Da «parassita» a eroe L’incredibile serata dell’altro Donnarumma
1Contestato insieme a Gigio ecco la rivincita del fratellone più invidiato dagli italiani, in campo per Storari infortunato
Porte che si aprono e si chiudono, a San Siro, come in certe commedie di una volta, con il marito che entra da una parte, l’amante che si rifugia nell’armadio, l’amica che sbuca all’improvviso, la moglie che gira a vuoto e il deus ex machina che arriva e mette tutti d’accordo. Gialli e gialletti, equivoci e colpi di scena, Padelli annunciato titolare nell’Inter che si accomoda in panchina al posto del numero uno Handanovic, il numero due Storari inserito nelle formazioni ufficiali del Milan che si fa male a un polpaccio e lascia il posto al numero tre Donnarumma Antonio, uno che per forza deve seguire il consiglio del predecessore Christian Abbiati e tapparsi le orecchie e magari anche gli occhi, visto che nella partita della grande contestazione a Gigio gli hanno riservato un simpatico striscione, nel quale veniva definito «parassita». E su tutto l’ombra del grande fratello, Donnarumma Gigio appunto, numero uno del Milan e forse anche del mercato dei portieri che verrà, oggetto di conversazione nei peggiori e nei migliori bar sport da tempo immemorabile per il suo ingaggio mostruoso da diciottenne non diplomato. Dato per inabile per questo derby di Coppa Italia, Gigio viene arruolato per la panchina all’ultimo momento, perché altro non c’è a parte il portiere di riserva della Primavera Matteo Soncin, classe 2001, e va bene che va di moda essere precoci ma non è che a esser precoci possa andarti sempre bene. Gigio spunta in campo zoppicante e preoccupato: la sua giornata finisce nel freddo di San Siro dopo essere passata per un andirivieni fra Milanello e clinica, provino, risonanza magnetica, ritorno al campo per salutare il signor Li in visita alla squadra, quindi definitiva cancellazione dalla lista dei convocati per il derby. Mette anche un post su Instagram «Brucia da morire non esserci, forza ragazzi», e allora vuoi che non vada a sostenere da vicino il fratello mal sopportato, diciamo così, dal pubblico. MANONE Non sono sempre storie così agre, quelle dei fratelli al Milan. Kakà arrivò con Digao che raccolse la sua parte di scetticismo e ironia, non l’astio feroce che ha avvolto i Donnarumma Brothers dopo l’affaire delle lamentele per mobbing, i tira e molla estivi, le rivelazioni e le smentite. Ed è sempre Gigio, anche nell’assenza, il protagonista. Antonio non aveva mai giocato una partita ufficiale del Milan e gli è toccato nella sera più difficile, a pochi giorni dalle grandi polemiche. Colpito da Perisic dopo 23 minuti, sembra destinato ad affondare subito, con quell’autogol e il peso del milione di ingaggio sulle spalle. Ma aiutati che il Var ti aiuta: il gol viene annullato dall’arbitro Guida, la vita continua, il primo tempo finisce con la pacca sulle spalle di Bonucci. Quando comincia il secondo tempo nella tana del lupo, cioè sotto la curva milanista, Donnarumma Antonio ha già ripreso coraggio: gli sbuca davanti Icardi e ha tempo di rifugiarsi in fallo laterale, Joao Mario decide di tirare in mezzo alla porta e lui con le manone protese riesce a sventare il pericolo. Fa il suo, forse perché ha seguito il suggerimento alla squadra di Abbiati: «Se vi criticano, tappatevi le orecchie e tirate avanti». Insomma, quando si dice: ha mandato suo fratello. Gigio lo ha mandato davvero, eppure resta sotto i riflettori anche se è in panchina a fare numero, visto che il problema all’adduttore potrebbe costringerlo a saltare anche la trasferta di Firenze. Non un malanno diplomatico, ma un grosso guaio per il Milan che adesso ha perso anche Storari. Questa però è la quotidianità, la routine. Il resto è l’affaire Donnarumma, che Abbiati derubrica così: «Gigio ha un carattere forte, riesce ad estraniarsi dalle voci e dalle polemiche intorno a lui, purtroppo non c’è per infortunio fisico però ama il Milan e i tifosi del Milan. Spero che rimanga a lungo, lui voleva giocare ma ha un piccolo problema all’adduttore e speriamo di recuperarlo per Firenze». Intanto ha mandato suo fratello ed è finita in gloria, con Bonucci a cavalluccio e tutti gli altri intorno a sommergerlo di abbracci.