La Gazzetta dello Sport

Mancini con il mal di Zenit... Il Diavolo lo tenta

Il tecnico potrebbe accettare una proposta particolar­mente ambiziosa

- Alessandra Gozzini MILANO

Quando a fine novembre Gattuso ha ereditato la panchina rossonera ha raccolto anche una serie di incoraggia­menti. La società ha provveduto a rendergli subito la seduta più stabile. L’a.d. Fassone: «Gattuso non è un tappabuchi e non è solo un allenatore delle giovanili promosso in prima squadra. E’ molto di più». Il d.s. Mirabelli: «Rino saprà trasmetter­e non solo il Dna del Milan ma anche concetti di calcio che a me piacciono tantissimo». Il direttore sportivo si era descritto «convinto» il mese scorso e «convintiss­imo» della scelta solo qualche giorno fa, dopo che l’impatto di Rino sul campionato era stato molto meno entusiasma­nte del primo giorno di lavoro a Milanello. Entrambi i dirigenti non hanno descritto Rino come un traghettat­ore ma hanno comunque ammesso la necessità di «tirare le somme a fine stagione»: visto che il mare rossonero resta agitato è normale guardare se altrove esiste la possibilit­à di un porto sicuro.

IPOTESI MANCINI Sulla squadra è già stata investita una somma ingentissi­ma di denaro e certo non verrà rivoluzion­ata. Più semplice, come già successo, identifica­re un nuovo eventuale timoniere. Rino avrebbe tempo per formarsi a pieno e intanto il Milan verrebbe affidato a un allenatore più esperto e di fama: Roberto Mancini, ora tecnico dello Zenit, risponde a questi e altri requisiti. Di certo ha una storia più lunga di quella di Gattuso, fatta anche di successi in Italia e all’estero: Inghilterr­a, Turchia. Mancini ha un nome spendibili­ssimo anche più lontano, magari in Cina, dove la proprietà del Milan è interessat­a anche all’aspetto commercial­e e di sviluppo del brand: Mancio vanta di certo un buon appeal. Tra le cose che giocano a suo favore anche un rapporto consolidat­o con Fassone e Mirabelli ai tempi dell’Inter. Il passato nerazzurro può invece non essere visto come un punto a favore ma nemmeno contro: Roberto ha vinto dall’altra parte della città, ma nessuno si scandalizz­erebbe in caso di trasloco rossonero. Che, almeno per le norme, sarebbe possibile anche a stagione in corso. Quello che invece costituisc­e uno – o più – ostacoli è altrove. Mancini ha uno stipendio ricchissim­o, di circa otto milioni all’anno. Per la Gazprom, padrona dello Zenit, non è un problema: il Milan dovrebbe invece porsi la questione. Un altro può arrivare dalla concorrenz­a soprattutt­o se a chiamare – con un progetto solido – fosse la Nazionale.

VIA VAI In Russia Mancini è sbarcato a inizio stagione con propositi di conquista: in campionato il dominio c’è stato ma fino a un certo punto tanto che lo Zenit è arretrato fino ad assestarsi a otto punti dalla capolista Lokomotiv Mosca. A dodici giornate dalla fine ribaltare il fronte sembra difficile. Meglio in Europa League dove agli ottavi la squadra troverà il Celtic. La Prem’er Liga riprenderà a marzo e allenament­i a parte, il tecnico avrà tempo per valutare: oggi Mancio non è certo descritto felice dell’esperienza nonostante un raggio d’azione ampio, dal campo al mercato. La panchina rossonera potrebbe alleggerir­si dello stipendio di Montella: l’ex allenatore ha già richieste importanti ed è stato sondato (come Mazzarri) dal Siviglia, quinto in Liga.

in Il club ha fiducia Gattuso, ma ha ammesso di dover tirare le somme a fine stagione

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Dalla Russia Roberto Mancini, 53 anni, tecnico dello Zenit
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GETTY PASSATO E FUTURO? Marco Fassone e Roberto Mancini durante la presentazi­one interista il 15 novembre 2014 : il tecnico di Jesi sostituiva Walter Mazzarri. A sinistra Mancini con lo Zenit a Kazan

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