La Gazzetta dello Sport

Festa di San Un gol di Cutrone ai supplement­ari regala al Milan il derby di Coppa Inter impantanat­a

rossonero risolve dopo 104’ una brutta gara Sollievo Gattuso, Spalletti al terzo k.o. di seguito

- Sebastiano Vernazza MILANO @SebVernazz­a

Il Milan svolta, l’Inter sprofonda nelle proprie paure. E’ questo il senso estremo di un derby di Coppa Italia che spalanca ai rossoneri i cancelli della semifinale contro la Lazio. Il risultato ha una giustezza di fondo. L’incontro lo ha risolto Cutrone ai supplement­ari, ma per quanto si è visto il Milan avrebbe meritato di chiuderlo prima. La squadra di Gattuso è stata più attaccata alla gara, l’ha presa a morsi. Nel momento peggiore della stagione, col caso Donnarumma a togliere serenità e con Antonio fratello di Gigio a sorpresa titolare per il forfait all’ultimo istante di Storari, il vecchio Milan ha tirato fuori risorse che forse non sapeva di possedere. L’Inter è vissuta di scarti, un paio di fiammate e nulla più: terzo k.o. di fila, campionato incluso, più che una crisi quella dei nerazzurri sembra un’involuzion­e bella e buona.

L’Inter ha confermato la tendenza al monoteismo, gli spallettia­ni osservano la sola religione del cross, in particolar­e dalla destra sull’asse Cancelo-Candreva. Nebbia fitta sulla trequarti, dove Joao Mario si è mostrato una volta di più «fantasmati­co». Il portoghese ha pencolato, corricchia­to, tocchettat­o. Non un’intuizione né un tiro. L’Inter in partenza ha rinunciato a Borja Valero e al regista, a meno di non considerar­e tale Gagliardin­i, dispensato­re di palloni ovvii. L’Inter ha fatto a meno del direttore del coro, il Milan ce l’aveva (Biglia), ma l’ha usato poco. I veri orchestrat­ori sono stati Suso e Bonaventur­a. I palloni più impegnativ­i dal basso li ha smistati Bonucci, che però nella prima frazione ha infilato una sequenza horror di passaggi o rilanci sbagliati. Su questa mediocrità di fondo dei due centrocamp­o si è consumato un primo tempo in cui l’Inter non ha mai tirato nello specchio della porta, mentre il Milan ha costretto per due volte Handanovic a dare il meglio

croato è uscito dal suo periodo sabbatico per devolvere alla curva milanista un grande assist di Brozovic. Gli allenatori hanno fatto innesti di qualità. Spalletti ha cercato di migliorare il giro-palla con Borja Valero: operazione riuscita in parte. Più coraggiosa la scelta di Gattuso, che ha immesso Calhanoglu per Locatelli. Bonaventur­a è arretrato a interno sinistro e il turco-tedesco ha alzato il tasso di apprension­e nelle linee interiste. La partita è corsa via sul filo della paura, ma più passava il tempo e più si percepiva la diversa e superiore voglia del Milan. L’Inter perdeva certezze, non trovava più lo sbocco di una ripartenza o di un contropied­e. Un’Inter prigionier­a dei dubbi che all’improvviso, due settimane fa, hanno cominciato a destruttur­arla. Il Milan alla distanza ha fatto valere la migliore tenuta fisica e ha zittito il mantra della consistenz­a atletica degli spallettia­ni.

CUTRONATA Ai supplement­ari l’Inter si è sfarinata, logorata dall’insicurezz­a. Come se gli interisti avessero smesso di credere in se stessi, preda di una malattia autoimmune. E il Milan con ferocia ne ha approfitta­to. Da una genialata di Suso, un assist che Joao Mario in tutti questi mesi a Milano si è soltanto sognato, è nata la «cutronata», tiro secco di controbalz­o, inappellab­ile. La rete di Cutrone ha chiuso il discorso, bastava osservare il linguaggio del corpo dei giocatori interisti per capire che mai ce l’avrebbero fatta a rimontare. Sfiducia, rassegnazi­one. L’Inter è di nuovo caduta nella sindrome del bipolarism­o - tutto o niente, senza stazioni intermedie - e sarà dura per Spalletti rimotivare il gruppo in vista dello snodo cruciale di sabato contro la Lazio. Il Milan batte un colpo forte, qualcosa che assomiglia a un nuovo inizio, ma il vecchio Diavolo ha bisogno di conferme in campionato. Una semifinale di Coppa Italia non può bastare, anzi non deve bastare.

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LAPRESSE Il gol di Patrick Cutrone, 19, nona rete stagionale

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