GENIO MESSI IL BARCELLONA SBANCA MADRID E VEDE LA LIGA
Leo gol e assist: il Clasico è suo Zidane: la peggior disfatta
Scansatevi, c’è il Clàsico. Non una prima visione, ma sempre un kolossal talmente inavvicinabile da indurre i concorrenti a rinunciare alla contro-programmazione: all’ora di pranzo la Serie A ieri proponeva Lazio-Crotone, la Premier League uno 0-0 del Chelsea, Bundesliga e Ligue 1 il letargo invernale. Un po’ come quando, sul finire del Novecento, c’era Sanremo su RaiUno e le altre emittenti lasciavano proprio perdere, mandando in onda filmetti senza pretese. D’altronde, se trovate un’altra partita in cui il mediano fa quello che ha fatto Sergi Busquets per avviare l’1-0 del Barça, o in cui un penta-Pallone d’oro confeziona un assist senza scarpa destra, chiamateci e fatecelo sapere. Oggi in Italia esiste qualche televisione in più, come nel mondo: 182 Paesi collegati col Bernabeu, 650 milioni di spettatori, stando alle stime. Quando CR7 ha mancato il gol del vantaggio, in India erano le 18.11; alla parata da rosso di Carvajal l’orologio cinese segnava le 21.18; i giapponesi hanno fatto l’inchino all’uscita dal campo di Iniesta alle 22.32. «Partidazo» troppo mattiniero per gli americani ma comodissimo per l’Asia, perché è lì che la Liga sta sfondando sugli introiti da diritti tv, con una crescita di poco inferiore ai 400 milioni complessivi nell’ultima stagione. Ecco perché le 13, orario che in sei anni dall’introduzione è stato appannaggio soprattutto di Espanyol, Rayo e Siviglia, è diventato l’ora del Clasico de Navidad (o Nadal, visto che l'hanno spuntata i catalani).
Joris Evers, capo delle comunicazioni globali della Liga, ha parlato di «evento mondiale», zittendo i puristi. E in effetti, questa ormai è diventata la partita di tutti, non solo perché a giocarla sono i vincitori delle ultime 4 Champions. Si va oltre la sfida infinita RonaldoMessi, si supera anche l’attrazione per l’una o l’altra filosofia calcistica. E’ solo voglia di vedere qualcosa di bello e impossibile, perché eseguito con un mix di velocità e tecnica proibito agli altri. E’ solo voglia di vedere cosa s’inventeranno, questi eterni duellanti, per superarsi di volta in volta. Per portare il Real Madrid oltre l'incubo del tiqui-taca guardioliano c'è voluto Zidane col suo Modric-Casemiro-Kroos, col suo Isco più di Bale, col suo Asensio invece di Morata. Per ridare slancio a un Barça scottato dal ratto di Neymar c'è voluto il pragmatismo di Valverde, che ha chiuso i boccaporti in difesa (7 gol incassati in 17 turni di campionato) e ha indovinato acquisti come Paulinho, su cui molti storcevano il naso. Sorpassi e controsorpassi, sempre, curva dopo curva. Prossima puntata a inizio maggio, salvo incroci nelle coppe. A pranzo o a cena, chissà. Ma che importa, in fondo.