compattezza e anche prudenza, o forse attendismo forzato. Fino a otto uomini di Inzaghi davanti a Strakosha e troppo lontani da Luis Alberto e Caicedo per ostruire con coraggio il possesso nerazzurro. Puntuale da colpire al primo varco con armi non convenzionali: un centravanti — Petagna — che disegna un cross da trequartista e un difensore — Caldara — che stacca come un centravanti, sulla testa di Marusic. E poi con armi convenzionalissime: la qualità limpidissima e che non dà punti di riferimento di Gomez e Ilicic, stordenti nell’ispirazione e nel colpo volante del 2-0.
IPNOSI Tutto in tre minuti, che avrebbero potuto ammazzare la Lazio. Soprattutto se Cri-
stante non avesse mirato il possibile 3-0 non in porta ma addosso a Strakosha, che lì ha iniziato a vincere il derby fra portieri albanesi. Perso poco dopo da Berisha, già prima poco rassicurante e ultimo colpevole (di cattiva protezione del suo palo) sulla volata del 2-1 di Milinkovic. Il penultimo era stato Masiello, molle anche su Luis Alberto all’alba del 2-2, rifinito da Parolo e poi battezzato ancora dal serbo, in libertà tutt’altro che vigilata. Ma ritrovare le sue certezze, nel frattempo perse dall’Atalanta, non è bastato
alla Lazio per allontanare la maledizione della ripresa: 12° gol preso nei 15’ iniziali, ancora su finezza di Petagna (tacco) per Gomez atterrato secco in area da Bastos. Ma c’è una maledizione anche per il Papu, che in campionato non segna dal 20 settembre: Strakosha l’ha ipnotizzato almeno quanto 6’ dopo la combinazione Luis Alberto, Anderson, Caicedo, Luis Alberto ha fatto andare in trance l’Atalanta. Eh sì: la strada per l’Europa resta lunga. E soprattutto incerta.