La Gazzetta dello Sport

Liberia: Weah verso la vittoria alle elezioni per la presidenza

Attesa dei risultati ufficiali, la radio nazionale lo dà avanti 70-30: sarebbe il primo sportivo capo di stato

- Andrea Schianchi

La radio nazionale lo dà avanti 70-30. Sarebbe il primo sportivo capo di stato

Apensarci adesso ciò che accadde il pomeriggio dell’8 settembre 1996 sul prato di San Siro era un presagio. George Weah parte dalla sua area di rigore e comincia una folle corsa verso l’accampamen­to nemico. Supera avversari su avversari, sempre a testa alta, sempre elegante. Il popolo urla, impazzito e stranito, e lo spinge all’impresa. E lui, alla soglie della gloria, con un tocco dolce, indirizza il pallone nella rete. E’ un gol fantastico, unico, meraviglio­so. Gli aggettivi si sprecano, persino gli avversari del Verona guardano Weah e vorrebbero applaudirl­o perché una cosa simile non l’hanno mai vista, e i compagni del Milan lo accompagna­no in un’esultanza che è manifestaz­ione di gioia e di orgoglio. E’ in quell’istante che il grande George, oltre a imprimere la sua firma sul presente, ipoteca il futuro: capisce che non ci sono limiti ai sogni. E ora che, primo sportivo profession­ista nella storia, sta per diventare presidente di uno Stato, la sua Liberia, quella folle corsa verso l’area del Verona gli sarà tornata in mente. Ventuno anni fa trasformò in epica una normale azione di calcio, oggi Weah progetta di portare la sua gente fuori dalla povertà, dall’analfabeti­smo, dalla miseria,

i gol segnati da George Weah con la maglia del Milan fra il 1995 e il 1999, tutti su azione. In carriera gliene vengono accreditat­i oltre 250 sogna di regalare ordine e tranquilli­tà a chi da troppo tempo, da sempre, si nutre di angoscia e di violenza.

MISERIA Weah, secondo la radio di stato, è in netto vantaggio (70 a 30) sul candidato Joseph Boakai, già vicepresid­ente. Il popolo liberiano vede in George la possibilit­à di un riscatto: finalmente va al potere un uomo che appartiene a una classe politica mai contaminat­a dalla corruzione e dalle brutture dell’ultimo decennio. Il 60 per cento dei liberiani ha meno di trent’anni, il voto a favore di Weah è dunque l’espression­e di un desiderio di rinnovamen­to. Dopo 70 anni di guerre civili, di battaglie terribili che hanno insanguina­to questa parte dell’Africa occidental­e, per la prima volta si sono tenute

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EPA George Tawlon Manneh Oppong Ousman Weah, 51 anni, al seggio elettorale di Monrovia
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