Missione Faraone: brindare in Coppa e aiutare Schick
Shaarawy guiderà col ceco l’attacco della Roma Se segnerà al Torino, eguaglierà il bottino milanista
In tempi in cui i giornalisti non godono di troppa popolarità, è bello rispolverare una folgorante citazione di Roberto Gervaso che, parlando del culto della memoria, scriveva con sapienza: «Abbiamo nostalgia del passato anche perché ce lo siamo dimenticati». È una frase che per certi versi potrebbe fotografare perfettamente due momenti della carriera di Stephan El Shaarawy. Se ci pensate – dall’investitura a «nuovo Meazza» al varo del soprannome «Faraone» – sembra che il periodo milanista sia stato l’età dell’oro per l’attaccante. Non del tutto sbagliato, ma neppure del tutto vero. Certo, la visibilità di quei giorni dei vent’anni è stata straordinaria, ma i numeri adesso raccontano altro, ovvero che per segnare i suoi 27 gol in rossonero ci ha messo 102 partite mentre – se domani la giornata col Torino in Coppa Italia fosse da ricordare – lo stesso traguardo nella Roma lo taglierebbe in 81. Domanda:
Lo «share televisivo certificato» entra tra le modalità di determinazione del «radicamento sociale» utilizzato nella ripartizione dei proventi derivanti dai diritti tv della Lega Serie A. Lo stabilisce un emendamento del Partito democratico, riformulato, al Ddl bilancio votato dalla commissione Bilancio della Camera. Il dato va ad aggiungersi, si legge nella relazione illustrativa, alla proposta di modifica che corregge la norma sul tema approvata al Senato, al numero di spettatori paganti che hanno assistito dal vivo alle gare casalinghe. È una novità non da poco nel processo di riforma della Legge Melandri portato avanti dal ministro dello Sport, Lotti. Nella sua formulazione originaria, la ripartizione dei proventi televisivi avrebbe penalizzato fortemente le big, in particolare la Juventus che, utilizzando solo gli spettatori paganti allo stadio per calcolare il 20% della torta legato al «radicamento sociale», sarebbe arrivata a perdere 35-40 milioni su base annua. Inserendo lo share tv per le partite trasmesse dalle televisioni a pagamento i danni per le grandi società vengono attutiti, visto che gli ascolti amplificano la differenza rispetto alle mediopiccole. Con l’innalzamento della fetta in parti uguali dal 40 al 50% e la riduzione della componente storica dei risultati, ci sarà comunque un riequilibrio nella suddivisione delle risorse dei diritti tv tra le squadre del massimo campionato. proprio sicuri che il Faraone debba soffrire di nostalgia per il suo periodo milanista? Inutile dire che Eusebio Di Francesco si fidi ciecamente di lui. Non a caso – dopo che gli era stato chiesto conto della sua esclusione tra i titolari nell’ultima partita interna col Cagliari – l’allenatore abruzzese ha detto: «Non volevo fargli giocare tre partite in una settimana». Morale: sia domani contro il Torino che sabato contro la Juventus El Shaarawy sarà in campo dal primo minuto. Come dire, quando i match si fanno decisivi, la Roma non può prescindere da lui.
CURA PER SCHICK Non basta. In qualche modo è possibile che tocchi a lui fare da «levatrice» alla nascita del vero Schick. Non è un mistero che la coppia composta dall’attaccante ceco e Dzeko sabato non abbia funzionato al meglio. Poiché sembra che il nuovo acquisto domani possa essere confermato titolare col Torino, però nel ruolo di centravanti, toccherà al Faraone cercare di farlo sbloccare, soprattutto se l’attaccante tornerà a calpestare le zolle predilette della fascia sinistra, dove è più facile per lui trasformarsi anche in uomo assist.
BIVI DI MERCATO Tra l’altro, il Torino per El Shaarawy non è proprio una squadra come le altre. Il club granata, infatti, in estate lo aveva seguito, ma non c’erano le premesse perché il matrimonio tra il Faraone e la Roma dovesse interrompersi.
CACCIA AZZURRA Ma l’annata in corso per Stephan è importante anche per altro. Nel clima di rifondazione che attende la Nazionale, stavolta El Shaarawy vuole ritagliarsi un ruolo da protagonista nel cuore del prossimo c.t.. La Roma è il suo biglietto da visita per la scalata. Virtualmente parlando, d’altronde, il posto di un Faraone è in cima alla piramide.