Aru, ma il tricolore dov’è? «Tranquilli, lo cambio presto»
Maglia del sardo con Uae-Emirates fa subito discutere. Però non è la versione definitiva
Appena svelata, ha fatto subito discutere. E’ la nuova maglia da campione d’Italia di Fabio Aru, mostrata ieri nel rispetto dei regolamenti Uci: il 27enne sardo ha cominciato ufficialmente la nuova avventura triennale con la Uae Emirates dopo le cinque stagioni (e mezza) all’Astana. Ma rispetto alla bella casacca indossata dall’ultimo Tour in poi, dopo la vittoria di Ivrea, la differenza è sostanziale: il tricolore è molto meno visibile e la cosa è stata parecchio segnalata, con disappunto, sul web. «E’ solo una versione provvisoria — spiega Aru —. I tifosi possono stare tranquilli, i colori della bandiera italiana saranno in evidenza».
TEMPO L’impressione è stata quella di tornare indietro di qualche anno. Già nel 2009, quando il titolo italiano lo vinse Pozzato, la Katusha fu richiamata ufficialmente dalla Federciclo a «rispettare l’integrità del Tricolore». Ma il pensiero più che altro è andato alla versione mostrata da Vincenzo Nibali, fresco di vittoria in Trentino con l’Astana, alla presentazione delle squadre a Leeds del Tour 2014, quello che poi dominò: il tricolore «galleggiava» sul petto e non girava neanche sui fianchi, per non andare a confondersi con la scritta Astana. Una versione che poi il team kazako cambiò (come si può notare dalle foto a fianco), mentre lo scorso anno nel caso di Aru fu salutata con piacere la scelta di un tricolore molto classico e perfettamente visibile. Una maglia-bandiera. Nella tradizionale carrellata delle nuove casacche di inizio anno, possono sorridere gli spagnoli: il campione nazionale Jesus Herrada ha lasciato la Movistar (altro team che con le scelte grafiche aveva spesso scontentato i «puristi») per la Cofidis che gli ha preparato una versione classica.
REAZIONI Restando in casa Uae Emirates, è ben più «tradizionale» la maglia di campione europeo preparata per un altro neoacquisto di spicco come il norvegese Alexander Kristoff. Il general manager Giuseppe Saronni ha confermato comunque alla Gazzetta come quella mostrata da Aru sia una versione provvisoria: «I principi di base non cambieranno, ma il tricolore nella realizzazione definitiva sarà più ampio, più visibile, e girerà lungo tutto il corpo. Poi apparirà anche sul bordino della mezza manica e nella parte finale del calzoncino. Ci siamo basati su quella di Nibali all’Astana, nel rispetto delle linee guida della Federazione in tal senso. Il mondo del ciclismo ora è questo, capisco i tifosi e gli appassionati, ma sono tante le esigenze che devono essere accontentate. Non dico che bisogna per forza accettarlo, ma spero si possa comprendere». «Bisogna negoziare tra vari interessi — spiega il presidente federale Renato Di Rocco —. La prima scelta, è chiaro, resta il tricolore intero. Quello ‘piccolo’ sul petto è nato con Visconti alla Movistar. Ma la versione definitiva della Uae può essere un buon compromesso. I colori sono visibili, indipendenti, non si confondono con marchi. E poi il tricolore è un valore che gli atleti si portano dentro, a prescindere da quella che può essere la visibilità esterna». Non c’è dubbio che per Fabio Aru sia così: ieri ha inaugurato l’anno pedalando per 50 chilometri attorno alla sua Villacidro con papà Alessandro. «La maglia ‘vera’ sarà presentata più avanti, in un appuntamento ufficiale. E’ elegante e bella, ve lo garantisco».