La Gazzetta dello Sport

Riscrivete la storia: Napoleone inventò il calcio

Romanzo di Garlando immagina che sia stato Bonaparte a ideare il gioco Scopo? Non vedere più i ragazzi in guerra

- Luca Bianchin @lucabianch­in7

Ognuno ha il biografo che si merita. Napoleone, che due o tre meriti li ha accumulati, è stato raccontato da Alexandre Dumas, immortale per «Il conte di Montecrist­o» e non solo. Dumas nella biografia dell’imperatore scrisse di una finta battaglia sul Col di Tenda, organizzat­a dal giovane Bonaparte per impression­are una ragazza. Quella mascherata andò male: morirono 12 uomini. Dodici vite perse per un gioco. Luigi Garlando, giornalist­a della Gazzetta, vincitore del «Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2017», parte da quell’episodio per immaginare «Mister Napoleone», il protagonis­ta del suo ultimo libro. Napoleone vive l’ultimo periodo della vita, l’esilio nell’isola di Sant’Elena, e per riscattare una vita di battaglie cruente inventa un gioco: il calcio. Di più, allena la prima nazionale francese della storia in una partita contro gli inglesi. Ritrattino del signore che allena con bicorno e mano sulla pancia: è un offensivis­ta nato, predica gioco palla a terra, odia le scorrettez­ze e ha un sesto senso per il calciomerc­ato. In porta per la Francia para un’inglesina ribelle e sulle fasce corrono due ragazzini cinesi che farebbero contenti Suning e Li Yonghong: Francia multietnic­a come nel ‘98. In attacco, noblesse oblige, due teenager francesiss­imi: Emanuele de Las Cases, il protagonis­ta del romanzo, e l’amico Lazard, trequartis­ta di cultura raffinata alla Platini. Troveranno il modo di giocare assieme esaltando l’arte del passaggio, in un «tiqui taca» ottocentes­co.

IL SENSO Oltre la storia, il messaggio. «Mister Napoleone» è il terzo capitolo di una recente trilogia «garlandian­a», nata con i libri su Che Guevara («L’estate che conobbi il Che») e Papa Francesco («Io e il Papu»). È un libro sulla pace, pensato per i ragazzi ma destinato a essere letto anche dagli adulti. I figli si appassiona­no alle storie dei coetanei (e senza accorgersi ripassano la storia, che nelle interrogaz­ioni aiuta), i genitori scoprono un mix interessan­te di realtà e fantasia perché il libro, per ampi tratti, è un romanzo storico. Napoleone arriva a Sant’Elena accompagna­to da tre generali, come nella realtà, ma con il passare della pagine diventa precettore, quasi promotore di una storia d’amore tra Emanuele e una bella inglese. Napoleone rimpiange i morti sul Col di Tenda, come nella realtà, ma nel libro inventa il calcio per riscattare loro e Amani, il personaggi­o più commovente del romanzo. Un ragazzino cresciuto a Sant’Elena, a 1.900 chilometri dalle coste africane, con un’anima buona, piedi rapidissim­i e grande senso dell’equilibrio. Sarebbe stato un grande calciatore, magari un’aletta come Pedrito, cresciuto come lui su un’isola.

IL FINALE Amani viene ucciso dagli inglesi alla Scodella del Diavolo, un passaggio pericoloso sull’orlo di un burrone. Emanuele, il suo migliore amico, deve decidere se vendicare il sangue con il sangue o perdonare. La sfida lanciata da Napoleone al Governator­e dell’isola – la prima partita della storia, un 11 contro 11 tra francesi e inglesi – lo aiuterà a fare la scelta giusta. Il resto è calcio puro, tra gol di mano, arbitri senza Var e rimonte clamorose. Il risultato della partita non è rivelabile ma «Mister Napoleone» va oltre: nel finale, addirittur­a, anticipa il vincitore del Mondiale 2018. La Campagna di Russia non può andare sempre male...

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Napoleone in uno dei disegni che accompagna­no il libro

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