La Gazzetta dello Sport

Collezioni­sta e restaurato­re Amos mira alto alla Dakar 2018

Nipote del «signor Usag» al via col prototipo francese ex Sainz: «Vorrei lottare con Mini e Toyota»

- Maria Guidotti

E’un imprendito­re di successo con la passione per le corse. Riservato sulla vita privata, che lo vede sposato con Margherita Missoni, nipote di Ottavio e Rosita, fondatori della celebre maison, Eugenio Amos, 32 anni, è un vulcano di idee e progetti. L’ultimo, AA, Automobili Amos, si occupa del restauro non conservati­vo della mitica Lancia Delta Integrale Evoluzione. Collezioni­sta d’auto, pilota di GT, nel 2016 si è convertito al fuoristrad­a, debuttando alla Dakar. A gennaio sarà ancora al via col prototipo due ruote motrici impiegato da Carlos Sainz nel 2014.

Com’è nata la passione per i motori?

«L’ho ereditata da mio papà che ha corso la Dakar e il Rally dei Faraoni. Ho iniziato con i kart cross a 9 anni».

Che cosa ricorda dell’azienda di famiglia?

«Di Usag non ho molti ricordi perché venne venduta da mio nonno nel 1991, quando ero un bambino. Il suo ufficio era enorme ed incuteva timore perché all’ingresso c’era una pelle di leone con la bocca aperta. Da mio nonno Giulio ho ereditato il fatto di essere molto esigente con me stesso e con chi lavora con me».

Da pilota Gran Turismo al fuoristrad­a.

«Ho vinto il Supertrofe­o Lamborghin­i nel 2010 e ottenuti buoni piazzament­i nell’Europeo Endurance. Ho debuttato alla Dakar 2016 con un Polaris. Quest’anno torno con un prototipo costruito dai francesi della Two Wheel Drive paragonabi­le alle auto della categoria T1, Cross Country modificate. É una macchina veloce, compatta e stabile. Venendo dalla pista, mi trovo bene sul “guidato veloce”, mentre devo migliorare nel misto».

Quali sono le sue aspettativ­e?

«Lottare con Mini e Toyota, ma anche Peugeot. Ci siamo già incrociati al Silk Way, dove ho vinto una tappa, e al Rally del Marocco dove ho chiuso 4o. A navigarmi è Sebastien Delaunay, di cui mi fido ciecamente. Due settimane di gara mettono a dura prova testa e fisico. Bisognerà stare fuori dai guai i primi giorni».

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Eugenio Amos (a destra) e Sebastien Delaunay

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