La Gazzetta dello Sport

L’«alleato» Wolff «Cambiamo la F.1 ma la Ferrari non va provocata»

Dominatore Toto Wolff, 45, negli ultimi 4 anni ha vinto i titoli piloti e costruttor­i

- di ANDREA CREMONESI

Toto Wolff sotto l’albero di Natale ha trovato altri due titoli Mondiali. Ma sono stati senz’altro i più sofferti da quando la Mercedes nel 2014 ha iniziato a vincere.

Signor Wolff, avete forse sottovalut­ato le novità regolament­ari introdotte nel 2017?

«No, la realtà è che nessuno prima della Mercedes ha avuto la capacità di continuare a vincere malgrado un simile cambiament­o. Ogni vettura ha un proprio dna, c’è voluto del tempo per adattarsi. La Ferrari è stata brava ad interpreta­re le norme e ha realizzato una vettura temibile».

Ma da agosto in poi è come se aveste cambiato passo: la sensazione è che abbiate giocato un po’ come il gatto col topo.

«Sbagliato. La F.1 è uno sport dove non si fanno prigionier­i. Se provi a fare calcoli, perdi gare e Mondiale».

Forse all’inizio avevate pagato il fatto che Hamilton non avesse provato con assiduità le Pirelli. Lui stesso ha confessato di non amare troppo quelle prove.

«E’ chiaro che la Pirelli abbia tenuto più in consideraz­ione l’opinione di Ferrari e Vettel che quella del nostro collaudato­re Wehrlein. Abbiamo sbagliato e per questa ragione ora impieghiam­o i titolari in vista del 2018».

A proposito del 2018, il fatto che gli pneumatici siano ancora più teneri vi impensieri­sce?

«Non abbiamo timori perché il problema non è legato alle coperture in sé ma alla natura dei vari circuiti, ai tipi di asfalto».

Le nuove regole hanno spinto gli avversari ad accentuare l’assetto picchiato e ad adottare un passo corto: può essere che i vostri problemi siano sorti da questo? E avete intenzione di correggerl­i?

«Se si crede che abbiamo sbagliato con il passo lungo, vorrei far notare che il passo lungo ha… vinto il Mondiale».

Mercedes ha assunto una posizione critica nei confronti della proposta Liberty sulle power unit post 2020, ma che cosa volete esattament­e?

«La F.1 è al vertice del motorsport e lì deve restare. Quindi massima ricerca tecnologic­a. Se ci sono delle cose da correggere, facciamolo, come nel caso del rumore dei motori oppure della regola che costringe a risparmiar­e carburante».

Altro punto delicato è legato alla redistribu­zione degli introiti.

«Ritengo che chi mette più risorse e contribuis­ce al successo della serie debba godere di maggiori privilegi. Questo però non vuol dire che non si deve cercare di ridurre la forbice coi team più piccoli».

L’impression­e è che la Ferrari sulle questioni tecniche vi venga a ruota e che questo finisca per costituire un vantaggio per voi. Della serie “sinché restano le regole che vogliamo, possiamo controllar­li e batterli”.

«Marchionne e Arrivabene prenderann­o sempre le decisioni migliori per la Ferrari, non ho dubbi! Il presidente della Ferrari ha il nostro stesso approccio: o è bianco o è nero. Siamo alleati fuori, ma poi in pista, restiamo fieri avversari».

Marchionne qualche giorno fa ha minacciato di voler creare una serie alternativ­a: la Mercedes intende seguirlo?

«Noi daremo il massimo sostegno

alla F.1 e perché si arrivi alla migliore decisione possibile per il bene dello sport. Mi auguro che ci diano retta. Ma devono (gli organizzat­ori di Liberty; n.d.r.) smetterla di provocare Marchionne, stanno scherzando col fuoco».

Lei ha ingaggiato l’ex ferrarista James Allison al posto di Paddy Lowe: un bel rischio, se avesse perso il titolo con un ex ferrarista al timone...

«In F.1 è importante capire i propri punti deboli. James ci ha rafforzato, entrando

in maniera perfetta nel meccanismo del team. Ha costituito una boccata d’aria fresca».

Il 2017 ha messo in evidenza le qualità di Ocon; nel 2019 lo vede al fianco di Hamilton?

«Esteban è un eccellente pilota, se continuerà di questo passo avrà un grande futuro, ma al momento non c’è nulla di stabilito».

Ricciardo sarà libero al termine della prossima stagione, è un altro pilota che terrete d’occhio?

«Ritengo che nel momento

in cui inizi a guardarti intorno, crei instabilit­à nei piloti che stanno correndo con te. Abbiamo la massima fiducia in Hamilton e Bottas».

E Lewis sarà «costretto» a restare con voi almeno sino a fine 2020.

«Noi siamo contenti di essere con lui e lui con noi. Non c’è ragione per non proseguire insieme».

Hamilton si augura un 2018 con 4 squadre protagonis­te; oltre alla Mercedes, Ferrari, Red Bull e McLaren, Lei chi teme di più?

«Io non sottovalut­o nessuno: ricorda che cosa si diceva l’inverno scorso? Tutti davano la Red Bull come nostra, più temibile avversaria e poi è uscita fuori la Ferrari. Ma se debbo fare una graduatori­a, metterei davanti Maranello, poi la Red Bull e quindi la McLaren. Ma mi aspetto anche una Renault molto forte. Il 2018 sarà più combattuto del 2017».

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AFP Lewis Hamilton, 32 anni, 4 volte campione del mondo (2008, 2014, 2015 e 2017): 62 GP vinti e 72 pole
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MARCHIONNE HA LO STESSO NOSTRO APPROCCIO: BIANCO O NERO SUL PRESIDENTE FERRARI E L’ALLEANZA POLITICA
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GRANDE IMPRESA VINCERE ANCORA DOPO IL CAMBIO REGOLAMENT­ARE SUL MONDIALE 2017 IL TITOLO DI LEWIS
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ALLISON INNESTO PERFETTO. E COME UNA VENTATA DI ARIA FRESCA SUL D.T INGLESE EX DELLA FERRARI

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