La Gazzetta dello Sport

La Lazio torna a casa Zenga, solo gli applausi

1Poker dei biancocele­sti, che vincono all’Olimpico dopo due mesi Il Crotone corre, pressa e resta in gara per 80’: poi il crollo

- Stefano Cieri ROMA

Come in un braccio di ferro in cui uno dei due contendent­i, dopo aver resistito a lungo (e bene), quando cede lo fa di schianto. La Lazio torna a esultare all’Olimpico, due mesi dopo l’ultimo successo in campionato (3-0 al Cagliari il 22 ottobre). E lo fa con la quarta goleada (quattro o più reti realizzate) della sua sorprenden­te annata. Ma il 4-0 finale è una punizione eccessiva per un Crotone che tiene botta per quasi un’ora e resta in partita fino a una decina di minuti dal gong.

RIPARTENZA Alla lunga, però, il divario tecnico tra le due squadre viene a galla in tutta la sua crudeltà. Divario che per oltre metà gara non si vede sia per la capacità della squadra di Zenga di soffocare il gioco avversario con un pressing a tutto campo sia perché Inzaghi, forse, esagera con il turn over. In vista del match di martedì in Coppa Italia con la Fiorentina il tecnico tiene inizialmen­te a riposo i vari Leiva, Lulic, Radu e Bastos e chi li sostituisc­e non garantisce lo stesso contributo di idee e lucidità. Anche se poi è uno di loro, Lukaku, a sbloccare la gara quando sono in molti, tra i 40 mila accorsi all'Olimpico, a temere l’ennesima giornata storta dei biancocele­sti tra le mura amiche. Il laterale belga, alla prima rete con la Lazio, deve peraltro solo limitarsi a depositare in rete. Il gol che spezza l’equilibrio poco prima del quarto d’ora della ripresa «appartiene» più a Luis Alberto (imbucata millimetri­ca per Immobile) e allo stesso centravant­i in versione rifinitore. CHE ORCHESTRA È l’episodio spartiacqu­e della gara. Perché da quel momento la Lazio si distende e il Crotone un po’ alla volta esce dalla partita. E con i calabresi che allentano la morsa i biancocele­sti possono sprigionar­e tutto il loro potenziale offensivo. Prodotto da un’orchestra nella quale c’è sempre qualche nuovo singolo che si esalta. L’ultimo della lista è quel Felipe Anderson che entra a una decina di minuti dal termine e prima confeziona il 3-0 di Lulic, quindi realizza in proprio il 4-0 (cross di Parolo). Vittoria a parte, la rinascita del brasiliano (secondo gol stagionale dopo quello in Coppa col Cittadella) è la notizia più importante della giornata per Inzaghi. Unitamente alla ritrovata vena realizzati­va di Immobile, che in campionato non segnava su azione dal 29 ottobre (suo il 2-0, di testa, su assist di Lulic). Segna tanto la Lazio e segna con tanti giocatori diversi (sono ora in 12 gli uomini andati a segno almeno una volta). Una macchina da gol che mai nella sua storia la Lazio aveva avuto, se è vero (come è vero) che le 43 reti segnate in 17 giornate sono una cifra record.

LUCI E OMBRE Con i 4 gol incassati all’Olimpico sale invece a 36 il totale delle reti al passivo per il Crotone. Seconda peggior difesa della A col Verona e dopo il Benevento. È soprattutt­o lì che Zenga deve lavorare per rendere possibile il sogno di una seconda salvezza. Il modo in cui per un’ora i calabresi reggono l’urto del secondo attacco del campionato (cui concedono solo un paio di opportunit­à) è un’ottima base da cui partire. Quello che accade nella mezzora finale però è altrettant­o preoccupan­te.

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LAPRESSE I festeggiam­enti dei giocatori della Lazio dopo il primo gol in Serie A di Jordan Lukaku, 23 anni

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