L’«alleato» Wolff «Cambiamo la F.1 ma la Ferrari non va provocata»
Dominatore Toto Wolff, 45, negli ultimi 4 anni ha vinto i titoli piloti e costruttori
Toto Wolff sotto l’albero di Natale ha trovato altri due titoli Mondiali. Ma sono stati senz’altro i più sofferti da quando la Mercedes nel 2014 ha iniziato a vincere.
Signor Wolff, avete forse sottovalutato le novità regolamentari introdotte nel 2017?
«No, la realtà è che nessuno prima della Mercedes ha avuto la capacità di continuare a vincere malgrado un simile cambiamento. Ogni vettura ha un proprio dna, c’è voluto del tempo per adattarsi. La Ferrari è stata brava ad interpretare le norme e ha realizzato una vettura temibile».
Ma da agosto in poi è come se aveste cambiato passo: la sensazione è che abbiate giocato un po’ come il gatto col topo.
«Sbagliato. La F.1 è uno sport dove non si fanno prigionieri. Se provi a fare calcoli, perdi gare e Mondiale».
Forse all’inizio avevate pagato il fatto che Hamilton non avesse provato con assiduità le Pirelli. Lui stesso ha confessato di non amare troppo quelle prove.
«E’ chiaro che la Pirelli abbia tenuto più in considerazione l’opinione di Ferrari e Vettel che quella del nostro collaudatore Wehrlein. Abbiamo sbagliato e per questa ragione ora impieghiamo i titolari in vista del 2018».
A proposito del 2018, il fatto che gli pneumatici siano ancora più teneri vi impensierisce?
«Non abbiamo timori perché il problema non è legato alle coperture in sé ma alla natura dei vari circuiti, ai tipi di asfalto».
Le nuove regole hanno spinto gli avversari ad accentuare l’assetto picchiato e ad adottare un passo corto: può essere che i vostri problemi siano sorti da questo? E avete intenzione di correggerli?
«Se si crede che abbiamo sbagliato con il passo lungo, vorrei far notare che il passo lungo ha… vinto il Mondiale».
Mercedes ha assunto una posizione critica nei confronti della proposta Liberty sulle power unit post 2020, ma che cosa volete esattamente?
«La F.1 è al vertice del motorsport e lì deve restare. Quindi massima ricerca tecnologica. Se ci sono delle cose da correggere, facciamolo, come nel caso del rumore dei motori oppure della regola che costringe a risparmiare carburante».
Altro punto delicato è legato alla redistribuzione degli introiti.
«Ritengo che chi mette più risorse e contribuisce al successo della serie debba godere di maggiori privilegi. Questo però non vuol dire che non si deve cercare di ridurre la forbice coi team più piccoli».
L’impressione è che la Ferrari sulle questioni tecniche vi venga a ruota e che questo finisca per costituire un vantaggio per voi. Della serie “sinché restano le regole che vogliamo, possiamo controllarli e batterli”.
«Marchionne e Arrivabene prenderanno sempre le decisioni migliori per la Ferrari, non ho dubbi! Il presidente della Ferrari ha il nostro stesso approccio: o è bianco o è nero. Siamo alleati fuori, ma poi in pista, restiamo fieri avversari».
Marchionne qualche giorno fa ha minacciato di voler creare una serie alternativa: la Mercedes intende seguirlo?
«Noi daremo il massimo sostegno
alla F.1 e perché si arrivi alla migliore decisione possibile per il bene dello sport. Mi auguro che ci diano retta. Ma devono (gli organizzatori di Liberty; n.d.r.) smetterla di provocare Marchionne, stanno scherzando col fuoco».
Lei ha ingaggiato l’ex ferrarista James Allison al posto di Paddy Lowe: un bel rischio, se avesse perso il titolo con un ex ferrarista al timone...
«In F.1 è importante capire i propri punti deboli. James ci ha rafforzato, entrando
in maniera perfetta nel meccanismo del team. Ha costituito una boccata d’aria fresca».
Il 2017 ha messo in evidenza le qualità di Ocon; nel 2019 lo vede al fianco di Hamilton?
«Esteban è un eccellente pilota, se continuerà di questo passo avrà un grande futuro, ma al momento non c’è nulla di stabilito».
Ricciardo sarà libero al termine della prossima stagione, è un altro pilota che terrete d’occhio?
«Ritengo che nel momento
in cui inizi a guardarti intorno, crei instabilità nei piloti che stanno correndo con te. Abbiamo la massima fiducia in Hamilton e Bottas».
E Lewis sarà «costretto» a restare con voi almeno sino a fine 2020.
«Noi siamo contenti di essere con lui e lui con noi. Non c’è ragione per non proseguire insieme».
Hamilton si augura un 2018 con 4 squadre protagoniste; oltre alla Mercedes, Ferrari, Red Bull e McLaren, Lei chi teme di più?
«Io non sottovaluto nessuno: ricorda che cosa si diceva l’inverno scorso? Tutti davano la Red Bull come nostra, più temibile avversaria e poi è uscita fuori la Ferrari. Ma se debbo fare una graduatoria, metterei davanti Maranello, poi la Red Bull e quindi la McLaren. Ma mi aspetto anche una Renault molto forte. Il 2018 sarà più combattuto del 2017».