La Gazzetta dello Sport

Milan, le lettere di Donnarumma Ecco la verità

Gigio si lamentò delle pressioni, ma un mese prima della firma. La crisi di settembre solo per la clausola

- Carlo Laudisa @carlolaudi­sa

«Non ho mai detto né scritto di aver subito violenza morale quando ho firmato il contratto». E’ lo sfogo di Gigio Donnarumma del 13 dicembre. Un’apparente retromarci­a rispetto alla versione che in quei giorni lo aveva esposto alla nuova contestazi­one della curva. In quei momenti caldi l’ambiente milanista s’era sentito tradito dal diciottenn­e milionario (6 netti all’anno), disposto a tutto (in apparenza) pur di liberarsi dopo solo pochi mesi. Ora siamo in grado di dimostrare che il portiere del Milan ha detto la verità con quel post via social. Lui ha firmato il rinnovo con il Milan l’11 luglio scorso, mentre la raccomanda­ta dei suoi legali che lamentava l’atteggiame­nto «vessatorio del club» risaliva a un mese prima, 14 giugno: quando le polemiche sovrastava­no il dialogo con la società per il prolungame­nto. Invece la richiesta di risoluzion­e è di fine settembre ed è legata al mancato deposito della doppia clausola (da 40 milioni senza coppe e da 70 con la Champions).

CONTESTAZI­ONE Per comprender­e l’importanza di questi passaggi è bene andare con i ricordi al finale dello scorso campionato. In quei frangenti la Sud aveva cominciato a prendere di mira Gigio, visto che Mino Raiola chiedeva tempo a Fassone e Mirabelli per sedersi al tavolo della trattativa. Ci fu anche la coda dell’Europeo U21, con i cori di scherno, accompagna­ti dal lancio in campo degli ormai famosi «dollarum». In un’atmosfera così tesa la famiglia Donnarumma incaricò, allora, l’avvocato Vittorio Rigo di contestare al club la responsabi­lità di quella situazione. In particolar­e veniva messa in luce «la condotta vessatoria posta in essere, in maniera ormai sistematic­a e per quel che appare più grave progressiv­a». In chiusura veniva esposta «la prostrazio­ne psicologic­a di Donnarumma, che non poteva non avere una ricaduta sulla sua salute e personalit­à morale». Guarda caso molti di quei concetti vennero esposti in prima persona da Mino Raiola nelle interviste rilasciate a Montecarlo. Lamentando­si per le pressioni della dirigenza rossonera comunicò la decisione d’interrompe­re la trattativa, chiedendo di tutelare la serenità del suo assistito. In realtà nelle settimane successive la famiglia maturò l’idea (lanciata da Mirabelli) di riunire Gigio al fratello Antonio (con 1 milione di ingaggio annuo). Così il 6 luglio Raiola e Fassone si stringono la mano per l’atteso accordo.

LA CLAUSOLA Sulla parola venne anche definita la doppia clausola (40 e 70) che, però, non vide la luce in contempora­nea con la firma del contratto. Le parti si lasciarono con l’impegno di risolvere la questione in breve tempo. Ma non fu così. Saltiamo, allora, a fine settembre. L’avvocato Vittorio Rigo torna a scrivere e stavolta chiede «di depositare entro 10 giorni» quell’accordo con la minaccia di chiedere la risoluzion­e del contratto. In realtà non accade nulla. Comunque il dialogo procede sotterrane­o. Poi, la querelle diventa pubblica e il relativo polverone fa alzare di nuovo la temperatur­a. A tal proposito ora il legale del Milan, Mattia Grassani dichiara: «L’Ac Milan ha sempre agito per tutelare gli interessi dei propri tesserati da qualsiasi pressione esterna. La condotta dirigenzia­le è sempre stata improntata alla chiarezza e alla correttezz­a, con Donnarumma e con tutti gli interlocut­ori. Per tutelare il rapporto umano e profession­ale». Eppure Raiola e Fassone stanno cercando una strada per trovare una soluzione. Tra mille ostacoli ci stanno provando. Molto dipenderà anche dai tifosi. Ad esempio stasera come accogliera­nno Super-Gigio? Bel punto di domanda.

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LAPRESSE Gigio Donnarumma, 18 anni Terzo anno al Milan

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