DUE SQUADRE ALLA RICERCA DI SE STESSE
Il gala delle etoile non c’è più. C’è sempre spettacolo alla Scala, ma è tutto rientrato nei ranghi della normalità, di quella routine borghese che ha fatto grande Milano. Non si può dire lo stesso di San Siro, denominato a suo tempo la Scala del calcio e costretto negli ultimi anni a guardarsi troppo spesso allo specchio. Quel che vede riflesso non è molto: pareva grandiosa la rinascita dell’Inter sotto le mani del maestro Spalletti, e adesso dopo alcuni risultati deludenti qualche tifoso malinconico già percepisce il sinistro scricchiolare del gennaio manciniano. Quanto al Milan, che dire? Sprofondo rossonero è un’espressione coniugata in tutti i modi. A differenza dell’Inter, il Milan non ha neppure goduto di un germogliare di speranze, l’unico flash è stato il mercato e su questo è meglio calare un velo pietoso. Dunque, ecco Milan-Inter di Coppa Italia sul finire dell’anno: una partita per allontanare le streghe (il riferimento al Benevento è puramente casuale), una partita che vuol dire tanto per il Milan e abbastanza per l’Inter.
Partiamo da Rino Gattuso, capitano grintoso di una banda un po’ stonata. La Coppa Italia, per quanto difficilissima da conquistare visto che la prossima avversaria della milanese vincente sarà la Lazio, resta l’ultima fermata di un percorso travagliato. Attardato in campionato, ancora dentro una Europa League ricca a questo punto di rivali in palla e piene di energia, il Milan può risollevarsi in Coppa Italia battendo i vicini di casa e sperando poi di procedere con il cuore un po’ più leggero e le gambe vive. Quanto a Spalletti, l’architetto di un’Inter che sembrava ed è ancora da un punto di vista aritmetico candidata allo scudetto ha soltanto bisogno di un risultato significativo per ripartire di slancio. Annichilita dal pareggio dello Juventus Stadium, comunque ottimo per la classifica, l’Inter si è persa: ha toccato il fuoco e come accade nel mito si è scottata. Il vaso di Pandora si è aperto lì, con quel pareggio, quel che poteva essere e non è stato.
Ma è tempo di ripartire, per l’Inter ancora nelle zone alte della Serie A e per il Milan tartassato di queste stagioni sbagliate. Milano non è più terra di stelle eppure è sempre la città italiana con più coppe internazionali in bacheca, una città capace di rinnovarsi sempre: ricordare nel calcio è un esercizio inutile che a volte calma molto i nervi. La città borghese riparta da se stessa, dalle sue bellezze in parte nascoste. A Milano un derby è sempre stato un derby, non la partita che vale tutto: ripeterselo potrà servire a giocarlo meglio, con la testa lucida e i piedi pronti al colpo vincente.