Bale e un 2017 da dimenticare. «Ma adesso sta bene»
Il gallese, spesso infortunato, ha giocato solo 7 volte per 90’. Ma Zidane per la gara di oggi spera e lo porta in panca
Gli interminabili tormenti del giovane Bale. Povero Gareth, Big Jim di porcellana. Fisico bestiale che si rompe con puntuale, tragica frequenza. Il Principe di Galles oggi chiude un 2017 per lui nefasto: 26 partite, 19 da titolare, solo 7 da 90 minuti tra nazionale e Real Madrid. Cristiano Ronaldo ne ha giocate 59, Leo Messi è arrivato a 63. CRONACA DI UN CALVARIO Bale è rientrato dall’operazione alla caviglia destra in febbraio dopo 18 partite di assenza, in aprile prima ha avuto un problema al polpaccio sinistro (2 gare saltate) e poi a quello destro: stop di 8 partite e rientro in extremis giusto per un cameo di un quarto d’ora nella sua Cardiff in quella che doveva essere la sua finale di Champions. Le vacanze, le voci di mercato col corteggiamento serrato di José Mourinho gentilmente rifiutato da Gareth che in testa ha una sola cosa, trionfare nel Madrid. Il rientro e un inizio di stagione positivo fino al nuovo crack, a fine settembre: ancora il polpaccio sinistro e altre 8 partite viste in tv. Tornato a fine novembre è durato una mezz’oretta: altro problema muscolare e altre 3 gare da spettatore, fino alle due fugaci apparizioni al Mondiale per Club.
DIALOGO E FIDUCIA «Sta bene – ha detto ieri Zidane – vedrete domani (oggi, ndr) se giocherà». La famosa BBC, Bale, Benzema, Cristiano, non trasmette al completo dal 23 aprile scorso, giorno del Clasico di Liga. Bale disse a Zidane che stava bene, forzò per giocare e uscì al 39’. «Sono rientrato troppo presto, ho accelerato i tempi e ho sbagliato. Isco si merita di giocare al mio posto», disse con grande onestà durante il Media Day prima della finale di Champions con la Juve. «Dopo quanto successo ad aprile, continua a fidarsi di Bale?» hanno chiesto con malizia ieri a Zidane. «Certo. I giocatori hanno le loro sensazioni e il dialogo tra noi è fondamentale, la prima cosa di ogni rapporto».
BOLLA D’ANSIA Difficilmente però oggi vedremo il gallese dal primo minuto. Perché ormai attorno a lui c’è una grande paranoia (quando si è fatto male la penultima volta dal Madrid si erano affrettati a passare una velina ai cronisti amici parlando di un semplice crampo, salvo perderlo per 8 match) e perché lo stesso Bale sembra vivere in una bolla di ansia da prestazione: la componente psicologica nelle ricorrenti ricadute del gallese sembra grande come i suo gamboni. E allora meglio andarci piano, non caricarlo di aspettative eccessive e usarlo come «super sub» per usare un termine caro alla sua terra. Il colpo finale per sventrare partite chiuse. Incrociando le dita.