MILAN-INTER CHI RISCATTA?
Gattuso e Spalletti vengono da due sconfitte consecutive in campionato e in questa sfida cercano la svolta per ripartire. Rino: «Come una finale Mondiale». Luciano: «Io ci credo!»
Milanesi deluse dal campionato. Gattuso non può più perdere. Spalletti è in linea con gli obbiettivi e ha un gioco
Milano e le Feste del suo scontento (calcistico). Il Milan annaspa a metà della classifica, l’Inter è ritornata a frequentare vecchi fantasmi. Oggi il derby che vale l’accesso alle semifinali di Coppa Italia, per cui non ci sarà modo di cavarsela col pareggino del mutuo soccorso. Alla fine della serata avremo un vincitore e chi perderà sarà più (s)perduto di prima. PSICOLOGIA Sta peggio il Milan, è chiaro. Il terzo posto in campionato mantiene l’Inter in linea con le ambizioni estive, anche se le ultime due settimane dei nerazzurri sono state terribili: la faticaccia col Pordenone in Coppa Italia, il doppio stop con Udinese e Sassuolo sul più bello, quando sembrava che la squadra potesse interpretare un ruolo nella corsa allo scudetto. Il Milan sta peggio perché alla disastrosa situazione tecnica abbina la nebulosa sul futuro finanziario del club. L’Inter squadra è alle prese con la solita sindrome bipolare, è passata dal tutto al niente in un attimo. Eccitazione e depressione. Pareva che Spalletti avesse corretto il difetto, ma ad Appiano certi comportamenti sono strutturali e difficili da eliminare. Anche Mourinho stentò a indirizzare il gruppo sui binari della continuità. Chi assorbirebbe meglio il colpo dell’eventuale eliminazione? Nessuno, la botta sarebbe tremenda per tutti. Certo, il Milan sprofonderebbe, mentre l’Inter resterebbe imprigionata nel tunnel senza luce in cui si è infilata dopo lo 0-0 con la Juve allo Stadium. Tra annegare e rimanere al buio scorre una discreta differenza.
TATTICA Il Milan ha girovagato intorno a tutto lo scibile tattico per ritornare al 4-3-3 della scorsa stagione. Mai come in questo caso i numeretti non dicono nulla, sono scatole vuote. Nel Milan non si vede niente che assomigli a un gioco forte e riconoscibile. Sembra quasi che i giocatori facciano da sé, sulla base di conoscenze proprie. Gattuso ha recuperato Suso esterno d’attacco a destra, per dargli modo di rientrare sul sinistro, e ha rilanciato Bonaventura doppiogiochista, mezzo esterno e mezzo trequartista. Cose già viste, ma forse è giusto, nei momenti di difficoltà bisogna puntare sulle poche certezze che si hanno. L’Inter è più definita e consolidata, pratica il 4-2-3-1 dall’estate. Il sistema di gioco, inteso come identità, non è un problema, casomai lo è l’interpretazione monotematica, con tutti quei cross, specie da destra. Ci vorrebbe qualcosa di differente, servirebbe imprevedibilità per vie centrali. Oggi Spalletti dovrebbe riproporre Joao Mario trequartista dietro Icardi, l’ennesimo tentativo di rianimazione del portoghese, preso per sparigliare e però troppo ordinario e prevedibile nelle sue apparizioni. Snodi nevralgici del match potrebbero prendere forma sulle fasce, Suso-Nagatomo e Bonaventura-Cancelo.
ALLENATORI Gattuso e Spalletti sono inversamente proporzionali. Il primo è stato un grande mediano campione del mondo ed è oggi un allenatore tutto da decifrare. Il secondo è stato un onesto mediano di Serie C ed è da tempo uno degli allenatori più bravi d’Europa e dunque del mondo. Gattuso ha sovraccaricato la vigilia: «Sarà come un finale del Mondiale», ha detto. Uscita discutibile, perché aggiunge pressione ai rossoneri e toglie valore a una vera finale, quella del 2006, che Gattuso giocò da protagonista. L’aspetto motivazionale è importante, ma non basta. Oltre alle urla a bordo campo e alle frasi roboanti occorrono i contenuti tecnicotattici. Spalletti ha scelto un profilo più basso, consapevole forse di aver esagerato con la comunicazione fino a un paio di settimane fa, quando l’Inter andava forte. Le ultime sconfitte non devono oscurare il lavoro svolto dal tecnico toscano. Spalletti ha preso una squadra in pieno marasma e senza godere di un mercato scintillante l’ha riportata in quota. Si è ingarbugliato nel momento migliore. Aveva trovato la quadra, aveva ricostruito Nagatomo, e proprio lì è intervenuto un mese fa. Via il giapponese, per tentare il recupero di Santon. Operazione fallita, tra Juve e Udinese. Mai violare il sacramento della «squadra che vince non si cambia». Spalletti ha rilanciato con Cancelo, scongelato come terzino destro. Operazione rischiosa, ma affascinante, sul filo dell’equilibrio. Così sarà Milan-Inter di oggi, un derby da equilibristi e senza rete.